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Tutti giù Parterre incontra MARVO: tra alter ego e vero io

di Giorgia Groccia.

L’elettronica in Italia è un argomento certamente delicato, un genere che solo recentemente inizia finalmente a venir fuori dagli scantinati bui delle discoteche, dopo molti anni costituiti da artisti nostrani esportati all’estero, per l’impossibilità di farsi conoscere al grande pubblico qui nel nostro Paese.

Marvo è certamente tra i più interessanti rispetto agli emergenti del genere. Il suo nome d’arte parla chiaro, vi è una passione smisurata per i fumetti e il bisogno di espressione tramite un alter ego che supporta l’io più vero e cristallino dell’artista. Il 19 giugno 2018 usciva il suo brano d’esordio “Lontano”, susseguito da “Se nella notte” fuori il 3 settembre 2018. L’uscita dell’intero EP è prevista per gli inizi del nuovo anno, ma è chiarissima la direzione intrapresa dall’artista: testi chiari, asciutti e concisi, un’attenzione rilevante nei confronti delle sonorità e delle armonie, il tutto condito da un connubio tridimensionale rispetto al panorama circostante spesso appiattito e assopito dalle esigenze di mercato. Lo scopo ultimo di Marco Lombardi e del suo produttore Giovanni Carnazza è quello di esplorare approfonditamente un nuovo universo costituito da impulsi sonori, e canali d’espressione alternativi. Le atmosfere dance elettroniche costituiscono un mezzo utile per sviluppare a trecentosessanta gradi un’idea partorita con la finalità ultima di indagare e soffermarsi mai banalmente sull’alienazione e, al contrario, sulla fuga. I pezzi di Marvo chiacchierano una lingua nuova composta da frasi brevi e ripetute, concetti ridotti all’osso che racchiudono qualcosa di più, espressi volutamente con poche parole: quelle giuste.

Noi di Tutti giù parterre abbiamo avuto l’occasione di chiacchierare con Marco Lombardi e Giovanni Carnazza durante la trasmissione Porketta Rock, il 9 ottobre scorso, a Radio Kaos Italy, eccone il risultato:

– ascolta il podcast della trasmissione –

Com’è nato il progetto MARVO?
È un progetto di musica elettronica nato da una serie di vicissitudini, come ad esempio altri progetti in ambito musicale e nella vita che non sono andati a buon fine per motivi vari. Ho deciso di sperimentare un genere musicale che ho sempre ascoltato ma non ho mai suonato, quindi in conclusione il progetto nasce dall’esigenza di sperimentare qualcosa di nuovo nei riguardi di un genere che mi ha sempre catturato particolarmente.

Come definiresti la tua musica?
La definirei un veicolo per trasmettere ciò che provo, un’esigenza di comunicare qualcosa che penso e sento, soprattutto attraverso la musica. Le parole non sono propriamente un contorno ma sono comunque parallele alla musica, che invece deve trasmettere un mood e uno stato d’animo, una sensazione. Questo è un lavoro iniziato un anno fa, io e Giovanni Carnazza, che è il mio produttore, siamo cresciuti molto insieme, abbiamo migliorato anche la nostra sintonia e complicità, siamo riusciti a estrarre sempre più un lavoro ed un prodotto che ci rappresenta.

Cosa rappresenta per te il brano LONTANO?
Rappresenta l’alienazione e l’estraneazione circa la vita quotidiana: uscire per strada, mettersi le cuffie, stare con il cellulare in mano, quando invece si ha bisogno a volte di altro, di estrapolarsi dal contesto cittadino e allontanarsi un po’. Ecco da cosa nasce l’idea di questo brano. Come mood abbiamo cercato di arrivarci in questo modo con uno stile quasi danzereccio, non eccessivo, ma comunque con una dinamica particolare.

Quanto hai paura di essere “indie”?
Non ho paura anche perché “indie” in questo senso non significa niente. Mi piace la definizione it-pop perché almeno è un genere. Indie è troppo generico, c’è l’indie rock degli Strokes, ma non è proprio la stessa accezione che viene attribuita qui in Italia, qui si intende altro. Se divento indie e famoso va bene lo stesso!

