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12 nuovi dischi indipendenti da recuperare nel 2024

Siamo ormai alla fine dell’anno, e in questo articolo abbiamo deciso di proporvi dodici nuovi artisti indipendenti che probabilmente vi siete persi e che potreste approfondire nel 2024. Dodici artisti, uno per ogni mese dell’anno prossimo, per portare avanti una sorta di ecologia musicale dove forse, prima di assorbire nuove pubblicazioni e cadere in algoritmi e viralità, potreste guardarvi indietro, e cercare tutta la bella musica che abbiamo già e che ci siamo persi. Esattamente come si dovrebbero comprare vestiti usati, libri usati, e dischi usati, ecco un po’ di artisti “usati” da salvare.

GENNAIO con “Sinestetica” di Freddo

Per uno dei mesi più freddi dell’anno vi proponiamo un disco pubblicato alla fine del 2023, un disco di un certo Freddo che forse potrebbe candidarsi ad essere tra i vostri nuovi artisti preferiti, soprattutto se vi mancano i Bluvertigo, se vi piace ballare su Battiato e pochi amici vi capiscono. Freddo è un artista di stanza a Londra, ma che fa musica italianissima, affondando in influenze che vanno dagli anni Ottanta all’alternative rock degli anni Novanta. Il suo è disco trascinante dal titolo “Sinestetica“, un insieme stratificato di senssazioni, mood e influenze che si fanno anche abbastanza fatica a classificare, che forse ci siamo persi a causa della settimana della musica e della densità di uscite di novembre, terra di singoli martellanti e accumulo di uscite. Freddo potrebbe essere il nome giusto da tirare fuori con gli amici a quell’aperitivo in cui si finisce a parlare di musica.  Una pecca: non è catalogabile, buono per noi che lo abbiamo trovato, non molto per chi lo deve ancora trovare.

FEBBRAIO con “Anni Venti” di Castelli

E andiamo avanti con le nostre ballate solitarie elettroniche con un altro disco del 2023, quello di CASTELLI dal titolo “Anni Venti“: movenze dark, echi che vanno ancora dai Battiato, The Cure, Editors, passando per i Baustelle e probabilmente anche i Subsonica, quelli meno commerciali, sotterranei, sconosciuti. Castelli è un altro di quei nomi che difficilmente riusciamo a inserire all’interno di una scena, un cane sciolto che pesca influenze e assorbe esperienze, da buttare in questo locale ai confini del mondo, quello che immaginiamo associandolo alla copertina, dove vecchi punk di provincia di ubriacano in silenzi tristi. Un disco di synth e desideri che non riusciamo a lasciare andare. Da notare anche la partecipazione preziosa di Luca Urbani. Il vostro febbraio sarà un dolce e amaro passaggio di contraddizioni urbane verso il primo sole, gonfiare le ruote alla bicicletta, l’ultima nevicata, quella cena all’aperto dove siamo congelati, inevitabilmente. Ideale se vi piacciono le canzoni d’amore che non parlano d’amore.

MARZO con “Where Children Strove” di Colombo

Marzo a Milano, e di nuovo nella scena milanese stiamo andando a pescare quando vi portiamo la malinconia urbana un po’ hipster di Colombo, che nel 2023 ci aveva portato un disco con i testi delle poesie di Emily Dickinson: un modo intenso e incredibile di riportarci su questi versi che forse non avranno più senso in un altro modo. La voce di Colombo ricorda quella di James Blake, e con un pianoforte ipnotico ci accompagna in un jazz club fumoso e sotterraneo, silenzioso, tutti gli sguardi a lui, e a Emily che sicuramente è da qualche parte e sta approvando. Un altro di quei piccoli dischi che vi consigliamo di salvare: non classificabile, denso di influenze che non sono solo musicali, e anche quelle musicali variano dalle tinte dei Coldplay a quelle della musica classica (inevitabile notare l’alta formazione di Alberto Trevaini, alter ego della vita reale di Colombo), a quelle letterarie. La vostra nuova colonna sonora perfetta per le passeggiate e gli aperitivi solitari.

