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Quando ho incontrato TGP: Francesco Aubry

“Sto cercando una mia direzione e punto a plasmare un sound che sia personale e distinguibile.”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Il nuovo singolo di FRANCESCO AUBRY, TRA INCANTO E L’INFERNO è in uscita venerdì 19 giugno in radio, Spotify, iTunes e tutti i principali stores digitali.

Sarà il terzo singolo in uscita negli ultimi sei mesi, dopo i precedenti I TRAMONTI SU MARTE e TORNARE A SOGNARE.

 

 

Il brano conferma il connubio tra elettronica e cantautorato italiano ormai caratteristico del musicista cuneese, con un lavoro di ricerca timbrica che spazia da una sezione ritmica ispirata alla scena indie-rock, sintetizzatori analogici e chitarre a fare da collante. Il testo tratta in modo graffiante il tema di un amore passionale e impossibile.  Il singolo è accompagnato da un videoclip pubblicato su Youtube.

Francesco è anche produttore di se stesso, e cura in autonomia gli arrangiamenti di tutte le tracce e il mix, confermandosi come musicista completo e polivalente.

 

Raccontaci come nasce il tuo ultimo singolo TRA INCANTO E L’INFERNO.

Sto procedendo a piccoli passi in questo progetto nato relativamente da poco, è il terzo singolo da Dicembre ed ha caratteristiche più pop e melodiche rispetto ai precedenti. Sto cercando una mia direzione e punto a plasmare un sound che sia personale e distinguibile, sicuramente questo brano ha contribuito alla mia ricerca.

 

Il connubio tra elettronica e cantautorato ha una linea volutamente netta e concreta. Ci racconti come nasce il tuo sound?

Mi sono trovato di fronte a scelte al 50% obbligate dai mezzi limitati che ho a disposizione e al 50% figlie dei miei gusti musicali. Sto ponendo attenzione alla parte ritmica, non essendo batterista né bassista sto cercando delle sonorità ibride che mi consentano di triggerare le parti acustiche con samples suonati poi da masterkeyboard con un sound che è appunto a metà tra il sintetico e l’acustico. Ho iniziato ad apprezzare queste batterie ascoltando alcuni brani dei Tame Impala in “Currents”  e continuo a sperimentare in quella direzione. Essendo un fanatico dei sintetizzatori e tastiere d’epoca, per questo singolo la scelta del piano Wurlitzer al posto di una chitarra ritmica è stata spontanea. Inoltre utilizzo spesso le sonorità Roland anni ‘80, mi affascina molto la serie Juno e il suo chorus inconfondibile.

 

Nasce prima il testo o l’armonia?

Nasce prima la musica, sempre. A volte è una melodia che mi nasce in testa mentre strimpello il pianoforte altre volte un riff di synth piuttosto che un giro drum & bass. Il testo lo scrivo molto dopo a volte passano giorni o settimane perché attendo di avere qualcosa di interessante da raccontare…a quel punto lo scrivo abbastanza di getto. È comunque la parte che amo di meno nel processo creativo.

 

 

Quali sono i tuoi retaggi musicali?

Il mio primo amore sono stati i Queen, poi ho scoperto i Beatles e il mix tra genio e ricerca dal Sgt.Pepper in poi, di conseguenza adoro il Lennon solista e il suo songwriting semplice ma geniale, ho suonato tanti anni il rock psichedelico dei Doors e dei Pink Floyd e amo quasi tutte le band prog Italiane con PFM e Le Orme in testa. La new wave, i Depeche Mode e gli Smiths, il Brit Pop degli anni 90 tra Suede, Pulp, Oasis e Blur, gli Smashing Pumpkins e tra i cantautori Italiani Battiato e Battisti su tutti. Gli ultimi 20 anni… boh che è successo???

 

Progetti futuri?

Appena potrò, uscire con un EP le cui canzoni possano trasmettere oltre che qualche emozione la consapevolezza di aver trovato una mia identità personale e un sound distintivo senza far ricorso a “beat” o loop già pronti ma suonando ogni cosa. Potrebbe essere per Natale oppure nel 2021, ma non voglio darmi fretta.

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