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#Frittomisto – Episodio 4 – La nuova rubrica a cura di Caffellatte

Benvenuti in #Frittomisto, la vostra Caffellatte torturerà per voi con domande scomode, divertenti e sovversive, degli artisti scelti da lei ogni settimana

Oggi un Frittomisto speciale per voi, amici lettori. Entriamo nel vivo di questa stramba rubrica. Ci chiediamo spesso la provenienza delle smisurate produzioni sovrabbondanti che popolano il web, ma ci chiediamo mai, davvero, quali sono gli ascolti che cambiano la vita agli artisti che ci scorrono davanti agli occhi quotidianamente? Gli ascolti sono importanti, modificano il corso degli eventi oserei dire, e mi chiedo perché poche volte si ha la curiosità di scavare dentro la musica giovane cercandone le radici profonde. La musica, come tutto d’altronde, è ciclicità, e pertanto richiede un rinnovo costante che riecheggia nel passato sotto mentite spoglie: non è un male. Togliamoci dalla testa che il nuovo è brutto e il vecchio ormai è vecchio. Il nuovo è bellissimo e affonda le dita in un passato da esplorare. Oggi scopriamo i tre album che anno cambiato la vita a diversi artisti selezionati da me, Caffellatte, per voi, amici lettori. 

 

Da pochissimo è uscito Erasmusplus, quarto singolo della cantautrice MIGLIO, scommessa femminile dell’etichetta Matilde Dischi. MIGLIO conferma quanto dimostrato nei singoli precedenti, con una forte identità nella scrittura, la sua voce sarebbe riconoscibile tra tanti. Il brano per chi si ama a distanza e vive il proprio amore in webcam, ma anche per chi parte alla ricerca di un futuro quasi perfetto. È il tentativo di dare e di darsi senza sapere come fare, è cercarsi senza riuscirci.

Ecco i tre album da lei selezionati:

“Anime Salve” Fabrizio De Andrè , “Grace” Jeff Buckley , “Hai paura del buio” Afterhours.

Questi tre album sono stati fondamentali per la mia formazione e crescita musicale. Li ho ascoltati un miliardo di volte e ancora oggi lo faccio.

Rappresentano i mondi sonori e letterari che da sempre mi affascinano. Durante la mia adolescenza ho ascoltato molto cantautorato italiano, dando moltissimo spazio ai testi e facendomi travolgere da chi sapeva utilizzare in maniera sapiente le parole. Mi sono avvicinata a De Andrè un po’ più tardi e sicuramente grazie a Ivano Fossati che rientra negli ascolti più frequenti che ho fatto. “Anime salve” è un’opera a tutto tondo dove ritrovo il connubio di due grandissimi artisti insieme, Fabrizio con le sue parole e poi Ivano Fossati che ha scritto la parte musicale della maggior parte dei brani all’interno dell’album.  “Grace” invece è stato come sverginarmi per la prima volta, musicalmente parlando. Con questo album mi si è aperto un mondo sonoro e di immagini grandissimo, ho conosciuto la dissonanza mischiata a tantissime altre sfumature di generi che possiamo ritrovare all’interno di questo album, ho conosciuto la bellezza di una voce unica per la sua potenza e per i suoi colori.  “Hai paura del buio” e gli Afterhours sono appunto insieme a Buckley la rappresentanza del mio amore per tutto ciò che arriva dall’underground degli anni 90, quello reale e manifesto dell’indie rock/post-punk/ grunge. Con gli Afterhours ho assaporato il suono, il rumore e i testi crudi che ti scavano dentro.

 

 

Cardo è il nuovo alfiere del Cult Pop italiano: sonorità anni Ottanta, mantenendo i piedi ben saldi nella tradizione della canzone italiana senza per questo limitare le proprie possibilità esplorative; dentro Cardo, trovano una congiunzione precisa Vasco Rossi e i Pulp, Lucio Dalla e gli Smiths, i Botanici (di cui Cardo è stato frontman per anni) e Mirko Di Fonso. Insomma, Presto lo vedrai è un po’ la somma di tutto questo e il risultato di un’identità autorale in costante crescita.

Ecco i suoi tre album del cuore:  “Sicuramente “Let It Bleed” dei Rolling Stones, il primo disco che mi ha iniziato al rock’n’roll. Quello che sicuramente, almeno, mi ha cambiato la vita dal punto di vista musicale. Tutt’ora i Rolling Stones sono la mia band di riferimento: immortali e sempre nel mio cuore. 

Un secondo disco molto importante per me è “Cosa succede in città” di Vasco Rossi. Un disco cult, una tracklist incredibile, una copertina iconica. “Cosa succede in città” fa parte di me: è il mio disco preferito tra quelli di Vasco, non perché sia il più bello, ma perché è quello che più si avvicina alla mia concezione di cult.

