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Quando ho incontrato TGP: Eleviole?

“In generale do tanto peso alle parole, questo anche nella vita.”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Dieci Gocce è il nuovo singolo di Eleviole?: un invito tutto al femminile a restare pronte per affrontare ciò che verrà, qualsiasi cosa sia. Accompagnato da un didascalico video clip che sprigiona ironia e colori pastello estremamente gioiosi e primaverili, il singolo tratto da Dove Non Si Tocca, mostra ragazze allo specchio tra smorfie, sorrisi, vestiti che non entrano o che stanno larghi, scarpe, capelli, parrucche, colori e molte aspettative.

 

 

Abbiamo chiacchierato con la cantautrice, eccone il risultato:

 

Raccontaci come nasce il tuo brano Dieci Gocce.

È nato proprio pedalando. Una sera mentre arrancavo con la mia graziellona sul pave’ di Milano, ho visto la luce della dinamo tremare come se fosse il fascio luminoso emesso da un UFO. Da quella suggestione è nato tutto il pezzo che racconta dell’insonnia, della mia città e del bisogno di vedere l’amore anche dove non c’è.

È il mio brano preferito del disco ed è una sorta di vademecum del mondo Eleviole: insonnia, bici, Milano, disillusione. Mancano solo i gatti, citati però in altre canzoni.

 

Il video del tuo ultimo singolo è molto particolare e didascalico. Ci racconti la realizzazione e la genesi del clip?

È la mia prima esperienza dietro la macchina da presa. Volevo fare qualcosa di estremamente femminile e sentito, per questo ho scelto di girare questo video con le mie amiche. Ho dato loro questa traccia: “preparatevi per un primo appuntamento al buio cercando la versione che più amate di voi per ricominciare ad uscire… E a vivere”.

Ciascuna ha avuto il proprio modo e la propria attitudine su cui abbiamo lavorato. È normale e umano anche avere delle resistenze nonostante la confidenza, ma ciascuna ha fatto un piccolo viaggio dentro di sé e ha dato il meglio.

 

 

Quali sono gli artisti che più ti hanno influenzato e che più ti hanno insegnato cosa significhi far musica?

Amo in maniera viscerale i cantautori italiani. Cerco di scegliere le parole in modo che siano insostituibili, come ci ha insegnato Faber.

Un’altra band che amo molto e che mi ha insegnato a scavare cercando sonorità particolari  e intime sono i La Crus.

In generale do tanto peso alle parole, questo anche nella vita.

Tra le artiste invece, amo molto Feist, soprattutto i suoi pezzi più sognanti e scanzonati, hanno un sapore a cui ci siamo ispirati molto.

 

Consigliaci un album, un film e un libro.

Nux vomica, The Veils. Un album straordinario con una voce imperfetta e incredibile. Onirico

Il deserto dei tartari, Dino Buzzati. Suggestivo e visionario, il mio primo amore.

L’amico di famiglia di Sorrentino. Amaro e ansiogeno al punto giusto.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sto scrivendo nuove cose e vorrei pubblicare un altro lavoro nel 2021 con delle sonorità decisamente spostate verso nuovi mondi.

Ho in mente un’evoluzione più verso l’elettronica e la scrittura si sta facendo più disillusa. Sono molto contenta dei primi brani e spero di pubblicare un primo singolo in autunno.

 

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