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TGP incontra LE ORE: Ci metti il resto è una dichiarazione d’amore al mondo. Leggi l’intervista

“Se questa vita è una canzone io ci metto il testo, ma non t’accorgi che invece tu ci metti tutto il resto”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Delicato e disarmante.

Questo -e molto altro- rappresenta al meglio l’ultimo singolo de LE ORE, intitolato Ci Metti il Resto, fuori a partire dal 23 agosto e distribuito da Artist First.

Il duo composto da Francesco e Matteo aveva pubblicato lo scorso settembre il primo singolo, La Tenerezza, subito inserito nella Viral 50 di Spotify. Un vero immediato successo.
Susseguono Guardi Avanti e La Mia Felpa È Come Me, quest’ultimo brano in gara a Sanremo Giovani, in rappresentanza della scena indiepop italiana. Per ognuno dei brani Francesco e Matteo hanno prodotto, diretto e montato i relativi videoclip e all’inizio dell’anno YouTube Italia li ha inseriti tra i 10 Artists To Watch 2019.

 

 

Ad oggi si apre ufficialmente un nuovo capitolo artistico e personale per LE ORE, che ha inizio con una “dichiarazione d’intenti”, un vero e proprio manifesto, un contenuto latente che sentiva ad oggi la totale necessità d’essere palesato e compreso.

Ci Metti il Resto, brano scritto e prodotto in collaborazione con il binomio Federico Nardelli/Giordano Colombo (Gazzelle, Fulminacci, Ligabue etc), non è una canzone d’amore. Mi spiego meglio, non è una canzone d’amore propriamente detta, non segue i parametri e i canoni dell’1:1, piuttosto diviene un dolcissimo grido graffiato rivolto alle piccole cose quotidiane, ad ogni tassello di un puzzle che non potrebbe mai essere completo senza la cornice, senza “il resto”, appunto. Cosi sgorgano, su quelle note malinconiche, parole non esclusivamente ben scritte, ma fortemente sentite. Una carezza acuminata spazza via l’incertezza che nella vita si possa navigare in solitudine bastandosi. Bastarsi è, a detta de LE ORE, impossibile, ed è altrettanto impossibile non porsi domande, non lasciare che il silenzio faccia da maestro, non tacere quando si ha bisogno di risposte. Il non detto regna sovrano in tutto il brano rendendolo mai banale e particolarmente coinvolgente ed emotivo.

 

 

Noi di TGP abbiamo incontrato il duo per porgli qualche domanda sulla nuova musica in arrivo e sul singolo. Eccone il risultato:

 

Ci Metti il Resto è il vostro nuovo singolo. Il brano cita “io ci metto il testo”, quindi sporge spontanea la domanda: è nata prima la parte strumentale del brano o son venute fuori prima le parole? 

Hai citato esattamente la frase da cui è partito tutto il brano, tutto è partito da “se questa vita è una canzone io ci metto il testo, ma non t’accorgi che invece tu ci metti tutto il resto”, da lì ho capito (Francesco) che al di là della vicenda personale, il vero protagonista sarebbe stato “il resto”, sempre così ovviamente presente in qualsiasi cosa, ma così spesso dato per scontato, tanto da non pensare che esista nemmeno.

Poi, sulla base fatta da Matteo, rileggere quelle parole e le altre che man mano venivano, ha fatto scattare la melodia.

 

 

Il brano è apparentemente una dichiarazione d’amore individuale ma forse leggendo tra le righe non è così. Qual è il filo conduttore tra l’individualità e l’universalità del vostro ultimo singolo?

Il filo conduttore tra individuo e universo è lo stesso filo conduttore che vogliamo ci sia tra tutte le canzoni che usciranno in questo capitolo del nostro percorso. La cosa di cui ci siamo resi conto è che i pezzi nuovi (non ancora usciti) hanno in comune una particolare attenzione a quello che c’è intorno, a prescindere se il punto focale sia una storia d’amore, un dramma interiore, un pranzo felice, il messaggio che vogliamo far passare è che nessuna di queste cose, o di qualsiasi altra possa venirti in mente, sarebbe com’è senza il contorno, il contesto, “il resto”.

