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Quando ho incontrato TGP: Cigno

“E’ un ricordo di amori persi. E’ assenza di un tempo mai vissuto, come è quello dei sogni.”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Fuori il 12 giugno su tutti i digital store, Stasera suono tardi, l’ultimo singolo dell’eclettico cantautore CIGNO, pseudonimo di Diego Cignetti.

L’amore nei confronti della dimensione del live, quel momento per cui tutto il resto delle cose prende senso in sua prospettiva e attesa, Georges Seruat, di cui ogni nota somiglia ad una linea di matita, un faro per immaginare l’arrangiamento e soprattutto usare la voce, sono gli ingredienti che compongono inevitabilmente Stasera suono tardi.

Il brano è nato dal suo incipit, che descriveva in particolare ciò che l’artista avrebbe fatto la sera del giorno in cui l’ha scritta. Avrebbe suonato, ma non ricorda bene dove.

Ha fortemente desiderato la costruzione del brano composto da elementi semplici e delicati, quasi come se fosse un esercizio di limite, come se fosse uno di quei disegni che ritraggono il ricordo: tutto è lontano, indefinito e sfocato, è assenza di un tempo mai vissuto, come quello dei sogni.

Le linee sfocate dei particolari sono certamente il punto cardine, ciò che resta,

un’ immagine lieve e sfocata di quell’emozione.

Un tempo nuovo, dove passato, presente e futuro si mescolano.

Quando CIGNO scrive succede questo: la canzone non è mai completamente una cronaca, ne una previsione, ne una completa chiacchierata, tutto si fonde in una realtà a sé.

 

 

Ecco la nostra chiacchierata:

Raccontaci com’è nato il tuo ultimo singolo, stasera suono tardi.

E’ un ricordo di amori persi. E’ assenza di un tempo mai vissuto, come è quello dei sogni.

C’è la voglia di trovare nella delicatezza la forza più grande. Non voglio sfondare porte se non si aprono. Alcune cose vanno sussurrate all’orecchio e avevo voglia di sussurrare all’orecchio della persona che amo una bella canzone d’amore.

Il messaggio che ho scritto iniziava così “stasera suono tardi, è ovvio che mi manchi”

Poi ho fatto copia incolla sulle note del mio telefono e ho continuato scriverlo durante la notte.

 

Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali? Da chi trai ispirazione?

Rispondere per me sarebbe troppo dispersivo, quindi gioco a darmi dei limiti. Se per assurdo cancellassero tutta la discografia mondiale e mi chiedessero di salvare solo cinque anni consecutivi di produzione sceglierei di salvare dal 1967 al 1972. Il rock e il pop psichedelico di quegli anni è per me fonte di creatività e di spunto da sempre: pink floyd, john lennon , kinks, nick drake, crosby, still, nash and young, jimi hendrix, joni mitchell, harry nilsson, the allman brothers e poi mi fermo perchè veramente potrei scrivere fino a domani mattina.

 

Quali sono i tre album che ti hanno cambiato la vita e perché.

– Jimi Hendrix – Live in Woodstock 1969

Hendrix mi ha cambiato la vita perchè mi ha fatto capire che la chitarra era lo strumento che mi avrebbe salvato. La mia nave per cercare nuovi posti, la vanga per coltivare il mio terreno, il cacciavite per riparare i problemi. Tutto quello che so è grazie alla chitarra e ciò che ha fatto Hendrix a Woodstock è scioccante. Il dolore, la liberazione e la sessualità che sentivo in quelle note mi ha toccato il cervello per sempre, e non mi sono mai più ripreso.

– Paolo Conte – Paris milonga

Il particolare a dispetto dell’universale. La poesia in un granello di polvere, o nelle sopracciglia spostate di una cameriera. Paolo Conte mi ha mostrato la strada della bellezza delle parole, e soprattutto in lui ho trovato l’alternativo, una voce diversa. Una voce di padre che mi diceva cose diverse. E la sua musica per me è la musica più giovane che io abbia mai ascoltato.

– Ariel Pink – Dedicated to Bobby Jameson

Un genio. In Ariel Pink ci sono tutte le sfumature dell’umanità. La paura, la tristezza, la follia, l’ironia, lo sporco, la pulizia, la lontananza, la concretezza, l’ambiguità.

Ascoltando quell’album è come se Ariel mi avesse detto “Sei come sei”.

Non ti devi vergognare di amare Albert King e allo stesso tempo Tiziano Terzani, di suonare jazz e ballare sotto cassa al concerto di Cosmo.

Tutte le sfumature della tua personalità sono i tuoi punti di forza.

Penso che lui sia pazzesco.

 

 

Raccontaci il tuo punto di vista circa la digitalizzazione musicale nel post lockdown.

Uno spunto e un’opportunità importante per specializzarsi di più nell’ambito digitale.

Una possibilità in più di poter stare insieme e condividere musica in modo convincente anche rimanendo lontani e distanti. Ma mai divisi.

Certo nulla può sostituire la realtà. Il caldo di un piccolo locale pieno, dove la gente urla su ogni tua nota, il sudore scambiato in un abbraccio.

Nulla è più bello.

Però abbiamo capito che, nel caso per qualche motivo questo non fosse più possibile, abbiamo tutti gli strumenti tecnologici per rimediare in modo concreto.

Nelle dirette instagram mi diverto tantissimo.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

vorrei pubblicare altri brani, magari come singoli e poi chissà racchiudere tutto in un nuovo album. Avrei scelto già il titolo “cignitti alimentari”, ora devo però concludere e concretizzare alcune idee, e solidificare qualche pezzo nuovo.

In sintesi continuare a suonare, migliorarmi e scrivere brani sempre più veri e autentici.

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