Data l’assonanza tra Marvo e Marvel sorge spontanea una domanda: Qual è il tuo supereroe preferito?
Nonostante sia sempre stato appassionato di fumetti della Marvel, il mio supereroe preferito è Hellboy. Non sono maistream neanche nei fumetti, lo ero quando ero più piccolo, poi nel tempo cambiano i gusti e le letture si evolvono. Hellboy è qualcosa da leggere, ha delle atmosfere incredibili, è horror, ha degli scenari essenziali, la cosa bella è che le storie partono da racconti popolari dal mondo, c’è sempre un fondo di mito da esplorare e interpretare.

Come mai hai scelto Phantom pt II dei Justice da ascoltare qui in radio?
I Justice sono un gruppo che adoro e amo, apprezzo molto la french touch in generale, però questo si discosta, perché ha delle sonorità più acide, più cattivelle, e proprio per questo l’ho scelto.

A cosa pensi sia dovuto il dislivello numerico tra cantautori e cantautrici?
Le donne hanno meno possibilità di emergere, questo è il dato di fatto, questo è il punto di partenza. Fino ad una decina di anni fa c’era anche meno interesse a partecipare da parte del sesso femminile in generale, però non so se questo è vero o se è un limite culturale, o se mette radici in questioni di altro tipo. Ora ci sono molte donne che fanno musica, e escludendo l’Italia, a livello internazionale le cose migliori vengono dalle donne. In Italia siamo indietro di trent’anni su tutto.

Ci sono delle eccellenze italiane che hanno resistito e che sono apprezzate anche all’estero per quanto concerne la musica elettronica?
Anche la musica elettronica è arrivata un po’ dopo. Chi fa questo genere ad alti livelli in Italia non lo fa in italiano e punta verso l’estero. Bloody Beetroots è di Como ma non ha mai fatto una singola sillaba pensando all’italiano, perché è un dato di fatto: se vuoi fare successo nell’elettronica l’Italia non te lo consente; però ci sono delle realtà interessanti, andando al di la di artisti conosciuti come Cosmo, che è una via di mezzo; c’è Godblesscomputers, c’è la bravissima Matilde Davoli, che è una produttrice che ha fatto uscire un album un paio di anni fa. Nonostante siano validissimi però, qui in Italia restano di nicchia, non perché lo sono in sé, ma perché vengono ascoltati di meno a prescindere. Qui bisogna sempre trovare un compromesso e delle vie di mezzo. Come per l’elettronica, stesso discorso vale per altri generi come il Jazz o il Blues.

 

 

Nel pezzo Se nella notte dici “non preoccuparti succede a tutti”, il tuo interlocutore è immaginario, reale o è semplicemente te stesso?
L’interlocutore innanzitutto sono io, però è rivolto anche agli altri, non è immaginario. Non posso dirlo con certezza ma penso che quello che noi viviamo singolarmente lo vivono tutti, chi più chi meno. Se io ho il sonno tormentato non credo di essere l’unico.

Come mai la scelto di utilizzare poche parole ma concise?
Il mio intento è quello. Già da ascoltatore faccio sempre caso alla musica e poco alle parole, il testo invece, a meno ché non sia di fattura molto elevata, non lo considero molto. Nell’elettronica le frasi si reiterano all’infinito, le parole sono importanti ma non sono la cosa più importante.

Quando uscirà il prossimo brano?
Credo tra un mese e mezzo, l’ep uscirà inizi 2019 e si comincerà a suonare dal vivo a breve. Il 3 novembre a Le Mura aprirò Vittorio Belvisi che è un cantautore e amico.

Un disco che tutti dovrebbero ascoltare e avere nella propria collezione?
Kind of blue di Miles Davis.

Dove possono trovarti gli ascoltatori?
Marvomusicaitalia su Instagram, e su tutte le piattaforme: spotify, youtube, facebook.

 

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