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BARETTO | episodio 2 – “amor, requiem” di Voodoo Kid è il futuro

Articolo a cura di Umberto Matera.

Allora. Oggi è uscito amor, requiem di Voodoo Kid ed è un EP straordinario, è giusto dedicare la prima riga di questo stream of consciousness a lei per far capire subito di cosa si tratta, ma per entrare a pieno nel mood credo sia necessario un breve cappello introduttivo che riassume alcune delle cose che mi sono frugate nel cervello durante uno dei miei 8 ascolti consecutivi. Così vi faccio anche entrare un po’ nel mood, dai (ye-ye-ye-ye-ye).

 

I giovani non hanno voglia di lavorare.

Le nuove generazioni sono senza stimoli.

I nativi digitali sono immersi in un mondo che non esiste.

I ragazzini pensano solo ad Instagram e a fare i video idioti su TikTok.

…ma anche…

 

Nella vita si nasce uomo o si nasce donna, non esistono compromessi.

Per guadagnare bisogna sporcarsi le mani.

L’arte è solo intrattenimento.

La musica non è un lavoro. 

 

Tutti i ragazzi estrosi, con passioni diverse, con un diverso modo di vestire, con un diverso orientamento sessuale e/o semplicemente nati da metà anni 90 in poi si sono sentiti dire almeno una volta nella vita un paio di queste frasi che, solo a leggerle, fanno dubitare del fatto che in passato sia esistito un certo Charles Darwin.

Sembra io voglia fare di tutta l’erba un fascio, lo so, magari sto anche esagerando ma ormai siamo al terzo episodio e lo sapete, al Baretto delle volte si esagera, con l’alcool e con le parole.

Marianna , a.k.a. Voodoo Kid, mi rappresenta. Una ragazza che si è liberata dalle catene imposte dalla nostra società grazie all’arte, allo studio, ai viaggi, alla musica e a tutte le esperienze che ne conseguono, diventando esattamente quello che potrebbe essere il simbolo delle generazioni post-Kurt Cobain, totalmente fluide come lifestyle e identità.

Ne è la prova in primis il nome d’arte scelto: Voodoo Kid è genderless, non è uomo o donna ma è un vissuto, un insieme di esperienze e idee che incarnano la generazione cresciuta a cavallo tra i millennials e la generazione Z che vive con coraggio, ostinazione e un irrefrenabile impeto verso tutto ciò che prova.

Ma andiamo con ordine. Questo è il suo EP uscito oggi per Carosello, “amor, requiem“.

 

 

Si tratta di 8 tracce dal sound internazionale che racchiudono un mix di RnB, Urban e Pop e che vanno a raccontare, di fatto, una storia di rinascita. I brani sono frutto della collaborazione fra l’autrice e diversi producer quali da Renzo Stone (Ghali, Mike Lennon) ai 2nd Roof (Salmo, Marracash…) passando per i Mamakass (Coma Cose), Dario Bass (metà di LNDFK) e Emanuele
Triglia.

 

 

Voodoo Kid definisce questo lavoro come “il loop infinito di variabili e costanti che scandisce le fasi della nostra vita, o
almeno della mia, che vivo in funzione dell’amore che, come direbbe Dante, «move il sole e l’altre
stelle». amor, requiem è la celebrazione della morte di un sentimento vista come un passaggio
necessario per la rinascita, perché per far in modo che qualcuno possa sedersi accanto a te, devi
vedere qualcun altro alzarsi ed andare via. Questo concept album dipinge le diverse fasi di una relazione, dal suo sbocciare, al suo appassire, ed ho deciso di lasciarmi ispirare dalle mie esperienze personali per tracciare i contorni ed i confini di un tema che tutti quanti sentiamo e viviamo quotidianamente”.

Addentriamoci.

“non è per te” è il secondo il singolo che ha anticipato l’uscito dell’album ed è subito una hittona; se ci fosse la possibilità di ballarlo sul dancefloor o nei nostri festini casalinghi con gli amici sarebbe stata una presenza fissa nelle nostre playlist. Si tratta di un manifesto sull’amore vissuto dalle nostre generazioni (millenials e Z) che nasce e si sviluppa in maniera del tutto diversa rispetto all’amore come viene concepito dai nostri genitori, ad esempio. Si parla d’amore, si, ma c’è anche un tema sociale: l’uso di sostanze, solitamente condannate ma spesso abusate dalle nuove generazioni, la condanna al perbenismo ed al declinare responsabilità a qualcuno più in alto di noi.

