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La coscienza di Elton Novara nel suo omonimo album – la recensione

Il sorriso sulle labbra e l’amaro in bocca.

Di Davide Lucarelli

Chi frequenta la Milano dei club, dei piccoli concertini, della musica indipendente che si appresta a spiccare il volo, o lo conosce, o ne ha sentito parlare. Elton Novara è un personaggio eccentrico nella vita come sul palco e la sua musica rispecchia in pieno la sua personalità.

Lo scorso 26 novembre è uscito per Manita Dischi/Hukapan il suo nuovo album che si intitola proprio Elton Novara.

 

 

Il disco è una pellicola neorealista della vita di un artista che sta provando con ogni sua forza a farsi strada nel sottobosco della musica indipendente, sviluppata con un bagno chimico di ironia e spensierata malinconia. E’ proprio quest’ultima la caratteristica saliente di tutto l’album: una rete di giochi di parole e sagaci aspre riflessioni si fanno strada tra le sonorità scanzonate e le spennellate di virtuosismi chitarristici per un ascolto col sorriso sulle labbra e l’amaro in bocca.

Spaesato dalla difficoltà di emergere dalle sterpaglie che incastrano il suo cammino, Elton racconta la fatica di gestire relazioni di facciata, amicizie taroccate dalla convenienza e uscite serali sempre in bilico tra la riunione di lavoro e la sbronza goliardica, la vita in un mare in tempesta, in cui cerca di mantenere la barra a dritta aggrappandosi solo alle poche cose semplici, che sa che possono dargli una effimera vera gioia (la pizza con le patatine, ad esempio).

 

 

Insomma, Elton Novara è realmente il racconto dello stato d’animo di Elton, un fuoco che brucia e arde, nascosto dietro all’ennesimo drink forzato, un Vesuvio pronto a seppellire la Pompei del manierismo della musica italiana.

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