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Maelstrom: la sua bassa marea e la voglia di sognare ancora

Dopo l’esordio per Revubs Dischi con “Coralli”, il cantautore astigiano torna a sondare le profondità della propria anima attraverso una scrittura utile a tenere a galla quel che resta dell’amore, quando altro non sembra che un relitto abbandonato alla deriva: “Bassa marea” è la terza fatica di Maelstrom, nella navigazione che porta all’approdo al disco d’esordio.

 

 

Mi sembrava di ascoltare franchino126 dalle prime note del brano, si presenta bene Maelstrom con il suo nuovo singolo Bassa Marea, un inno alla sua rivoluzione interiore, che cambiare strada poi sembra a volte la cosa più difficile del mondo, ma basta soltanto dimenticare le chiavi a casa e prendere una via qualunque. Ci sta anche perdersi ogni tanto e correre più lontano possibile, nonostante la bufera. Un pezzo ben scritto, con un sound cucito a pennello. Grazie a dio Maelstrom nell’intervista ci ha spiegato l’origine di questo nome così particolare. Vi invitiamo a leggerla e scoprire di più su questo artista.

 

 

Benvenuto Maelstrom! Lo sappiamo che te l’avranno chiesto già numerose volte… ma da dove deriva la scelta del tuo nome d’arte? 

Ciao Tuttigiuparterre e grazie dell’invito. Il mio nome d’arte fa riferimento ad un vortice marino della mitologia nordica e deriva dal mio rapporto d’amore ancestrale con il mare e le leggende connesse. Inoltre è anche legato ad un racconto di Edgar Allan Poe a cui sono particolarmente affezionato e che si intitola appunto “una discesa nel Maelstrom”. 

Raccontaci del tuo ultimo singolo, “Bassa Marea”: come nasce? 

Bassa Marea nasce dalla necessità di riprendere la propria voce e la voglia di sognare delle nuove generazioni, mutilata da ormai due anni estremamente complessi. Ci siamo ritrovati da un giorno all’altro a dover imparare a trascorrere molto tempo con noi stessi e a gestire la consapevolezza di non sentirci sempre all’altezza per affrontare le nostre paure. È un inno di ribellione a questo stato mentale opprimente, è il cuore che batte forte. Quando scende la marea, anche le distanze più temibili d’un tratto si fanno brevi. 

E’ particolare anche il concept fotografico che congiunge i tuoi ultimi due singoli: stai tracciando una linea che porterà fino al disco, oppure dobbiamo prepararci ad un cambio di rotta? C’è un filo rosso, insomma, che collega le tue ultime pubblicazioni? 

Il materiale visual del mio progetto musicale è interamente curato da mio fratello Gianvincenzo Pugliese, attore, regista e fotografo di grande talento. Abbiamo deciso insieme di caratterizzare Maelstrom come fosse un personaggio delle tavole di Hugo Pratt e narrare di volta in volta le sue avventure marittime. Insomma, potete aspettarvi di tutto. 

L’amore rimane il grande protagonista delle tue canzoni. Domanda gossip: tu sei uno che preferisce i porti sicuri o fai il nido nella tempesta, in amore? 

Ho pensato un pò a come arricchire la risposta ma andrò diretto dai; porti sicuri. 

Abiti in Piemonte, e nonostante questo l’elemento marino è davvero molto presente nella tua scrittura… come mai? Che tipo di “idea” associ al mare? 

Beh, sono nato al mare e nonostante abbia poi trascorso tutta la vita in Piemonte se non nei momenti in cui andavo a trovare i miei nonni ne sono sempre stato profondamente attratto. Il senso di libertà, le leggende, il mistero. Molto probabilmente è proprio il fatto che mi sia ritrovato così distante che mi ha portato a raccontarlo in questa maniera. Chissà… 

Consigliaci un disco da ascoltare stasera, subito dopo esserci riassaporati la salsedine del tuo ultimo singolo. 

Vai con Exuvia di Caparezza! 

 

Note bio:

Maelstrom, da malen “girare” e stroom “corrente” è il nome d’arte di Alessandro Pugliese, cantautore dalle origini e influenze miste. Marinai, tempeste e leggende sono il cuore del progetto, le voci che si fondono di canzone in canzone. Nasce in un piccolo paese in Calabria, cresce in Piemonte e di recente ha intrapreso un’avventura discografica presso la label ligure Revubs Dischi, che lo ha riportato a confrontarsi con tutto quel mare ingoiato da bambino e poi abbandonato.

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