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Quando ho incontrato TGP: Hawkesi

“Siamo consapevoli di non essere ben catalogabili.”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

13.30 (Tredici Trenta) è il secondo singolo degli Hawkesi, giovane band marchigiana. Nata tra le mura amiche della sede del Corpo Bandistico di Castelferretti, questa ballad dal sound indiepop, prodotta in collaborazione con Mastinasti Records, ha come principale tematica l’eterna insoddisfazione dell’essere umano.

 

 

Abbiamo indagato a riguardo, eccone il risultato:

 

Raccontateci com’è nato il vostro ultimo singolo 13.30.

Ero in macchina da solo, avevo da poco preso la patente; era uno dei miei soliti pomeriggi di Giugno da 18 enne: prendevo la macchina dopo pranzo e andavo al mare a non fare un cazzo. Quel lunedì però al mare non ci sono arrivato, ho accostato la macchina poco prima del sottopassaggio e mi sono messo a piangere. È stato quello il giorno in cui ho capito che sarei morto anch’io: proprio tra quelle lacrime e l’odore dell’arbre magique al pino silvestre, anche se ancora non lo potevo immaginare, ha iniziato a prendere forma 13.30. Per 6 anni ho raccolto tra le note dei pensieri, poi un giorno l’ho messi nero su bianco, ho fatto un do maggiore con la chitarra e sono partito.

P: “Ieri ho messo in musica dei pensieri che in questo anni ho raccolto nelle note del cellulare, fammi sapere che ne pensi”. *Audio inoltrato

F: “Mi piace molto, soprattutto il testo, vengo da te domani e la registriamo”.

Se penso che ora 13.30 è su Spotify mi sembra un sogno

 

Quali contaminazioni musicali avete subito attraverso l’evoluzione del vostro sound?

A questa domanda purtroppo non abbiamo una vera risposta, siamo consapevoli di non essere ben catalogabili. Ognuno di noi ascolta un genere diverso di musica, c’è chi ascolta blues, chi pop, chi rock, chi indie italiano, chi la trap (ok no non è vero per fortuna la trap non la ascolta nessuno di noi). Ed è proprio questo che ci piace, nei nostri brani potrete trovare ad esempio una chitarra pop, una batteria rock e una voce indie.

 

Se doveste scegliere tre artisti che vi hanno cambiato la vita quali scegliereste e perché?

P: “sicuramente mia madre mi ha cambiato la vita, ed è la mia artista preferita”

F: “è difficile dire quale artista mi ha cambiato la vita, sicuramente ci sono alcuni dischi che mi hanno aperto dei mondi e da cui ho imparato molto, sicuramente Buon Compleanno Elvis di Ligabue ma anche il primo album solista di Noel Gallagher. Anche qui non è che ci sia un filo conduttore ben preciso, forse si, chi lo sa.

PS: “il mio tatuaggio parla da se. Vasco mi ha cambiato la vita, anche se ci sono altri artisti italiani come Pino Daniele o Marco Masini che mi hanno dato molto.”

 

 

Cosa pensate della digitalizzazione in musica?

È un tema molto attuale. Da un lato rende tutto più accessibile, dai la possibilità ad un 15enne di ascoltarsi The Dark Side of the Moon, che non è poco se ci pensi. D’altro canto c’è chi dice che tolga fascino e fisicità alla musica, ma non pensiamo che sia così, se non nel caso del vinile, quello è un discorso a sé, perché è ancora un oggetto molto ambito e simbolico, per certi versi.

 

Playlist o album intero su Spotify? Perché?

La playlist è uno strumento utile se si vogliono coinvolgere più ascoltatori, ma niente è come un album: niente coinvolge come un disco in cui ci sono, nell’arco delle 10, 12 tracce che siano, uno spaccato di vita degli artisti che lo hanno creato. Noi stiamo pensando seriamente di farne uno nostro, e le canzoni le abbiamo, perché siamo sicuri che li saremo gli Hawkesi e basta.

 

Progetti futuri?

Ci stiamo muovendo per l’estate per suonare il più possibile, dove ci sarà la possibilità di farlo in sicurezza e in maniera anche spensierata, dopo una prima parte dell’anno difficile. Nonostante questo abbiamo lavorato sodo, e non vediamo l’ora di farci sentire dal vivo da chi ci segue. Per il resto segnatevi questa data: 26 Giugno.

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