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Quando ho incontrato TGP: Nostromo

“Nostromo è l’alter ego, significa il nostro uomo e io.”

Intervista a cura di Angela Ieriti

Minuetto è il disco di debutto di Nicolò Santarelli, in arte Nostromo, cantautore marchigiano classe 1994, uscito il 15 novembre scorso per Trident Music e Sony.

 

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Nostromo.

Ciao Nostromo, non possiamo iniziare questa intervista prima di capire il perché di questo nome d’arte. Raccontaci come è nato il tuo progetto.

Nostromo nasce un po’ per caso e un po’ per necessità. Erano mesi che sentivo di voler scrivere, l’ho fatto e la fortuna ha voluto farmi conoscere Eliano, ormai membro della squadra. Mi passa una schedina e fa “se la vinciamo mi registri il brano”. Inutile dirlo, schedina vinta e brano registrato. Da lì non ho più smesso. Nostromo è l’alter ego, significa il nostro uomo e io, Nicolò, non mi sento proprio l’uomo di nessuno. Mi piaceva fare leva su questo discorso perché alla fine è difficile capire chi sei e star bene con te stesso e con il mondo.

 

Ti dico due nomi della musica italiana Cremonini e Francesco Gabbani. Tu mi ricordi quel mondo. Raccontaci i tuoi riferimenti e con che tipo di musica sei cresciuto.

Sono cresciuto ascoltando musica italiana, colpa della mamma e del papà. Colpa si fa per dire, mi piace questa cosa. De André, Guccini, Bertoli, Dalla, Gaetano, Battisti, insomma, questo mondo. Poi ovviamente ho conosciuto anche altri artisti favolosi ma sono rimasto molto sull’italiano, specialmente sulla musica di altri tempi, quella degli anni 50/60/70. Credo che abbiano delle melodie semplicemente stupende.

 

 

Tu sei marchigiano. Quanto conta il legame con la tua terra e quanto essere nato in una terra così bella ti ha aiutato nello scrivere canzoni?

In realtà ho iniziato a scrivere da quando vivo a Bologna. Fermo è una bella città quanto piccola e onestamente mi ha ispirato ben poco. Specialmente negli anni passati credo abbia avuto davvero poco da offrire ai ragazzi della mia età. Poi oh, io ci provo ogni volta che torno a scrivere e puntualmente non riesco. Belle si ma evidentemente ispirano poco la mia creatività.

 

Il tuo nuovo album Minuetto è un mix di immagini in cui racconti i tuoi ricordi, le tue aspettative ed è pieno di sentimento. Tra le mie preferite del disco ci sono Nostromo e Giradischi. Invece Quale pensi possa essere, se c’è, la canzone che ti rappresenta di più in questo disco?

Mi fa piacere ti piaccia Nostromo, è un pezzo particolare per me e cerca di esprime al meglio un momento di forte stress e insicurezza. Il brano che mi rappresenta di più nel disco? Credo sia Io tra noi e parla di quanto sia difficile per me trovare le risposte alle domande che mi faccio. Ovviamente queste risposte non arrivano sempre e la sofferenza si fa avanti. Il problema è che spesso credo sia una sofferenza meritata. Insomma, è un pezzo poco felice ma penso si capisca senza descrizioni.

 

Essendo un cantautore, immagino che la dimensione live conti molto per te. Raccontaci qual è il live che ti è rimasto impresso maggiormente nella memoria fino ad ora.

Non ho ben capito se stai parlando di un mio live o di altri artisti ma facciamo così, rispondo per entrambi. Sicuramente la dimensione live ha un forte impatto emotivo sia sul pubblico che su chi lo esegue. A me ha emozionato molto Brunori Sas in concerto, sarà la magia delle sue parole, la sua dolcezza, la musica, non so, però spacca. Ci restano anche i sick tamburo nella mia memoria, li adoro. Invece un mio concerto che ricordo con particolare emozione è quello del Core Festival di Bologna, breve ma intenso. Mi sono divertito molto e abbiamo suonato bene, un bel momento.

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