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Maru in Zero Glitter: un album che canta verità | Recensione

di Giorgia Groccia.

Togliersi le maschere e tentare la felicità credo sia il motto reale e profondo del nuovo progetto discografico della cantautrice siciliana Maria Barucco, in arte Maru, che scrive canzoni dal 2012 ed ha alle spalle un disco self-titled prodotto in collaborazione con Davide Di Rosolini.

Zero Glitter è il nuovo album uscito il 23 novembre per Bravo Dischi, prodotto da Fabio Grande, il quale vanta produzioni degne di nota come Joe Victor, Colombre e Mai Stato Altrove. Le otto tracce che lo compongono sono pregne di vitalità e bisogno di rendersi vere, reali e palpabili al di sopra della non accettazione di sé che in questo caso viene amabilmente capovolta per lasciar spazio a zero giri di parole e molta sostanza gustosa. Bisogna eliminare gli strati di polvere accantonati su noi stessi e restare in ascolto per assaporare una voce fresca che ci comunica, senza troppi fronzoli, il desiderio recondito di esistere, farsi vedere in tutto il proprio splendore. L’animo di Maru è composto da una tratteggiata aura fiabesca lieve e determinata al tempo stesso, una miscela assolutamente vincente. A partire dal titolo riscontriamo una donna che vuole sottrarre al proprio essere donna quella patina glitterata -appunto- che spesso automaticamente viene conferita al sesso femminile.

Ho cominciato a scrivere di alcune cose perché non riuscivo a esprimerle in altro modo, racconta Maru. E’ stato tutto molto naturale, per me. Fin da piccola sono cresciuta in mezzo alla musica, mio padre suonava, avevo strumenti musicali al posto dei giocattoli.

Oggi ritroviamo una giovane musicista alle prese con la scoperta del proprio universo interiore in otto canzoni scritte di suo pugno ed estrapolate dalla propria biografia, affrontate con ironia e con un cuor leggero che la distinguono dallo stereotipo di cantautrice triste e malinconica. Ma il disco non è esclusivamente una ballata autoreferenziale, piuttosto vi è particolare attenzione anche nei confronti degli altri, creando così una spinta differente e cercando la mano del vicino, che spesso necessita una spinta decisa e concreta per poter essere spronata a farsi avanti. Trattare tematiche delicate eliminando i macigni, fare politica senza propaganda, eliminare i filtri senza essere brutali, trattare l’omosessualità tra donne senza il pregiudizio o i luoghi comuni, sono gli ingredienti che tratteggiano il successo dell’album in questione che si prospetta essere davvero un lavoro ben riuscito.

 

 

Un’adolescenza segnata dal punk-rock, una passione per The Strokes, MGMT e i Phoenix, un amore per la buona scrittura del cantautorato italiano contemporaneo di Colapesce, Colombre e Maria Antonietta: Maru assorbe le più svariate influenze musicali e rielabora i suoi ascolti in un prodotto tutto suo, senza sentire il bisogno o la necessità di imitare qualcuno o inseguire qualcosa, se non se stessa.

Zero Glitter nasce voce ed ukulele e voce e chitarra, trasportando in seguito questa intimità acustica in un universo più elaborato e complesso, composto da sintetizzatori, tastiere e la batteria di Francesco Aprili.

Il singolo Giorgia racconta il dissidio interiore d’essere o apparire, Dove dormi narra le distanze mentali, molto taglienti rispetto a distanze fisiche, poi Bourdeaux gioca tra la tonalità di rosso grumoso e il limite, il bordo; ancora, la falsa sicurezza apparente di una casa o di una relazione denunciata in Ordine, il pezzo scritto più recentemente. Via Oberdan, si fa luogo di fallimentari progetti di vita e appartamenti non vissuti, l’amore appassito che slitta in avanti nel tempo perché congelato, quell’amore che cammina sulle rotaie dell’inerzia. I Baristi invece è stata scritta in un bar della spiagga di Fontane Bianche a Siracusa e viene dedicata ai baristi che non sanno fare i cocktail. La title-track Zero Glitter è il riassunto di tutto il disco.

Avevamo questo pezzo, molto introspettivo, ed è stato quasi commovente sentirlo arrangiato in studio. Racchiude in sé il senso complessivo di un disco che parla dell’importanza di convivere con se stessi, anche con i propri difetti e i propri fallimenti.

Infine, uno dei suoi pezzi preferiti, Lunedì è Martina:
Scrivere di violenza è sempre difficilissimo, dice Maru, specialmente se si decide di affrontare di petto un problema spesso troppo spaventoso per essere accettato. Questa canzone si prende il rischio di denunciare chi non vuole denunciare, di parlare chiaro e tondo a chi si nasconde dietro l’idea che un pugno possa derivare dal troppo amore.

Zero Glitter è, senza la pretesa di dover necessariamente essere. Esiste, canta la verità, ne sentiremo parlare.

 

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