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L’assurda e bellissima utopia dei Gamaar, dove Kafka è presidente

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Diro una cosa antipatica, vi prego di scusarmi per questo femminismo spicciolo.

In questa scena infinita dove vivono VerdenaMinistri, Le Endrigo e varie, le voci femminili sono poche e abbastanza nascoste; spesso così frustrate di essere calpestate dai nomi più grandi e ridotte a fare i “supporter di…”, da sparire velocemente nell’ombra. Manca un gruppo serio, una voce femminile intesa e vera che faccia da rappresentante in questa scena rock che esiste, e resiste ancora. Qui arrivano i Gamaar, capitanati da Gabriella Diana, con un disco che silenziosamente è diventato tra i miei preferiti di quest’anno. E in quest’inverno dove si insinua velocemente lo spirito natalizio, è impossibile per me non fare i conti con: chitarre, problemi mentali, un’interpretazione magica e perfetta di follia e rabbia quotidiana, un timbro, quello di Gabriella, di cui mi sono innamorato sin dal primo ascolto. Questo il mio personalissimo e solitario Natale 2022.

Gamaar definiscono il loro personalissimo mondo di follie elettriche, Gabriella un cappellaio matto che ci porta per mano nella sua testa. Kafka è il presidente di questo mondo Burtoniano di scontri personali e battaglie quotidiane. Un disco arrabbiato: nuotando nell’assurdo, racconta cosa succede alla mente quando galleggia e quando affoga. Vivendo in una società capitalista, una società della performance, del consumo, dello sfruttamento lavorativo, del trauma, del privilegio e della discriminazione, cosa succede alla nostra salute mentale? Si rompe, si contorce e resiste. Un alternative rock che sa di anni 90: suoni acidi e distorti, batterie energiche e ritmiche scomposte, quasi nevrotiche, con un cantato recitato, urlato, talvolta morbidamente malinconico.

Vorrei vivermi questo disco nel pogo, vorrei immergermi in una macchinata solitaria nella scighera lombarda, tagliando il freddo mentre vado a un concerto lontano dal mondo. in questo inverno da fuori sede a Milano, Bomba mi ha fatto compagnia nelle mie cene a base di pasta al tonno, con i miei raffreddori che non passano mai, e lo sciopero dei mezzi, rigorosamente di venerdì. Sento che questo disco può fare bene a tutti i disagiati soli, come me.

Non perdetevelo.

LV

 

 

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