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T Vernice ci ha raccontato il suo ep bestof2020 (Needn’t) – leggi l’intervista

Venerdì 17 giugno è uscito l’ep di debutto di t vernice, bestof2020 (Needn’t), rigorosamente minuscolo e tutto attaccato come un file del computer a cui siamo affezionati. Anticipato dai singoli plastica e pianura padana, e il precedente talkingheads del 2020, il nuovo lavoro in studio del cantautore torinese è una piccola finestra aperta sul suo mondo personale.

Bestof2020 è composto da sette brani squisitamente figli degli anni Dieci che ci siamo lasciati dietro e che sono rimasti in un sorta di, per citare Dragon Ball, stanza dello spirito e del tempo, un limbo ovattato in cui tutto si ferma. Il fil rouge che percorre l’intero ep, in termini musicali tanto quanto testuali, è il tema della nostalgia. Sette tracce, infatti, scritte durante il 2020, da qui il titolo dell’ep, e conservate con cura come si fa con vecchie foto che ci ricordano chi eravamo. E così, cliccando su bestof2020 veniamo teletrasportati in quella che è stata la quotidianità di t vernice di qualche anno fa, tra amori che hanno lasciato solo un balsamo alla papaya, treni malinconici e diavoli per capelli.

Ciao T Vernice, ti va di raccontarci un po’ com’è nato il tuo progetto artistico? 

A dodici anni giocavo a pallone e basta, e non ero maluccio, non ascoltavo la musica neanche per sbaglio e non avevo mai toccato uno strumento musicale. Ho dovuto smettere per un infortunio, e di colpo mi sono trovato senza niente di divertente da fare. Come in molte case italiane, c’era la chitarra del babbo, una Eko degli anni 80, che aspettava soltanto di essere scoperta in cantina. Una volta presa la chitarra, di nuovo c’era qualcosa da fare tutto il giorno. Gli accordi, poi le lezioni, poi la stratocaster, le pentatoniche, e così via. L’ho presa un po’ lunga, ma senza questo episodio forse avrei preso tutt’altra strada, tipo le scommesse sportive o la danza.

Bestof2020 (Needn’t) è il tuo ep, e ci sono un bel po di riferimenti interessanti, tra cui anche un po di Giorgio Poi. Ti va un po di raccontarci il filo che collega questo tuo disco?

Io credo che il filo conduttore del disco sia la spontaneità, sia sulla produzione che sulla scrittura. Una spontaneità che porta a fare qualcosa di molto diretto e personale (oggi direi “fin troppo”, stiamo parlando del me prima, anche molto prima del 2020) e allo stesso tempo scanzonato e poco serio. Credo che la musica di Giorgio Poi abbia queste caratteristiche. Io l’ho ascoltato molto nel 2017 all’epoca di Fa Niente ( mentre i più vecchi dei brani del bestof nascevano).

Bestof2020 (Needn’t), perchè questo titolo? Comunque, mi piace molto questa vena vintage che caratterizza i brani. Complimenti. 

A inizio 2020 tutti questi brani ( e altri che rimangono per ora inediti) erano già stati scritti, prodotti, mixati e masterizzati. Dopo la pandemia ne sono usciti alcuni, e poi il tempo è scivolato facendo resistere solo quelli che reputavamo migliori. Quindi questo è effettivamente un bestof2020, senza nessuna dietrologia.

Stai davvero benissimo da solo? Come mai questo sound malinconico, ma anche un abbastanza estivo? 

La verità è che il significato del brano è aperto: stare da soli a volte è una necessità perché i rapporti umani causano necessariamente (anche) conflitto. A volte si pensa di stare benissimo solo e soltanto da soli per evitare di lamentarsi, altre volte si cerca di avere sempre e comunque qualcuno/qualcosa attorno. Molto spesso l’equilibrio lo si trova in mezzo.
Sto benissimo è un brano già presente in qualche anfratto di YouTube in una versione abbastanza acida e giovanile, che abbiamo voluto riarrangiare rendendola un po’ frizzantina ed estiva, diciamo. 

Riusciresti a raccontare ogni traccia con il titolo di un film?

pianura padana – Before sunrise
Mi è venuto in mente perché ho scritto questo pezzo su un treno, c’è di mezzo il treno, solo che nella canzone si racconta una fine mentre nel film l’inizio di una storia.

Plastica – don’t look up
O qualunque altro film sul fatto che la razza umana presto si estinguerà.
P.s. il film non mi è piaciuto per niente.

sto benissimo- into the wild 
“Happiness is only real when shared”
Madonna che salto.

In giro di notte – deconstructing harry
Scelto questo titolo solo per il modo formale in cui si tratta la vicenda autobiografica: qua prima nel testo provo a parlare in terza persona di me, poi non ce la faccio ma invece di riscrivere la canzone da capo incomincio a parlare in prima persona e ad aprirmi del tutto. Tirandola per i capelli mi ha ricordato il modo in cui lo scrittore harry racconta le sue vicende nei libri ma che poi si svelano nel film.
Ci sto provando a rispondere. 

Balsamo – Hair
Capelli. Vi giuro è la domanda più difficile che mi abbiano fatto in un’intervista e forse nella vita.

correre – caro diario 
questa è l’unica azzeccata, c’è una cit presa da questo film, “saper ballare”, dalla straordinaria scena sulle mura Aureliane con Jennifer Beals. Mi piacerebbe molto sapere ballare bene, mi accontento di ballare maluccio ma in maniera molto 80s .
talkingheads – Ferie d’agosto ( Virzì) 
Questa canzone è un elenco lughissimo tipo flusso di coscienza, che poi a un certo punto si libera. In quell’elenco neanche troppo ragionato è possibile che abbia messo “ferie d’agosto” perché avevo appena visto il film. È possibile. Non è sicuro. Ma ho risposto alla domanda e sono felice.

C’è qualche aneddoto particolare che vuoi raccontarci della scrittura dei brani? 

Non sarà molto suggestivo, ma La maggior parte delle idee sui testi le appunto sulle Note del telefono mentre faccio altro, la maggior parte delle idee sulle linee vocali le registro di sfuggita sulle note vocali del telefono o le canticchio sulla base mentre cammino. Poi c’è il lavoro “vero” di scrittura, seduto al tavolino e alla chitarra o arrangiando al pc,  che raccoglie tutte queste impressioni e che può durare settimane, mesi, anni, etc e che per il 99% dei casi si risolve in un “è brutto”.
L’1% di tutto ciò diventa una canzone.

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