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Intrappolato fra musica e fumetto – Intervista a Guido Brualdi

 Il 3 giugno è uscito “Disordine” il secondo album di Guido Brualdi, cantautore e fumettista che si barcamena da anni dribblando con stile fra queste due forme d’arte. Lo abbiamo contattato per saperne di più su questo duplice sforzo creativo così peculiare.

Le canzoni di “DISORDINE” toccano in molti modi diversi un concetto di spaesamento probabilmente comune a una giovane generazione che si è trovata per un paio d’anni chiusa nella propria stanza. Una stanza che, inevitabilmente, è ben presto diventatadisordinata, caotica, disfunzionale proprio come i rapporti e la routine di chi la abita. Per un fumettista che scrive canzoni, o viceversa, un lavoro in cui creare mondi a tempo pieno, tutto questo caos, la buffa figura nell’artwork ne è in un qualche modo l’Avatar, non poteva che essere imbrigliato in una forma d’arte.

Questi 8 brani mischiano il weird folk acustico, che ha sempre contraddistinto la musica di Guido Brualdi, a sperimentazioni più acide ed elettroniche creando un flusso eterogeneo di mood apparentemente scollegati. Il disco nasce per rappresentare la ricerca di una nuova direzione, fuori da una comfort zone che non sentiamo più nostra, per porre fine a questo destabilizzante periodo di confusione, per riuscire a mettere di nuovo in fila i pezzi di quello che siamo, per capire cosa ci fa davvero stare bene.

Leggi l’intervista.

Che cosa ti aiuta a sopravvivere a questo DISORDINE?

Sicuramente il mio essere metodico e abbastanza abitudinario! Avere una sorta di programma da seguire tutti i giorni è quello che mi mantiene sano in questo tumulto di pensieri e situazioni. Un programma che prevede alzarsi abbastanza presto, mettermi a lavorare su fumetti e illustrazioni, mangiare, allenarmi, avere una vita sociale soddisfacente e andare a dormire non troppo tardi. Il mio problema è che quando inizio a entrare più a fondo in uno schema finisco per avvicinarmi a qualcosa di simile a un esaurimento (ride). Però avere una solida routine è quello che mi fa sentire, e so che è strano dirlo, libero.

Da musicista, perché è meglio suonare che disegnare?

Suonare mi permette di staccare dall’ordine che mi impongo. Scrivere canzoni, cambiare le corde alla chitarra, fare le prove, mettermi in macchina e salire su un palco sono tutti aspetti che alimentano la parte di me più “impavida”, quella che non ha paura dei chilometri, di mettersi davanti a un pubblico, di dire la mia di fronte alla gente. Al tempo stesso suonare mi aiuta a scavare sempre di più dentro di me, cosa che aiuta anche la parte riguardante il disegno.

Da fumettista, perché è meglio disegnare che suonare?

Disegnare mi viene naturale da quando sono bambino. Disegnare è un pastello sul muro, la matita sulla carta, la penna megacostosa della Apple sull’Ipad. Disegnare è tracciare una linea su uno spazio vuoto, è vedere che quella linea diventa
una strada che puoi percorrere alla scoperta di un universo tutto tuo. Il problema per me col disegno è che molto spesso rischio di chiudermi troppo in quell’universo, e quindi circondarmi di belle persone e avere un certo distacco da quello che faccio è fondamentale.

Collega 3 tue canzoni a 3 fumetti che hai amato.

Anche se il disequilibrio tra le mie canzoni e quelle storie sarà enorme, ci provo: “Cliché Blankets di Craig Thompson; “Sassi e MareeGus di Christophe Blain; “Disordine” – Unastoria di Gipi.

Prossimo progetto? Musica o fumetto?

Di solito musica e fumetto sono due forme d’arte che fino ad ora ho portato avanti parallelamente, ma sento che ora, anche se sto lavoricchiando a nuovi brani, ho bisogno di prendermi tutta la calma per scrivere delle belle canzoni e un nuovo disco. Tutto questo per dire che il mio prossimo progetto in cantiere, che spero uscirà a breve, è un nuovo fumetto.
Una storia di amicizia e (dis)illusioni.

 

 

 

 

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