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Mercvrio ci racconta il suo nuovo singolo “Nascosto”

Esce venerdì 8 dicembre 2023Nascosto“, il nuovo singolo di Mercvrio. Si può essere soli anche quando siamo circondati da tante persone? Si, e forse non c’è solitudine più grande, e tutti quegli sforzi che facciamo per sfuggire al baratro, per riempire i nostri vuoti, invece di accogliere le nostre debolezze, ci presentano il conto in quella notte di troppo. Quando pensavamo di essere al sicuro, di aver dimenticato il nostro dolore ecco che i nostri demoni tornano a tormentarci.

Non c’era miglior modo di conoscerlo, che fargli qualche domanda.

1. Come è nato il tuo rapporto con l’etichetta talentoliquido? Conosci qualche altro nome del roster? Qualcuno in particolare con cui vor- resti fare un feat.?

Nasce in modo casuale, ci siamo trovati in un momento in cui probabilmente entrambi avevamo bisogno di percorrere strade nuove e abbiamo cominciato a camminare insieme. Ci sono divers* artist* che apprezzo molto e che ho avuto la possibilità di conosce- re meglio attraverso il lavoro in etichetta come nudda, Maria Faiola, Clavco, Sarai e democristianamente tanti altri con cui sicuramente mi farebbe piacere collaborare.

2. Cosa ti è rimasto del periodo in cui suonavi in gruppi hard rock e metal? E cosa non ti piace dell’essere un solista, adesso?

Tanti bei ricordi e tante amicizie, oltre alla deformazione profes- sionale che ho ereditato da questi generi musicali. Suonare da solo è più facile per certi aspetti, perché non devi trovare un compro- messo con altre persone, ad esempio, ma se non porti avanti il la- voro, la scrittura, le idee, nessuno lo farà per te. Per quanto non sei mai del tutto solo, perché comunque hai un’etichetta e una produt- trice con cui interfacciarti, alla fine, però, devi imparare a gestire le tante solitudini che fanno parte di questo percorso.

3. E cosa ti ha spinto, nel 2014, a passare all’italiano? Ti senti mai esposto nell’usare la tua lingua?

Fondamentalmente perché volevo comunicare bene le cose che avevo in mente e sentivo che con l’inglese avrei avuto dei limiti in quel momento da un punto di vista della ricchezza del lessico. Si- curamente l’inglese all’inizio ha svolto anche una funzione protetti- va attraverso cui potevo espormi senza effettivamente farlo davve- ro, senza sentirmi messo a nudo, perché difficilmente chi mi ascoltava in un locale riusciva a capire quello che cercavo di comunica- re. Il passaggio all’italiano non è stato semplice all’inizio, soprattut- to perché mi faceva sentire molto più vulnerabile e l’educazione patriarcale non prevede questo concetto per un uomo. Oggi non è che abbia smesso di sentire quella vulnerabilità, ma ho gli strumen- ti per gestirla e accettarla serenamente.

4. Roma è un posto favorevole per fare musica?

Non saprei fare un paragone con altre città, ma per certi generi di musica sicuramente si; ci sono molte realtà che offrono spazio ad artisti di emergere o mettersi in mostra, ma forse la cosa più im- portante è la possibilità di fare rete, di conoscere altri professioni- sti o aspiranti tali.

5. E ora?

Eh. Ora bisognerà emergere per bene, tirare fuori la testa dalle acque di questo mare magnum di persone che ci provano e non ce l’hanno mai fatta e vedere se c’è un posto per me là fuori, sulla ter- ra ferma che sta sotto i piedi di chi ce l’ha fatta.

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