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Da Fantozzi a De André, l’immensità di Paolo Villaggio

Paolo Villaggio è morto. Prima ancora di leggere gli innumerevoli coccodrilli* e necrologi che in pochi minuti si sono diffusi dopo la notizia, data dalla figlia Elisabetta (che in linea con l’ironia amara e pungente del suo personaggio più famoso, non poteva che arrivarci di lunedì), sono bastate quelle due parole associate al nome dell’attore genovese, per scatenare uno di quegli istanti così carichi di ricordi e sensazioni da sembrare lunghissimi.

La stessa definizione di attore in realtà, è riduttiva per un uomo che è stato si un grande attore e non solo nella veste che in molti conoscono o ricordano, di comico “macchietta”, ma anche molto, molto di più.

Paolo Villaggio

Ugo Fantozzi certo, e la sua epopea della sfiga dell’italiano medio intrappolato nei meccanismi della società, della famiglia e soprattutto di un mondo del lavoro che nel frattempo è profondamente cambiato, da quando Villaggio decise di rappresentarne la meschinità su pellicola e su carta (la saga di Fantozzi è prima una serie di libri che di film). Tanti di noi lavoratori del nuovo millennio non abbiamo idea di chi sia il nostro “mega direttore galattico” semplicemente perché, impacchettando il panino, dando il resto alla cassa del punto vendita o dislocati presso chi sa quale cliente, non pensiamo a qualcuno mai visto in viso e seduto in poltrona in chi sa quale ufficio della multinazionale. Non possiamo essere crocifissi in sala mensa, semplicemente perché valla a trovare un’azienda con la sala mensa. Non vivremo la cerimonia di Fantozzi va in pensione, semplicemente perché non ci andremo. Sono cambiati i tempi e i modi, probabilmente in peggio, ma la meschinità è rimasta la stessa ed a quella, tra una risata ed un’imitazione più o meno riuscita, Ugo Fantozzi ci aveva preparato bene.

Mentre l’Italia piange il ragionier Fantozzi però, io non voglio limitarmi a ricordare quell’unico se pure mai troppo valorizzato volto di Paolo Villaggio.

Potrei quindi stare a citare gli altri numerosi personaggi comici come il Professor Kranz o l’impiegato Fracchia, o la voce prestata magistralmente al bimbo di Senti chi parla, il meraviglioso maestro d’elementari di Io speriamo che me la cavo, le partecipazioni a pellicole della commedia italiana come Scuola di Ladri e Pompieri, per non parlare dei ruoli accanto a Vittorio Gassman, ai film di Mario Monicelli, Federico Fellini o Ermanno Olmi, che gli sono valsi un David ed un Nastro d’Argento. Potrei citare le opere da scrittore satirico che ovviamente, non si limitano all’epopea di Fantozzi ma raccontano tratti di storia, società ed anche filosofia, nella maniera più dissacrante possibile.

Voglio invece, visto che fino ad ora sembra abbia dimenticato di stare scrivendo su un sito di musica, ricordare anche e soprattutto il Paolo Villaggio che ha fatto cantare me, i miei genitori e probabilmente, molti miei e loro coetanei.

Villaggio e De André

Il Paolo Villaggio amico intimo di Fabrizio De André in una Genova fervente di giovani artisti che poi hanno fatto la storia della musica, del teatro e del cinema italiani. Quel Paolo Villaggio che, nelle circostanze assurde narrate poi nel libro “la vera storia di Carlo Martello”**, scrisse per De André i testi di “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” e di “Il fannullone”.

L’Italia piange Fantozzi e Fantozzi è stato immenso, ma Paolo Villaggio è molto più che Fantozzi e questo da solo basta a darne un’idea della grandezza. Con lui se ne va un artista che è stato capace di incidere profondamente nelle anime degli italiani nati negli ultimi 80 anni, visto che lui di anni ne aveva 84 ed i suoi esordi risalgono agli anni ’60.

O come ha già scritto qualcuno, forse, sta solo girando il seguito di “Fantozzi in Paradiso”***.

RM

 

*Nel gergo giornalistico, il coccodrillo è un articolo commemorativo, già confezionato, sulla vita di un personaggio noto, al fine di pubblicarlo appena giunta la notizia della sua morte. I tempi dell’informazione sono infatti strettissimi ed incompatibili con la preparazione di articoli in tempo reale… (prosegue su Wikipedia).

**Da Rockit.it: dopo aver mangiato un ratto per scommessa, e per riprendersi dai conati di vomito, Faber si sarebbe messo a suonare una melodia trovadorica, chiedendo poi all’amico di comporne il testo… (prosegue su Rockit.it).

***Fantozzi in paradiso è l’ottavo capitolo della saga fantozziana, realizzato nel 1993. Per la prima volta l’ex ragioniere Ugo Fantozzi, ormai anziano, affronta l’angoscioso problema della morte… (prosegue su Wikipedia).

 

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