La seconda traccia, “ghiacciai”, è una ballad elettronica che, chiudendo gli occhi, mi ha fatto viaggiare attraverso un aurora boreale di esperienze passate. Si parla di emozioni e delle difficoltà che si incontrano quando di fronte a noi abbiamo qualcuno che non vuole esternarle, non ha la forza di ammetterle a se stess* e quindi ha paura di affrontarle. Nota personale: sono stato spesso quella persona e chiedo scusa.

“rasoi”, terza in tracklist, è la mia traccia preferita dell’EP. E cazzo, mi sono immedesimato anche in questa. L’arpeggiatore iniziale ci introduce subito al ritornello a dinamica bassa. Poi fill di drum machine super eighties e si entra nel mood. Vi è mai capitato di rimanere inchiodati ad una persona che non c’è più? Di ripercorrere certe dinamiche e certi avvenimenti, ripensando a come avremmo potuto rispondere o a cosa avremmo potuto fare se solo non avessimo reagito d’impulso? Il pezzo è un viaggio attraverso ciò che non è mai stato, anche se ormai quella persona è stata chiusa fuori…e sappiamo che male fa.

Siamo a “goodbye”; ci si sposta dal mondo elettronico addentrandoci in un RnB più old style che ha come protagonisti pianoforte, chitarra, basso e batteria. Groove così smoothie che, nono stante si stia parlando di tradimento, è impossibile non muovere la testa. I ricordi, si sa, sanno plagiare la realtà effettiva trasportandoci in un mondo di dolcezza e malinconia che, diciamocelo, piace a tutti. Ma ad un certo ti accorgi che “non è più amore se si gioca in tre”,  e allora ha senso restare con chi ci ha fatto così male?

Con “foxbury ave. interlude” siamo a Londra e di ossessione. Come può finire una relazione nata dallo stalking? Controlliamo i like ai post, alle foto, cerchiamo di capire dove sono certe persone dalle storie che mettono, se le seguiamo per sapere dove vanno, cosa fanno, con chi sono, in che posizione dormono la notte, che cosa gli piace mangiare, qual è il loro drink preferito: tutto questo dove ci porta?

È il momento di “tvb”, brano che mi ha fatto letteralmente trappare sul ritornello ma che mi ha fatto riflettere. Forse l’amore incondizionato può esistere ma se l’altra persona è, per così dire, evanescente, forse è davvero il caso di passare dal “ti amo” al t.v.b. Ah, è una hit.

“domino” è stato il primo singolo, uscito in estate, ad anticipare l’uscita di “amor, requiem”.  Un reggaetton che ci fa ballare ma ci fa anche un po’ cadere, come quei tasselli lì insomma. Cadiamo dalla Senna al Reno, rialzandoci ogni volta e delineando un percorso di crescita che evidenzia la consapevolezza di chi maturando e vivendo le proprie esperienze riesce a scegliere la propria strada e segnare il proprio percorso. Se non vi fermate al ritmo latino troverete un testo cupo, così come le chitarre che sono un po’ il marchio di Voodoo Kid.

 

Ma al Baretto potevamo mai fermarci ad una semplice recensione? Ovviamente no!

 

Ho avuto il piacere di fare una lunga chiacchierata al telefono con Marianna in cui abbiamo parlato di Jimmy Hendrix, di Mecna e di Eternal Sunshine of The Spotless Mind (ma che traduzione è Se mi lasci ti cancello? Boh). Partiamo!

 

 

Partiamo dall’origine del tuo nome d’arte: in altre interviste hai detto che Voodoo Kid deriva da un brano di Hendrix, Voodoo Child: lui è fra i tuoi punti di riferimento? Oltre al panorama urban/hip-hop attuale ti rifai anche a qualche artista degli anni 60-70?