Un terzo disco che mi ha influenzato molto ed è stato molto importante per me è “Verdena” dei Verdena. Contiene due brani iconici, “Valvonauta” e “Ultranoia”, che nella mia sala prove ho suonato da solo e in compagnia fino allo sfinimento. Queste due canzoni hanno forgiato molta gente della mia età. Dobbiamo tanto a quel disco.”

 

 

 

Asteroidi è il pezzo che mancava alla nuova scena emergente; tanto folk, nel nuovo singolo di Leo Caleo, in continua oscillazione tra continenti diversi: da Battisti a Neil Young, da Sufjan Stevens ad Andrea Laszlo De Simone. Il risultato che ne deriva è un’alchimia diversa, finalmente, e fortemente emozionale. I suoi tre album preferiti di sempre sono: 

“Dark Side Of The Moon – Pink Floyd”

Un disco che ha saputo letteralmente travolgermi con la sua la sua narrazione musicale, innovativa e concettuale. Probabilmente senza questo album non starei facendo musica.

“Kind Of Blue – Miles Davis” .

Il centro focale delle mie esplorazioni musicali, delle sperimentazioni, dei nuovi colori e stati emotivi, che solo l’album più venduto della storia del jazz ha saputo trasmettermi.

“Una somma di piccole cose – Nicoló Fabi”.

Ha aperto una porta nascosta della mia sensibilità artistica e compositiva e penso che sia stata la guida più incidente e costruttiva della mia formazione cantautorale.

 

 

 

The Lansbury sono un trio torinese dalle sonorità ruvide e internazionali, che però canta in italiano e spesso su temi di attualità. Come per esempio il razzismo, su cui si incentra l’ultimo singolo, L’ironia del 4 marzo, un pezzo molto crudo e robusto. 

Ecco i tre album che gli hanno cambiato la vita: 

Uno è “Dell’impero delle tenebre”, de Il Teatro degli Orrori. Un album che ha cambiato il modo di vedere la società che ci circonda, facendo riflettere su come il doversi adeguare per forza al capitale ci abbia reso una società consumata. Il secondo è “Daydream Nation” dei Sonic Youth. Si tratta di una serie di brani che hanno davvero creato un tipo di sound unico, che ha di fatto cambiato il nostro modo di suonare e intendere la musica. Il terzo è invece “Siamese Dream” di The Smashing Pumpkins, un album rivelatore dal punto di vista compositivo e di gestione della dinamica dei pezzi.

 

 

Marasmo è un cantauto-rapper classe 98 che si distingue per la ricerca sui giochi di parole e la sua ansia perenne. Fuori parla del brivido e la paura che solo un grande cambiamento sa trasmettere; l’allontamento da casa, conoscere nuove persone, cambiare abitudini. Sentirsi inadatti, inferiori, inutili nel confronto con una nuova vita. 

Ecco i suoi album preferiti di sempre: 

Lungomare Paranoia – Mecna, Clownstrofobia – Shade, Stanza Singola – Franco 126: Clawnstrofobia mi ha fatto interessare ai giochi di parole utilizzati per affrontare temi come quelli delle relazioni e delusioni amorose/adolescenziali.

Lungomare paranoia per me è il racconto di un ragazzo che viene dalla mia stessa città, che descrive il suo allontanamento da Foggia, la sua crescita, il suo cambiamento, il suo vedere la città da cui è partito con occhi diversi, le sue vicende. È un album che mi ha aiutato ad affrontare la mia vita da fuorisede.

Stanza Singola mi ha fatto appassionare alla scrittura per immagini, capace di far materializzare nella testa di chi ascolta esattamente ciò che viene descritto nella canzone, come se fosse un ologramma o come se l’ascoltatore avesse un visore vr.

 

 

 

Rossana De Pace è una cantautrice che ama la musica dei popoli e l’unione e la divulgazione di cui questa è capace. Blabla è un brano irriverente nei confronti della “vecchia scuola”, che spesso accusa i giovani per la loro mancanza di ideali e per le loro scelte; anche i giovani, però, sono fragili e spesso vorrebbero semplicemente essere incoraggiati.

Ecco i tre album scelti da Rossana: 

NERO A METà – PINO DANIELE 1980 (rem. 2008): mia mamma aveva la cassetta che metteva sempre in macchina ed io ricordo che lo detestavo. Probabilmente troppo complesso per le mie giovanissime orecchie. Lei continuava a metterlo ed ogni volta mi lamentavo, ma non ha mai desistito. Alla quarta volta iniziavo ad apprezzarlo, alla decima l’ho amato. Questo mi ha fatto capire che l’orecchio va affinato e si può andare oltre ad ogni tipo di musica. Questo disco è stata la mia iniziazione all’ascolto e all’apertura alla musica. Il pezzo che la piccola me preferiva era “Quanno chiove”.

