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Zerella in “Tutta Bianca”. Anteprima video.

Un file rouge amatoriale e concettuale

Di Giorgia Groccia

Zerella è Ciro Zerella, cantautore classe ’93 cresciuto tra i dischi, le musicassette e i videogiochi della sua vecchia casa. Inizia a scrivere canzoni per scappare dalla monotonia del liceo e con il suo progetto cantautorale apre i concerti, tra gli altri, di Maria Antonietta, Edda, Giorgio Canali e Marlene Kuntz.

Il 20 Settembre, dopo un anno e mezzo di silenzio discografico, esce sotto la label Silko Records il nuovo singolo Tutta Bianca, prodotto da Simone Sproccati (Salmo, Zibba, I Segreti) e Davide Napoleone.

 

“Tutta Bianca è un brano che racconta una migrazione silenziosa, quella dei giovani di provincia verso le grandi città italiane, dove la routine prende il sopravvento e l’amore prova a resistere facendosi quotidianità; nel frattempo, in una piccola città del sud, qualcuno osserva il cielo in una notte invernale” afferma l’artista che decide, quindi, di girare un videoclip davvero atipico.

 

Il clip di Tutta Bianca è un video basico, concettuale: vuole comunicare che da un circolo di azioni che sembra inarrestabile può fiorire una diversa direzione. La ripetitività inquadrata di sghimbescio e la compulsione maniacale che ne deriva  divengono anonime azioni appartenenti quindi a chiunque. Lo stretto contatto con svariati elettrodomestici e oggetti di vario tipo aderiscono perfettamente ad un modello di coazione a ripetere sfociato poi nell’utilizzo della lavatrice “nuova”, elemento cardine del testo e quindi anche nel video.

La lavatrice si fa metafora di quell’istinto di iterazione che sul lungo periodo collettivo non ha voluto farsi da parte per lasciare il tempo a elementi esterni alla propria serialità. La protagonista del video diviene legata indissolubilmente alla propria quotidianità e reiterazione di gesti tecnici da non avere più il tempo per sciupare la propria lavatrice nuova nella propria casa nuova. Ancora, la lavatrice è, per il suo movimento, la sintesi stessa della circolarità. La lavatrice si fa metafora di un eterno ritorno che non consente altri vettori. Eppure un’altra pulsione può essere re-introdotta nel corso storico e nel quotidiano della protagonista e contrastare la lavatrice come triplice metafora: si tratta del principio di piacere.

Nel video qualcuno, chissà dove, si sta adoperando per la re-immissione di tale principio. Mentre questo qualcuno innaffia e prima che i fiori si materializzino in modo surreale nel terzo dei tre lotti di azioni illustrati, vengono disseminati due loro indizi: il primo viene nascosto nel primo lotto di azioni (una borsa a fiori) e il secondo nel secondo lotto (una casacca a fiori). Data l’ambientazione domestica del video, si è scelto di utilizzare come strumento di ripresa un attrezzo casalingo: un cellulare, sempre tenuto a mano senza eseguire interventi sulla fotografia in post-produzione.

 

 

Credits del video

Regia e sceneggiatura: Roberto gaita

Soggetto: Roberto Gaita, Ciro Zerella

Montaggio: Sergio della Sala

Con: Annalisa Fortunato

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