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Quando ho incontrato TGP: Annibale

O troveremo una strada o ne costruiremo una.

Intervista a cura di Lorenzo Scuotto

Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il cantautore napoletano Nicolò Annibale. Il suo nuovo singolo “E maggio se ne va” rappresenta un antipasto di quello che sarà il suo nuovo album “Elefanti” in uscita in autunno.

Ciao Nicolò, bentornato su TuttigiùParterre – Music on the road!
Ciao Lorenzo, un caloroso saluto a tutti i parterriani!

Alla fine della nostra ultima chiacchierata ci eravamo dati appuntamento in prossimità dell’uscita del tuo nuovo progetto discografico e mi hai confidato che le registrazioni sono finalmente finite! Che cosa dobbiamo aspettarci dagli “Elefanti” di Annibale?
Sì, le registrazioni dell’album sono finite a ottobre e ci siamo concessi quei tre-quattro mesi per missarlo. Avremmo voluto pubblicarlo ad aprile, ma causa pandemia l’uscita è stata rinviata al prossimo autunno, anche se probabilmente col senno di poi non sarebbe stato poi così tanto un errore rilasciarlo durante il periodo di quarantena. Questo disco rappresenta per me un nuovo inizio, infatti a differenza del mio precedente lavoro uscirà solo a nome Annibale (senza più Nicolò) proprio a dimostrazione di questo taglio netto col passato. Ho cercato di realizzare un qualcosa che mi appartenesse appieno, che fosse diverso da ciò che solitamente si sente in giro: questo album mi ha permesso di evolvere la mia scrittura e sono soddisfatto del prodotto che è venuto fuori. Ho imparato davvero tanto lavorando a questo progetto, mettendo in dubbio la mia musica e i miei testi.

“E maggio se ne va”…speriamo si sia portato via anche la pandemia! Raccontaci la genesi di questa splendida poesia in musica e magari svelaci anche un aneddoto legato alla composizione di questo tuo nuovo singolo.
Devo essere sincero, è uscita un po’ a sorpresa perché in realtà ne avevamo posticipato il rilascio, poi il giorno prima che uscisse ho ricevuto una mail da parte del mio entourage nella quale mi dicevano che la canzone sarebbe stata pubblicata il giorno dopo. “E maggio se ne va” è l’unica traccia del disco che ho scritto molto tempo fa, durante l’estate dei miei diciotto anni, e che quindi avrebbe dovuto far parte del mio primo album salvo poi escluderlo. In questi anni, però, non l’ho mai accantonata e adesso eccola qui con un arrangiamento completamente diverso da quello originale, che rappresenta pienamente “Elefanti”. Era destino che non dovesse far parte di quell’album, con questa nuova veste  è una canzone rinata e di questo sono molto contento perché devo ammettere che in molti la sta apprezzando.

“Nessuno campa facendo l’artista emergente”, hai dichiarato in una recente intervista, ma come riesci a coniugare il lavoro con la scrittura? Le due “mansioni” sono in qualche modo interconnesse fra di loro?
Sì, sono molto interconnesse tra loro. Più vado avanti e più mi rendo conto che oggi essere un artista emergente è veramente molto difficile. Ho sempre pensato che mi piacerebbe vivere di musica, ma almeno per adesso è meglio di no, anche perché il mestiere che esercito s’interfaccia parecchio con la musica e soprattutto mi aiuta molto a comporre. Solo grazie al lavoro riesco a investire nella mia passione, purtroppo l’artista emergente prima o poi cade nel dimenticatoio quindi è necessario appunto emergere e per farlo bisogna investire affinché il tuo progetto prenda la giusta direzione. Quindi il lavoro, qualunque esso sia, anche cameriere o barman, non deve essere snobbato, perché tutto ciò che fai in funzione della tua passione, nel mio caso la musica, non può essere considerato un sacrificio a mio avviso, ma una scelta.   

Mi hai appena confessato che lavori in un locale dedicato anche alla musica dal vivo: assistendo a un grande viavai di artisti emergenti, c’è mai stato un momento in cui hai pensato di cambiare strada?
Ti dico la verità, più lavoro in quest’ambiente e più son convinto di voler e poter fare musica nella vita. Inoltre il mio lavoro m’ha permesso di fare conoscenze che poi si sono rivelate importanti ai fini del mio progetto artistico. Lavorando a stretto contatto con gli artisti, a volte mi capita di avere diverse difficoltà a rapportarmi con i più spocchiosi, che raccolgono più di quanto meritano se si vanno a rapportare cachet e pubblico: “Se non chiedi mille euro, non ti prendono sul serio”, canta Willie Peyote in una sua canzone.  Nonostante ciò, continuo a credere che alla lunga i risultati arriveranno. Il mio obiettivo non è fare il boom adesso a venticinque anni e poi però sparire, ma arrivare a trent’anni con la giusta consapevolezza e la giusta maturità per farlo di mestiere il musicista, per tutta la vita.