GRANADA – SILVIA PEREZ CRUZ 2014: scoprendo lei per caso dalla colonna sonora di un film sui Tupamaros “Una notte di 12 anni” ho trovato La voce. Il suo timbro, il modo di cantare, la padronanza della voce che non sembra mai costruita, mi ha fatto dire “voglio raggiungere quella dimensione” e ascoltarla mi emoziona ogni volta. Sono cresciuta influenzatissima da Mina e la sua teatralità e dal dramma del fado di Amalia Rodriguez, ma son partita dalle voci di velluto delle principesse della Disney. Silvia Perez per me è una sintesi di tutto questo. Il pezzo che me ne ha fatto innamorare è “Pequeño vals Vienés” (nella versione con Raul Fernandez Mirò), una poesia di Federico Garcia Lorca musicata da Cohen.

RESIDENTE – RESIDENTE 2017: scoperto in lockdown. E’ stata tipo un’epifania. E’ come dovrebbe essere un disco per me. Un progetto preciso, un concet album contaminatissimo di musica da tutto il mondo, pieno di energia, con testi illuminanti e con una storia pazzesca. Dopo aver fatto l’analisi del DNA è risalito ai suo luoghi di discendenza, è andato in ognuno di questi ed ha registrato i pezzi con i musicisti del posto. Ogni volta che lo ascolto mi ricordo la completezza che un giorno vorrei raggiungere. 

 

 

 

ARTISTA DELLA SETTIMANA: WAKO 

Un amore grigio. Cupo. Un incontro con se stessi ed un’immersione totale nelle proprie paure e fragilità con il solo scopo di risorgere. È questo il leitmotiv di “Malammore”, il nuovo singolo di Wako uscito il 28 Ottobre per OSA Lab. Un singolo riflessivo ed intimo, che l’artista racconta così: “Il brano nasce da una serata di festa e spensieratezza, nonostante questo momento di distanza sociale forzata dettata da questa pandemia. Ogni tanto mi sento un po’ perso e in Malammore ne parlo in maniera molto diretta. È un brano molto riflessivo che per me rappresenta una rivalsa”. Determinante, anche la scelta del lessico all’interno della canzone: “Ho aggiunto la lingua napoletana perché mi rappresentante al 100%, è la vera parte di me. Il pezzo è stato scritto questa estate, a casa mia e non a Milano. Mi piace scrivere in Campania, immerso nel mio spazio e nel mio ambiente”.  Mallammore vede la produzione di WhoIsU, il mix e il master di Simon Says e la prod vocale è di Alessia Labate. 

Ho scambiato quattro chiacchiere con lui, eccone il risultato: 

Raccontaci come nasce il tuo ultimo singolo Malammore?

È nato da un beat che mi ha mandato Andrea Privitera (whoisu). Una sera dopo una festa ho iniziato a riflettere sulle persone che mi circondavano e ho pensato tanto. Tornato a casa ho praticamente scritto di getto, come se dovessi liberarmi di un peso. Nel brano racconto di quanto mi prendo bene  delle persone sbagliate e di come mi sento.

Domanda stupida ma doverosa, quanto influiscono le tue origini all’interno della tua musica?

In realtà non ho apprezzato subito tutto quello che mi circondava. Solo una volta che mi sono trasferito a Milano ho capito quanto le mie origini facessero parte di me. Le trovo nei colori, nelle canzoni, melodie e parole. Sono una parte di me e di quello che sono.

Domanda del giorno: quali sono i tre album che ti hanno cambiato la vita e perché?

Sicuramente “Hotter than July” di Stevie Wonder, diciamo che quand’ero piccolo papà mi ha fatto crescere con il funk e blues in casa. Anche “Soundtrack ’96-’06” di Elisa mi ha segnato molto come album, ho sempre sognato di cantare insieme a lei. Il mio primo concerto è stato di elisa e ricordo di esserne rimasto molto affascinato. Per ultimo direi “Shock Value” di Timbaland, ha rivoluzionato il sound della musica pop internazionale negli anni 2000, sono mega fan della musica di quel periodo infatti la mia idea è quella di scrivere un giorno un brano su quella scia. Presto ritorneranno i jeans a vita bassa eh ahaha

Progetti futuri? 

Sto scrivendo molto in questo periodo, sono molto ispirato dalle circostanze e da quello che sto vivendo. Sicuramente farò uscire dei singoli con più frequenza e, chissà, magari anche un feat, ahah

 

 

Rubrica a cura di Caffellatte

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