Si, lui è sicuramente fra i miei punti di riferimento. Assieme a lui c’è sicuramente King Lizard dei Doors ma ho tanti punti di riferimento che risalgono a quel periodo. Quando iniziai a suonare la chitarra suonavo pezzi dei Led Zeppelin per esempio e mi ricordo benissimo di quando il mio primo maestro, dopo aver notato che ero un po’ sgamata sullo strumento mi mise davanti Stairway to Heaven…quando qualche giorno prima studiavo La Canzone del Sole. 

 

Il passo è breve a quanto pare.

Si infatti, ricordo questo evento quasi come un trauma se consideriamo che avevo iniziato da poco. Poi comunque ho suonato tantissimo i Metallica, i Motorhead, roba più spinta.

 

Sei diventata una metallara quindi!

Mmmh metallara non direi, ma quella roba mi piaceva tanto. Ad esempio c’era questo live dei Metallica con l’orchestra, Symphony & Metallica, che mi folgorò letteralmente. Molto spessa la gente se pensa al metal immagina solo musica pesante ascoltata persone violente che urlano e fanno casino, quando poi in realtà non è così, se ci si ferma a quel giudizio si è un po’ ottusi a mio parere. One e Master of Puppets non quante volte le ho suonate. Poi comunque studiando chitarra ho iniziato ascoltare anche jazz, blues, soul e RnB che non sentivo troppo miei all’inizio, così come gli ascolti di mia madre: Beatles, Bowie piuttosto che Aretha Franklin e cose più black. Li ho recuperati e riscoperti crescendo e studiando musica e adesso sono una parte importante delle mie influenze musicali.

 

Hai un nome d’arte che vuole anche portare il messaggio “genderless”, oltre che testimoniare il tuo essere un po’ una Peter Pan, se vogliamo, un eterna ragazzina. Come questo tuo aspetto influenza la tua musica e, se vogliamo, il tuo approccio allo scontro generazionale che ci troviamo a vivere un po’ tutti i giorni?

Voodoo Kid è questa adesso che ho 25 anni e secondo me sarà questa anche a 50 secondo me, non credo che il mio approccio alle cose cambierà troppo. Guarderò sempre tutto ciò che mi circonda con gli occhi di un’eterna giovane, con quell’innocenza che ha sempre fatto parte di me da quando sono bambina. La parola Kid all’interno del nome vuole proprio testimoniare quel messaggio genderless di cui parli: io non riesco ad identificarmi in un genere ed è una cosa che capisci quando cresci, ne ho parlato molto anche con degli amici che hanno attraversato questo stesso percorso. In conclusione di certo Voodoo Kid non ha ragioni di marketing alla sua origine, ma è esattamente ciò che voglio esprimere con la mia arte ed il mio personaggio, al 100%.

 

La tua musica e il tuo personaggio viaggiano sulla stessa direzione: un progetto che fa della fluidità e freschezza musicale e di pensiero il suo punto di forza. Quali sono i personaggi musicali che può hanno influito sul modo di Voodoo Kid?

Questa è una cosa che penso cari da periodo a periodo. Ti posso dire che però sono da sempre fan di Justin Bieber, fin dalle prime uscite. Il suo aver iniziato una carriera così importante da molto piccolo mi ha sempre emozionato, facendolo diventare un po’ il mio sogno anche perché io e lui abbiamo praticamente la stessa età. Ci sono anche però delle icone genderless che ammiro, come P!nk ad esempio: lei spesso si definisce queer ed è esattamente l’aggettivo col quale mi descriverei in questo periodo della mia vita. Non è un’icona genderless ma sicuramente mi piace molto l’approccio alla vita di Billie Eilish e Jaden Smith, che hanno portato all’attenzione del pubblico topic di rilevanza sociale quali l’ambiente, la politica e l’informazione tra i giovani.

 

Il tuo EP è una bomba, una boccata d’aria fresca; l’ho ascoltato almeno 7 volte appena l’ho ricevuto e non me ne sono ancora stancato! Sicuramente fra le tue reference troviamo Billie Eilish, The Weeknd, Frank Ocean, e Lana Del Rey, ma invece qui in Italia c’è qualcuno che prendi come punto di riferimento?

Il panorama italiano non l’ho mai esplorato veramente bene, è una mia pecca. Lo sto però scoprendo adesso, approcciandomi al mercato discografico italiano sia degli emergenti che dei big. Sicuramente Mahmood mi piace molto come personaggio, anche per la rottura che ha scaturito nelle “barriere” della musica italiana.