APRILE con “Ristorante / Albergo / Croce” di problemidifase

Aprile e le prime gite in montagne, quelle con gli amici, quelle dei devasti nei rifugi, e del benessere delle persone di provincia, che riuniscono in mezzo al nulla. Vi portiamo un disco che risale addirittura al 2022 (e di questi tempi, un disco che ha più di un mese è ormai anziano, un cult underground), quello di Samuele Zenti, in arte problemidifase che raccoglie in un piccolo e timido EP tre pezzi che idealmente si collocano in un rifugio in montagna, un albergo, un ristorante e una croce. Gli ingredienti sono: una ragazza che inevitabilmente ci manca da morire, atmosfere acustiche ma anche venature à la Verdena, una voce delicata e sinuosa, quella di Samuele, Verona, maglioni hipster e gli scarponi consumati ai piedi, gli amori d’adolescenza che sappiamo che sono passeggeri ma che comunque ci fanno male, le chitarre elettriche dell’alternative rock degli anni Novanta e un mix unico che sa di casa.

MAGGIO con “Riding Monsters” di Henry Beckett

Maggio, mese del Miami e noi non possiamo che scostarci dall’it-pop e dalla lingua italiana per riproporvi quello che era stato un nome interessantissimo capitato qualche anno fa, proprio al Miami. Stiamo parlando di Henry Beckett, alter ego del più timido e anonimo Raffaele Volpi, che nel 2023 ha esordito con il suo primo full legth dal titolo “Riding Monsters“: un immaginario e bellissimo viaggio on the road su una vecchia auto, che resiste e borbotta e che ci porta lontano da tutti quei mostri che ci hanno tormentato sinora. Tra i suoi riferimenti sicuramente quelli del cantautorato rock americano (con quei pizzichi di Ryan Adams, ma anche Eddie Vedder e Bruce Springsteen), ma con una personalità invadente e carismatica, quella di Raffaele, che non fa che esporsi in questo suo disco sentito e sofferente. La sua “I’m calling you” è stata anche scelta per la colonna sonora della fiction RAI sul caso Claps.

GIUGNO con “Luminia” dei NOLO

Giugno e le serate con un bicchiere in mano fuori dal Ghe Pensi Mi di Milano. Siamo nel quartiere di Nolo, e noi non possiamo che farvi ripescare un gruppo che si chiama proprio così, NOLO, che nel 2022 aveva pubblicato un disco dal titolo “Luminia” muovendosi proprio tra le luci di Milano, quelle che non ci fanno mai vedere le stelle, ma che ci fanno vivere tutte le notti. I NOLO sono un duo pop, anche un po’ paraculo, ma di quei progetti che ci fanno sorridere, che parlano di sguardi in metropolitana e sbandate che durano poche fermate. Un disco che è una dichiarazione d’amore: a una ragazza, a una città, anche un po’ alla vita semplice. La dimostrazione che non bisogna essere per forza “strani” per affermarsi nella scena underground, perchè i Nolo e le loro canzoni di un it-pop da classifica sono esattamente ciò che abbiamo bisogno nei momenti di presa bene e i pomeriggi con il sole che sfonda le finestre, che diventano serate con gli amici di sempre sui balconi di Nolo.

LUGLIO “Non cresciamo mai” di Mani

E a proposito di pop fatto bene, ecco un disco per quello che sarà il vostro luglio 2024, quando magari starete ancora lavorando mentre tutti gli altri saranno già in giro per il mondo: un Safari in Africa, un viaggio con lo zaino in spalla in Thailandia, la Grande Muraglia e chissà cos’altro, noi invece la scrivania, i problemi di tutti, e un disco che parla di questa quotidianità a tratti dolorosa. “Non cresciamo mai” di Mani sembra parlare proprio di questo, una piccola e timida autobiografica musicale da cameretta, con una leggerezza trascinante racconta di una serenità conquistata, di cose che abbiamo lasciato andare: semplicità, una voce che sembriamo già conoscere e che ci sembra anche un po’ la nostra. Un disco per tutti i ragazzini che siamo, e che non vogliamo lasciar andare, per chi ama le chitarre elettriche ma anche i ritornelli, per i dischi da condividere in macchina con gli amici, per le playlist di cantautori sconosciuti, per le canzoni da cameretta e per chi ruba i maglioni ai fidanzati.

