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I Pax Side Of The Moon: come guadagnare con la musica e altre cose impossibili

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É uscito su tutte le piattaforme digitali per Believe Music Italy (e in formato birra) il primo disco dei The Pax Side Of The Moon, fuori da venerdì 12 aprile 2024 per Hukapan (etichetta discografica indipendente e agenzia creativa di proprietà del gruppo musicale Elio e le Storie Tese): un primo e definitivo capitolo che segue oltre dieci anni di attività live.

Prodotti da Elio e Le Storie Tese e definiti come “eredi illegittimi” del medesimo Complessino, i The Pax Side Of The Moon passano dal country fino al “soft metal” con assoluta nonchalance. Testi solidi, arrangiamenti non banali e ironia da cecchini sono il risultato degli anni passati a suonare davanti a un pubblico molto eterogeneo e poco incline alla benevolenza.

Tra i progetti più folli che Hukapan potesse regalarci, i Pax Side Of The Moon sono attivi da anni, e finalmente siamo riusciti a intercettarli per questa breve intervista. Ed ecco cosa ci hanno raccontato!

 

 

Tutto è iniziato nel 2017, ma il vostro disco di debutto è arrivato solo oggi, nel 2024. Ci fate un riassunto di quanto è successo da allora? 

 

Certo, volentieri.

2017: Il caso Weinstein e le sue enormi conseguenze nel mondo dello spettacolo (e non solo)

2018: Il crollo del ponte Morandi e il Royal Wedding

2019: L’incendio di Notre Dame

2020: La pandemia, ovviamente, ma anche George Floyd

2021: L’assalto al Congresso Americano

2022: L’inizio dell’invasione russa in Ucraina e la morte della regina Elisabetta

2023: La guerra tra Hamas e Israele. Muore Silvio Berlusconi

2024: Gli europei di calcio e l’incredibile vittoria dell’Albania.

Abbiamo visto che siete legati allo Zelig dai tempi di “Bruno”, un vostro singolo. Come descrivereste quel luogo a chi non ci è mai stato? 

Appena entri c’è il bar sulla destra, abbastanza fornito, c’è anche la birra alla spina. Due tipi: una lager e una IPA (buona e un pochino più alcolica, andateci piano). Entrambe artigianali, del birrificio Vetra (che salutiamo). Consigliamo anche lo spritz aperol, leggero ma fatto bene. Entrando in sala subito a destra c’è il banco della regia con Fabio, davanti al palco le sedie e i tavolini. Palco molto alto, con luci, americana e un discreto impianto audio. Tutto regolare e a norma di legge Ci spiace parlare solo degli aspetti “tecnici” perché Zelig è un luogo magico, un tempio della comicità e di storie ce ne sarebbero moltissime ma rispettiamo la vostra domanda.

E com’è stato il vostro live lì per il lancio del disco? 

Bello e imprevedibile. Anzi bellissimo e imprevedibilissimo.

Vi ricordate ancora come avete passato la vostra prima quarantena, ai tempi del Covid? È stato un momento di pausa e relax o di ansia, per voi? 

Riportiamo le parole del nostro produttore Cesareo. “Siete l’unica band che non ha perso nemmeno una data. Perché non ne avevate”. Possiamo affermare con una certa sicurezza che nel momento in cui tutti sono dovuti rimanere a casa noi, decisamente abituati a non fare un cazzo, siamo stati molto avvantaggiati.

Eravamo i più forti. A non vestirci, a non cercare date, a riposarci. Eravamo più forti di tutti. C’è bastato registrare una canzone in quarantena (Lombardia) e siamo finiti su tutti i giornali. E pensate che sforzo! Non l’abbiamo nemmeno scritta, era un nostro vecchio pezzo. 

Musica e videomaking, arte in cui è impegnato il vostro leader Filippo Pax, possono andare d’accordo? In che modo può avvantaggiarvi? 

Ci avrebbe avvantaggiato moltissimo se la gente guardasse ancora i videoclip. Siamo cresciuti come generazione MTV, con il sogno di incontrare Giorgia Surina. Una volta arrivati al successo ci siamo dovuti accontentare di Maccarini (senza rasta). Capite anche voi che non è la stessa cosa. No, non ci avvantaggia minimamente. Il nostro tastierista Beppe Chisari ha vinto un Oscar per gli effetti digitali (non è uno scherzo) eppure il videoclip di “Geni” ha forse 10k views.

Abbiamo sbagliato epoca.

Che cosa serve alla promozione di un disco particolare come il vostro?

La sete. Il nostro disco è uscito in formato birra quindi basta aver voglia di bere un po’. Poi se uno vuole può anche ascoltare l’album, ma non è indispensabile. Non serve molta promozione: pensate che in un mesetto abbiamo praticamente finito la prima “tiratura”.

 

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