La copertina di “amor, requiem”, come anche altre grafiche come quella del singolo “non è per te” vedono la collaborazione con Corrado Grilli, in arte Mecna, che fra le altre cose è foggiano come me, in veste di graphic designer. Avevi anche già collaborato con lui lo scorso anno in “Neverland”; com’è nata la collaborazione? Che immagini ci sono dietro “amor, requiem”?

Per quanto riguarda la collaborazione è nata in modo molto spontaneo: avevo notato che Mecna mi aveva messo un like quando uscì “com quando fuori piove”.  Poi verso agosto mi ha scritto in direct un “ehi”, al quale io ho risposto “ehi”. Mi ha detto che gli è piaciuto il mio pezzo e che avrebbe voluto collaborare con me, chiedendomi di scrivere una strofa per il singolo “Neverland”. Da lì poi siamo diventati amici. Io già sapevo che collaborava con altri artisti come graphic designer e quando c’è stata la possibilità di iniziare questo tipo di collaborazione non me la sono lasciata scappare. Con Corrado vorrei collaborare anche in futuro perché mi piace molto la visione che ha del mio progetto, riesce a dare un vero e proprio plus grafico. Capita spesso che lui mi mandi cose che magari non gli ho richiesto ma che poi mi piacciono tantissimo. Per quanto riguarda la copertina dell’album l’idea è nata da un mio concept che mi porto dietro da un po’ di tempo, ovvero quello delle mani sugli occhi, che secondo me è perfetto per dare l’idea di questo disco. “amor” e “requiem” sono due parole che possono significare sia vita che morte. Se una persona comune sente “requiem” pensa alla Chiesa e in particolare alla morte ma io non la interpreto in maniera così tetra, perché vedo la morte semplicemente come una parte della vita: succederà, come vivo morirò, è la fine di un percorso e per questo non ho paura della morte. Il requiem secondo me è quella cerimonia che rende immortale una persona, fissandola nei nostri ricordi e di fatto facendola “rinascere” in un certo senso ed è proprio questo il senso che io do a questo titolo: non è morte, non è vita, è rinascita. È il percorso che ricordiamo e riguardiamo una volta arrivati alla fine. Ovviamente questo percorso è molto soggettivo, come lo è il percorso di ciascun ascoltatore a fine album; la musica è quella, sono le orecchie, le menti, le esperienze che cambiano. Poi ognuno giudica il suo percorso come vuole e di fatto lo saluta, gli fa il requiem insomma, intraprendendo poi una nuova avventura. Questo stesso percorso si applica all’amore per me: siamo animali sociali, quando stiamo tanto tempo da soli stiamo male e l’ho capito a Londra, quindi quando finisce un’amore sentiamo il bisogno di lanciarci in una nuova esperienza. In copertina questa spiegazione è rappresentata dalla ragazza che c’è dietro di me in copertina, ovvero l’amore, che mi copre gli occhi, mi acceca e di fatto mi rende schiava di sé, della sua influenza su di me. L’amore diventata la costante e tu un suo dipendente; questa situazione ti porta inevitabilmente a pensare in maniera diversa, a fare cose diverse che magari non avresti mai fatto prima e di conseguenza ad iniziare un nuovo percorso. Se come me sei una persona che vive la sua vita al 100% in funzione dell’amore succedere questo, volente o nolente.

 

Com’è stato lavorare su quello che alla fine è un concept album con più produttori? 

Davvero molto stimolante e motivante, ogni testa ha la sua e si arriva sempre a soluzioni interessanti. Per me poi che sono sempre stata super self-made è stato anche un momento di crescita, perché le persone con cui lavori capiscono la tua idea e la condividono svilupparla insieme è facile e bellissimo; il progetto assume una forma di creatività bidimensionale, tridimensionale, quadridimensionale ed è esattamente ciò che stavo cercando.