AGOSTO con “Invisible Summer” di Milo Scaglioni

E vi abbiamo trovato anche un disco per quando vedremo agosto finire, il caldo che continua e che non lascia spazio alla vita vera, ma la vita arriva sempre. Milo Scaglioni, songwriter che abbiamo visto anche in tour con i Baustelle come bassista, firma un disco indipendente tra i più interessanti dell’anno che stiamo per concludere, un disco dal titolo “Invisible Summer” (per un verso di Albert Camus) che parla di una nuova serenità imposta, di chi sceglie di stare bene, e di guardarsi intorno con una curiosità psichedelica. Sembra piuttosto difficile trovare delle influenze da potervi citare, per Milo Scaglioni vale solo ascoltare e lasciarsi assorbire da canzoni tristi ma cariche di speranza, i viaggi fatti per amore e i ritorni a casa, sempre fatti per amore. Dopo averlo ascoltato probabilmente vi sembrerà di conoscere Milo piuttosto bene, e forse avrete trovato qualcosa di buono anche di voi stessi, che tutti almeno una volta abbiamo preso un treno per raggiungere, quell’ultima volta, l’amore della nostra vita. La colonna sonora delle pazzie passate.

SETTEMBRE con “Invisible Pathways” di Martina Di Roma

Prime atmosfere autunnali con un disco dalle tinte calde, quello d’esordio della songwriter Martina Di Roma. Un disco posato che sembra esplodere in un dolore molto grande, in cui è impossibile non affondare. Martina Di Roma, in quella sua misura e sapiente dosaggio di tutti gli ingredienti del disco, è un’abile speziale che riesce a farci battere il cuore: il ritorno dalla normalità, la fine di un amore estive, le prime foglie per terra, quella sciarpa rossa che ci fa notare nelle stazioni, l’età adulta, i jazz club sotterranei, un pianoforte sinuoso e complice, e uno dei dischi più interessanti di questo 2023 che sta per volgere al termine. Vi abbiamo trovato un disco perfetto che vi può accompagnare durante la vostra sessione di settembre, che vi tiene la mano senza dare fastidio e che vi conosce intimamente, un disco importante autobiografico che, con la giusta dose di empatia, può essere un disco di tutti.

OTTOBRE con “W.A.U” dei The Heron Temple

E se c’è una cosa che fa ottobre, e ributtarci nel disagio cittadino di consegne, scadenze, quegli appuntamenti che facciamo anche se in realtà vorremmo stare a casa a non fare niente. E in questa rabbia di routine, non possiamo che consigliarvi un disco che ha davvero tanto senso recuperare, e stiamo parlando di W.A.U” dei The Heron Temple. Che forse vi ricordate per X-Factor, ma che dovreste conoscere per la loro verve rock ed elettronica, che fa convivere synth invadenti e chitarre elettriche: sentirete in questo disco i vostri amori non corrisposti, quelli che spariscono, un Paolo Nutini sotto acidi, i ritornelli più taglienti e orecchiabili che mancavano da un po’ ai vostri ascolti, forse il disco rock più attuale che cercavate da tempo, veleni e coltelli. Da condividere in macchina, con vostro padre che ascoltava rock nei primi anni Duemila e poi ha smesso, per chi sta cercando una ragazza bella senza trucco.

NOVEMBRE con “Aspettando Ribot” di Roberto Benatti

Un altro esordio, un racconto alternativo e nebbioso di Milano che ben adatta alle atmosfere di novembre, sperando che anche quello del 2024 accolga il freddo, nonostante il cambiamento climatico. Roberto Benatti è un musicista dalla carriera avviata, è il contrabbassista dell’orchestra della Scala, ma arriva tardivamente e timidamente anche come cantautore, per la sua esigenza autobiografica intensa e trascinante. Un disco semplice, da cameretta, che proprio per questo è forse il più vero che ascolterete da un bel po’, che bisogna fare piano ad averci a che fare, perchè ci sembra quasi di essere invadente. Una voce di chi si è trattenuto troppo tempo dal cantarci le sue storie che si intrecciano con una Milano triste e fiabesca, e siamo contenuti che l’abbia finalmente fatto.

DICEMBRE con “Una (1000Nessuna” di Miele

Dicembre, tirare le somme, la consapevolezza e i ritorni. Niente può suonare come tutto questo come il primo album di Miele, un disco atteso e buttato fuori come la più estrema delle esigenze: Miele aveva bisogno di raccontarci chi era e chi è diventata, dopo Sanremo, dopo tutto, aggressiva e dolce, decisa e timida, donna ossimorica e mai più coerente di così. Un titolo che richiama Pirandello, e che mai più azzecato per un disco denso di riferimenti, influenze, musicali e non, autobiografico e risolutivo. Se volete farvi un regalo e un augurio, forse dovreste iniziare e finire il prossimo anno con questo album, che suona con la soddisfazione di una serenità costruita e mantenuta, una conquista che forse vale la pena di rincorrere, come ha fatto Miele.

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