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Quando ho incontrato TGP: Acaro

“A me piace proprio giocare.”

Intervista a cura di Davide Lucarelli

Acaro è un cantautore atipico. Cresciuto nella provincia di Bergamo, canta dei suoi sentimenti e delle sue passioni con un lessico diretto e scanzonato su basi elettroniche. Ieri è uscito su tutte le piattaforme digitali il suo ultimo singolo, I Ghepardi, e questo è stato per noi il pretesto per fargli qualche domanda.

 

 

Ciao Acaro! Innanzitutto, ti chiederei di presentarti e di raccontarci un po’ come sei giunto alla nascita del tuo progetto musicale.

Ciao! Mi chiamo Riccardo, classe ’93 e vivo a Bergamo. Sono appassionato di cucina, videogiochi e Power Rangers. Mi piace tanto anche scrivere canzoni, lo faccio praticamente da sempre. Dopo tanti anni di esperienze in varie band, decido di avviare un progetto da solista. E’ durante un viaggio nell’estremo oriente che prendo la decisione di fare della musica la mia professione.

 

Ho letto che l’acaro (di polvere) ti causa allergia. Come mai hai deciso di utilizzare come nome d’arte qualcosa che ti fa stare così male?

Dovete sapere che da piccolo soffrivo di attacchi d’asma dovuti dall’allergia all’acaro della polvere. In un periodo di pausa dalla musica, iniziai a raccogliere pensieri su una pagina facebook, come fosse un diario pubblico di personali emozioni. Mi firmavo “Acaro” appunto, perchè volevo raccontare ciò che mi fa stare male. Questo è quello che faccio tutt’ora nelle mie canzoni, e Acaro è il nome con cui ancora lo faccio.

 

 

Le copertine dei tuoi singoli contengono tutte foto di action figures. Ci puoi raccontare il motivo di questa scelta? Sei un grande appassionato?

Sono a tutti gli effetti quello che si definirebbe un nerd, ma non di quelli che si definiscono tali perchè è cool esserlo, a me piace proprio giocare, c***o! Magic the gathering, GDR, videogiochi, giochi da tavolo, i giochi mi fanno impazzire! Action figures comprese. Marica Martella e Yaser Ahmady si sono occupati delle 3 cover, sono molto forti nella creazione di render 3D, non ci abbiamo pensato 2 volte, 3 action figures per i miei primi 3 singoli.

 

Il tuo ultimo singolo si intitola “I Ghepardi”. Hai dichiarato che questa canzone è un inno al fallimento. Che cosa, secondo te, vale la pena di celebrare del fallimento?

Non so cosa celebrare del fallimento, ma mi sento in dovere di farlo. Il cinema, la musica, in questi periodo specialmente, ruotano attorno al concetto del superuomo, non a caso ci dobbiamo sucare film di supereroi e rapper che gareggiano a chi dice di avercelo più grosso, e sottolineo dice. Io credo ci sia merito nella sconfitta, credo sia tanto affascinante quanto la vittoria. Anche perchè siamo tutti dei perdenti, i vincenti sono solo dei perdenti bravi a mentire, soprattutto a loro stessi.

 

 

Per concludere, la nostra consueta domanda sul live. Quali sono le emozioni che provi quando porti la tua musica dal vivo su un palco? C’è qualcosa che ti piace in particolare della dimensione live?

“Makoto” è uno dei 7 princìpi del Bushido, e recita: “Quando un Samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di “dare la parola” né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
Quando canto live le mie canzoni, intenzione e azione scorrono limpide in un unico flusso di coscienza. Sul palco mi sento un c***o di Samurai.

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