 

“non è per te” è stata una scelta particolare come singolo di lancio: è una canzone d’amore, e quindi perfettamente coerente con il concept dell’album, ma porta con sé un contenuto sociale importante, ovvero il contrasto fra le nuove generazioni e quelle vecchie nel vivere e affrontare determinate situazioni. Una frase che mi ha colpito particolarmente è “senza i miei demoni mi chiedo dove sarei ché senza fantasmi non dormo”; mi ci rivedo parecchio e vorrei che mi spiegassi cosa significa per te questo concetto.

Ci sono arrivata da poco, ma ho capito che nonostante tutto tra gli alti e i bassi di una relazione, le mie paranoie, le mie sconfitte, le cose che non sono riuscita a dire o a fare sono una componente fondamentale della persona che sono oggi. Prima le volevo esorcizzare attraverso la musica, poi ho capito che in realtà quegli aspetti si rafforzavano ed è lì che ho visto il quadro generale.

 

In FOXBURY AVENUE. INTERLUDE parli di una relazione che parte dallo stalking, che ai giorni nostri spesso si svolge sui social network: com’è il tuo rapporto con questi?

Quando ero al periodo del liceo mi ci trovavo parecchio: commentavo, condividevo, mettevo mi piace e li usavo con piacere. Adesso sono arrivata ad odiarli, ma perché so che mi servono. Se non sei su Instagram sei fuori dal mondo, ormai ce l’hanno anche mia madre e mio padre. Sento che ne potremmo fare a meno e saremmo sicuramente persone più tranquille e in pace con noi stessi.

 

Il mio brano preferito del disco è sicuramente “rasoi”, penso che sia una hit clamorosa. Sarà anche perché di fatto nel testo parli di una fine, ma ho percepito una necessità di buttare fuori qualcosa più che negli altri brani. È così?

In realtà ogni brano ha la propria parte per quanto riguarda il mio personalissimo esorcismo dei demoni. Forse tra tutti è però il brano che dà una visione più completa, più generale del concept dell’EP. Se “requiem” potrebbe parlare della fine, “goodbye” potrebbe parlare della sensazione di tradimento, ” non è per te” potrebbe parlare di quella sensazione di “mi piaci ma non te lo voglio dire”, “rasoi” è come se fosse il trailer di tutto l’album, il brano che meglio esprime il concetto generale anche se ascoltato da solo.

(trovate “rasoi” nella New Music Friday di questa settimana)

Personalmente penso che la tua musica possa prestarsi ad un sacco di applicazioni, fra cui anche il mondo del gaming, delle serie TV e del cinema. So che sei anche un po’ nerd e vorrei sapere un videogioco, una serie TV e un film del quale vorresti essere la colonna sonora.

È molto difficile! Allora, per un pezzo come “rasoi” ad esempio immagino paesaggi alla Blade Runner 2049, il videogame in particolare: molto distopico, futuristico. “requiem” sicuramente la assocerei ad un film triste, molto triste, tipo “Remember Me” con Robert Pattinson. Andando sulle serie TV “rasoi” ad esempio la vedrei in una serie abbastanza up, dei giorni nostri diciamo: mi viene in mente Fleabag. Però non saprei, forse ce la vedo anche in qualcosa di più “adolescenziale” e forse lo vedrei, come ti dicevo prima, più come tema del trailer della serie oppure una scena in cui ci sono i protagonisti che corrono in un campo o in una città illuminata di notte, tipo Roma o Milano. Se penso a “tvb” poi penso al Giappone, quindi all’immaginario anime ma non a qualcosa in particolare. “goodbye” invece lo vedo molto filmografico, me lo immagino su The Eternal Sunshine Of The Spotless Mind.

 

Quando si potrà quale sarà il primo live a cui vorrai assistere? Io personalmente metto il tuo fra i primi perché sono super curioso di sapere come porti lo straordinario sound del tuo EP.

Dua Lipa, assolutamente, voglio divertirmi, scherzare con i miei amici, ballare! Lei e The Weekend, che è il mio artista preferito del momento e che non sono ancora riuscita a vedere dal vivo, sono sicuramente i primi che andrò a vedere.

Abbiamo finito, è stata una super chiacchierata! Io non vedo l’ora di vedere te dal vivo invece; sono curioso di sapere come porterai dal vivo questi pezzi.

Io non vedo l’ora di suonare! Ci sono tantissime idee in ballo, sto sperimentando e non vedo l’ora di condividere tutto questo con chi vorrà.

 

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