E forse inconsciamente è anche il motivo per cui Ci Metti Il Resto è il primo singolo di questo nuovo capitolo, è come una dichiarazione di intenti, di linguaggio e di attenzione all’altro, all’altro da sé, che poi ti completa e ti fa essere te davvero.

“Ora non mi fiderei/ di chi non parla mai da solo/ ci sono giorni che mi serve/ per capire io chi sono”. Quali sono le domande che ponete a voi stessi più frequentemente?

Una è proprio quella che hai scritto, “io chi sono”, pensiamo sia fondamentale farsela e magari neanche capirlo e non rispondersi, ma almeno provarci, interrogarsi in quanto persone, esseri umani, cittadini, amici e, perché no, in quanto musicisti, per capire ogni mattina che metti i piedi a terra se la direzione è quella giusta, se ti stai stimando, se stai crescendo, se stai facendo un passo avanti verso quello che vuoi essere (o fare) davvero.

 

Quale nesso c’è tra ciò che non dite e ciò che pensate? (citando il brano).

Ci piace analizzare il brano così, non è comune nelle interviste, grazie.

Il nesso è bello grosso, spesso e volentieri le cose più vere le teniamo per noi o neanche a noi le diciamo, mettiamo fuori quello che si può o quello che gli altri vogliono sentirsi dire e tiriamo avanti; questa è una cosa su cui lavoriamo ogni giorno, provare ad essere più onesti, schietti e sinceri possibile, qualcuno si connetterà come non si è mai connesso con nessuno, qualcuno ci sfanculerà come non ha mai sfanculato nessuno, ma di sicuro nessuno potrà dire che Francesco e Matteo (o LE ORE che dir si voglia) siano un banco di nebbia.

La musica ci aiuta tanto in questo senso, legittima una sincerità che in fila alle poste o dal parrucchiere non avrebbe lo stesso valore o lo stesso credito.

 

 

Essere un duo significa in qualche modo condividere gioie e dolori del “mestiere da artisti”: come gestite il vostro tempo insieme? 

Pochi mesi dopo esserci conosciuti sono nate LE ORE, avevamo un racconto social abbastanza impegnativo da portare avanti, siamo sempre stati noi in prima persona ad occuparci di tutto, dalle foto ai video alle grafiche agli eventi ai contenuti social, appunto. E tante delle cose che raccontavamo, essendo quotidiane, parlavano di quello che facevamo davvero, quindi fin da subito il confine tra Francesco/Matteo e LE ORE è praticamente scomparso, le idee per canzoni nascevano spesso da uscite rilassate tra amici, e le idee per un video o un’iniziativa da una corsa al parco di mattina.

Può sembrare stancante non staccare mai davvero da quello che effettivamente è il nostro lavoro, ma c’e da dire che abbiamo scelto come lavoro quello che non ci fa mai staccare dalla vita, quindi forse non lavoriamo mai davvero.

 

 

Se doveste scegliere sei album (tre a testa) che vi hanno cambiato la vita, quali scegliereste?

Cristo, è troppo dura così. Parto io (Fra) e sicuramente come prima pietra ci piazzo un disco di Whitney Houston in rappresentanza di tutta la musica black che i miei ascoltavano quando ero piccolo, da Otis Redding a Stevie Wonder, da Aretha Franklin a Marvin Gaye che sono quasi sicuro mi abbia condannato a voler cantare nella vita. Crescendo, e parlando dei dischi che ti cambiano al primo ascolto, non posso lasciare fuori il debutto di James Blake e Wish You Were Here dei Pink Floyd. Parlando per me invece (sono Matteo) devo nominare Abbey Road, A Brief Inquiry Into Online Relationships dei The 1975 e Take Off Your Pants and Jacket dei bling-182, che ha decisamente segnato la mia adolescenza.

 

 

Quest’anno è stato un anno di cambiamenti e certamente ne arriveranno altri. Se doveste ipoteticamente progettarne uno che riguardi la vostra sfera personale condivisa, quale scegliereste? 

Senza dubbio la casa a Milano, finora abbiamo un appartamento ogni volta che saliamo e ci riteniamo molto fortunati, ma uno dei nostri prossimi step sarà proprio prendere una casa e farlo diventare il nostro quartier generale là, dovendo portare avanti un lavoro sempre più sfaccettato e ospitare amici che altrimenti non potremmo ospitare 🙂

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