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Wrongonyou e le sue “Lezioni di volo” questa sera in finale ad Ama Sanremo

 

Articolo a cura di Umberto Matera.

 

Tra i partecipanti ad Ama Sanremo Marco Zitelli, in arte Wrongonyou, è uno dei nomi già noti agli appassionati del parterre: negli anni ha calcato i palchi di grandi festival internazionali come South by Southwest festival ad Austin in Texas (USA) e all’Europa Vox in Francia, Eurosonic Noorderslag in Olanda, Primavera Sound in Spagna e Home Festival in Italia.

Si, solo nominarli fa venire una gran voglia di festival anche a me, mi scuso.

 

 

Abbiamo conosciuto Marco durante la prima parte della sua carriera con l’album Rebirth, totalmente in lingua inglese; le sue sonorità che mischiano perfettamente le giuste quantità di John Frusciante, Bon Iver e folk music americana sono una colonna sonora perfetta per viaggiare, fisicamente e non.

Dopo aver collaborato alla colonna sonora del film e aver preso parte al cast del film Il Premio, collaborando con nomi da ‘du spicci come Alessandro Gassman ed il compianto Gigi Proietti, con l’album Milano parla piano uscito nel 2020 per Carosello Wrongonyou passa alla lingua italiana lasciando tutti un po’ stupiti, ma in positivo. D’altronde se il talento c’è viene fuori, inglese o italiano che sia.

“Lezioni di volo” è il brano con cui Wrongonyou si è presentato ad Ama Sanremo. Scritto e prodotto insieme ad Adel Al Kassem e Riccardo Scirè, nasce in seguito ad un periodo di profonda crescita personale e artistica che Wrongonyou ha maturato  durante i mesi del primo lockdown, mesi che Marco (vero nome dell’artista) ha dedicato al dialogo con sé stesso.

La naturale conseguenza è stata esprimere attraverso musica e testi questa sua nuova fase di maturità e libertà, convogliati in un brano coinvolgente e contemporaneo, che rafforza ulteriormente l’identità di Wrongonyou, capace di far coesistere la melodia italiana con le atmosfere folk, ormai suo vero e proprio marchio di fabbrica.

 

 

Siamo ad una roundtable online, non è di certo la prima ma fa ancora tanto strano non poter fare certe cose dal vivo, soprattutto se sullo schermo abbiamo un pezzo de core come Marco. Si parla un po’ di questa nuova esperienza col Festival di Sanremo, che lui definisce come qualcosa che gli fa paura non tanto per la pressione, quanto per la fobia del cadere per terra in diretta e diventare un meme vivente. 

Era già da un po’ che Wrongonyou aveva puntato il Festival di Sanremo ma non si era mai reputato pronto per fare questo passo, ma la voglia di proseguire il suo percorso con la musica italiana e in italiano ha fatto sì che le strade del Festival e la sua si incrociassero, complice anche l’impossibilità nel suonare dal vivo che tanto ci ha fatto male in questo 2020.

Lezioni di volo è una canzone “non troppo ricercata, spontanea – come dice lo stesso Wrongonyou – che sarebbe uscita a prescindere dal percorso sanremese. Sicuramente il poter cogliere l’occasione sanremese ha fatto sì che lavorassimo ancora meglio sul brano, rendendolo più maturo e migliorandolo”.

 

 

Si parla anche della sua esperienza cinematografica e dei tanti aneddoti riguardanti la collaborazione, poi diventata amicizia, con Gigi Proietti. La sua morte ha colpito non poco Marco: “mia madre mi è venuta a bussare in camera e mi ha dato la notizia. In quei mesi di lavoro insieme Gigi mi ha trattato come un nipote, mi ha raccontato praticamente tutta la sua carriera mangiando e bevendo, ha ascoltato le mie canzoni, mi ha dato preziosi consigli. Il più importante è sicuramente il valore della semplicità al quale lui teneva molto, mi ha consigliato più volte di non fare cagate esagerate ma di puntare al semplice”.

Passa il momento lacrimuccia. Gigi, ci manchi tanto.

 

Si parla di influenze musicali. Wrongonyou, lo dice il nome stesso, è sempre stato più d’oltreoceano che italiano come progetto musicale, fino a Milano parla piano. In Italia non ha grandi riferimenti, se non lo storico cantautorato nostrano con un focus particolare sul tridente offensivo Dalla – De Gregori – Battisti, un po’ alla Montella – Totti – Batistuta. Gli ho chiesto se ci fosse un brano sanremese a cui è affezionato in maniera particolare e rimango stupito dalla risposta: L’uomo volante di Marco Masini, che gli riecheggia spesso in testa in questo periodo e che ricollega ad alcuni di ricordi dell’infanzia (indimenticabile la sigla di Shaman King cantata da Masini). C’è spazio anche per Chiamami ancora amore di Vecchioni e Portami a ballare di Luca Barbarossa.

La domanda sul perché della scelta iniziale del canto in inglese è inevitabile: “mi vergognavo a cantare in italiano, se penso ad esempio ai dAri penso che avevano proprio un bel fegato (ride, però che belli erano i dAri). In inglese alla fine mastichi un po’ le parole, scrivi con più leggerezza non essendo la tua lingua madre. In generale poi io o sempre ascoltato musica straniera da quando ero piccolo, mamma era super fan di Ben Harper e papà di Bruce Springsteen e Neil Young. Quando a scuola si andava in gita tutti cantavano gli 883 sul pullman e io non sapevo neanche una canzone. Alla prima sessione di scrittura in italiano con Andrea Bonomo non mi usciva la voce, è stato bruttissimo. In definitiva l’inglese è stato un po’ uno scudo iniziale. Con la lingua italiana finalmente ho imparato a parlare con me stesso, è come se stessi comprendo una cosa nuova, come se stessi prendendo lezioni di volo“.

 

Questa sera in diretta su Rai Uno sapremo se le lezioni che Wrongonyou sta prendendo in questi ultimi anni stanno dando i loro frutti. No, non è vero, siamo già convinti che i frutti ci siano, e siano anche buoni.

 

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