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“Isola metropoli” è l’album d’esordio che Il Befolko presenterà stasera al MMB di Napoli

Verrà presentato ufficialmente questa sera al MMB di Napoli (vico Quercia, 3) a partire dalle ore 22 “Isola Metropoli”, il primo lavoro discografico, autoprodotto, de Il Befolko (al secolo Roberto Guardi). L’album, registrato, masterizzato e mixato nell’estate 2017 presso la Stereo8 di Napoli, segna l’esordio in proprio del cantautore venticinquenne, dopo l’esperienza in studio da percussionista con La Maschera, con i quali ha inciso il fortunatissimo “‘O vicolo ‘e l’alleria” (2014).

 

Sul palco a luci soffusi dell’MMB che già altre volte lo ha visto esibirsi, il cantautore suonerà le otto tracce, interamente in lingua napoletana, del suo primo disco per la prima volta in assoluto in band (Guardi & Ladri), accompagnato da Marco Ricciulli (contrabbasso), Mattia Intignano (batteria), Noemi De Simone (glockenspiel, diamonica e cori) e Marcello Mastrocola (chitarra elettrica e cori).

 

L’apertura della serata sarà, invece, affidata alla cantautrice La Nazzaro, nome d’arte di Alessandra Nazzaro (Napoli,’96). Pianista, chitarrista e cantante, sarà accompagnata nei suoi inediti in italiano da Marco Lembo al basso e da Luca Martino alla batteria.

 

“Isola Metropoli” è il primo album de “Il Befolko”. Registrato, masterizzato e missato nell’estate 2017 presso la Stereo8 di Napoli da Andrea Giuliana e Paci Ciotola. Interamente in lingua napoletana, comprende otto tracce (più una ghost track) composte tra l’aprile 2012 (Mannaggia tengo famme) e il luglio 2016 (Riru). Ad esclusione di Riru (primo brano), la tracklist è ordinata seguendo la concreta genesi cronologica delle canzoni, quasi come se si dovessero ricostruire i tasselli di una “storia” (quella personale dell’autore, una parte di essa). Gli otto pezzi scelti sono una personale antologia, una raccolta (filologicamente parlando), una selezione personale delle proprie canzoni ritenute migliori.

 

Tutti i brani, parole e musica, sono stati composti da Roberto Guardi (ad eccezione di Riru, con testo di Bagony Snickett). Gli arrangiamenti sono stati curati dal cantautore con la collaborazione di Paci Ciotola. Le otto canzoni possono suddividersi in due sottocategorie, 4 registrate in band e 4 dagli arrangiamenti più scarni ed essenziali. I musicisti intervenuti sono: Bagony Snickett ed Enrico Rispoli (il primo in Riru e in ‘O Bigliettino, il secondo in Piatto Vacante) alla chitarra acustica, Noemi De Simone a glockenspiel e diamonica, Marco Ricciulli al basso elettrico, Paci Ciotola all’organo (in Nuttata chiara chiara) e ai cori insieme a Toto Traversa e Rosario Brandi. Roberto Guardi ha registrato invece prima e seconda voce, cori, prima e seconda chitarra acustica, batterie e percussioni.

 

L’album non è propriamente considerabile un concept ma tutte le canzoni sono legate da un filo comune e cercano di fissare un primo approdo stilistico in quanto a testi e musica. Il titolo “Isola Metropoli” prende spunto da una riflessione che il cantautore aveva affidato nel maggio 2015 alla propria pagina facebook qualche settimana dopo il suo debutto (9 maggio 2015). I due termini rappresentano, rispettivamente, la solitudine, il nostalgico raccoglimento interiore nonchè la figura del cantautore (appartata, schiva, gelosa del proprio modo di “sentire”) mentre la metropoli incarna la città (fisica e non solo), la collettività, l’insieme imprescindibile di tutti gli impulsi e degli apporti esterni di cui si nutrono il cantautore e le sue storie. I due termini possono essere dialettici ma anche sinergici e si ritrovano in tutte le tracce. Il genere di partenza è da considerarsi un folk, con qualche contaminazione.

 

Il disco è stato anticipato dall’uscita, il 18 ottobre, del singolo ‘O Bigliettino, quinta traccia. Il videoclip che accompagna il brano è stato realizzato da Alessandro Freschi (Frè), girato nel centro storico di Napoli. Il videoclip è stato realizzato in un’ora, pensato volutamente come un qualcosa di semplice e spontaneo. Come tutte le canzoni dell’album e non solo, il brano prende spunto dalla vita del suo autore e come altri brani dell’album (‘O ‘mbrello, ‘A lavatrice) è dedicato ad un oggetto umile, semplice, quotidiano, dimesso e apparentemente impoetico.

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