L’Italia ha affrontato uno dei periodi più complicati della sua storia recente…in queste settimane di quarantena forzata hai riscoperto qualche hobby? Magari hai scritto qualche nuova canzone…
La prima settimana è stata ovviamente la più difficile per me ma come penso un po’ per tutti, perché ero abituato a trascorrere intere giornate lontane da casa e mi sono quindi dovuto abituare a questa nuova tipologia di vita che nel primo mese mi ha causato qualche difficoltà nella scrittura. Ho dedicato molto tempo ai film e soprattutto alla lettura, che è l’altra mia grande passione. Dal secondo mese in poi mi sono sciolto e ho ripreso a scrivere con continuità, così sono nati cinque-sei pezzi, quindi nonostante tutto contro ogni pronostico è stato un periodo proficuo. Ne ho approfittato anche per ricominciare a praticare un po’ di sport, mi sono posto delle domande e ho riflettuto un po’ su me stesso per affrontare le problematiche del mio percorso  

Devi molto alla lettura e anche adesso che siamo seduti al tavolino di un bar del centro storico di Napoli hai portato dietro con te un libro, che ti ha tenuto compagnia prima del mio arrivo…
Il romanzo che ho iniziato a leggere proprio poco prima che arrivassi tu s’intitola “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Ti leggo una frase che mi ha colpito in maniera particolare sin da subito: “Bruciare sempre, bruciare tutto. Il fuoco splende e il fuoco pulisce”. La lettura è sempre stata di fondamentale importanza nel mio percorso artistico, in questa quarantena ho esplorato generi differenti e riscoperto i grandi classici. In “Elefanti” c’è una traccia, “Storia di un cantautore” (in featuring con Peppe-Oh) , in cui faccio riferimento al libro “Chiedi alla polvere” di John Fante: nel romanzo il protagonista prova a sfondare nella scrittura, ma per riuscirvi va incontro a mille peripezie…un po’ come capita proprio al cantautore emergente tornando al discorso fatto poc’anzi. Un altro libro che mi ha particolarmente devastato è stato “L’animale morente” di Philip Roth, grazie al quale ho compreso ancor più che la scrittura fosse la mia strada. Quindi probabilmente senza la lettura non avrei fatto il musicista…

Ti senti un “artista che fa tanto divertire?” Secondo te è giusto riprendere l’attività live il 15 giugno seppur con tutte quelle restrizioni? Che direzione prenderà la musica nei prossimi mesi?
Devo ammettere che il mio primo album sia abbastanza angosciante, “Elefanti” forse un po’ meno magari perché più movimentato. Scherzi a parte, non sono un comico, anche se sul palco metto in mostra il mio carisma anche grazie alla mia napoletanità. Posso accettare il verbo appassionare, ma l’obiettivo del musicista non è certamente quello di intrattenere, ma richiamare attenzione. Ricollegandoci al discorso sulla musica come lavoro, paradossalmente io credo sia non dico ingiusto ma poco giusto: la gente ci vive di musica e di arte. Ci può essere la ripartenza, ma bisogna capire a che condizioni, perché siamo tutti d’accordo che la musica è passione ed emozioni, ma è anche un lavoro. Mi auguro che la quarantena sia servita ai cantautori e ai musicisti per ascoltare molta musica e non i soliti tre artisti cercando poi di scimmiottarli, la musica va ascoltata in maniera approfondita e studiata attentamente.  

Per quanto riguarda la musica dal vivo, stai già programmando un tour di concerti per presentare il tuo secondo lavoro? Se puoi, svelaci qualche anticipazione in merito alla ripresa.
Nonostante l’album esca in autunno, stiamo cercando di chiudere qualche data, la prima di queste è già ufficiale: il prossimo 28 giugno terrò una mini-esibizione dal vivo per ReStart Festival, un evento digitale trasmesso in streaming sulla pagina dell’Assessorato ai Giovani, Patrimonio e Lavori Pubblici- Comune di Napoli. Inoltre con la band stiamo lavorando a una diretta streaming da casa mia per farvi ascoltare come suonano i pezzi già usciti e magari eseguire anche qualche inedito del nuovo album “Elefanti”.

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