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Intervista a Calabi: “bleu è un amore sospeso a mezz’aria”

TUTTI GIU’ PARTERRE INCONTRA CALABI:

 BLEU, UN AMORE SOSPESO A MEZZ’ARIA

 

Calabi -la nuova identità artistica di Andrea Rota dei Plastic Made Sofa– quel terzo singolo, appunto, che preannunciava un’uscita tanto attesa quanto agognata che porta il titolo di IL CIELO IN UN CAFFE’.  Dopo aver esordito ad ottobre con il singolo LE TERRAZZE, il cui video è stato presentato in anteprima da ROCKIT.IT, e il secondo brano, VIA BRIGATA LUPI, già presente sulla playlist di Spotify SCUOLA INDIE, Calabi tira fuori l’ultimo brano che rappresenta l’anello di congiunzione con tutti i singoli precedentemente pubblicati.

IL CIELO IN UN CAFFE’ esprime -con particolare accento sulla sensibilità artistica di CALABI- un amore sospeso, malinconico, forse incompiuto trascritto su note synth-pop dinamiche e fresche: una combo decisamente interessante. Tutti i brani fuori sono assolutamente complementare; certamente questo artista rivela un EP complesso, costituito da pezzi uno diverso dall’altro che si congiungono grazie ad un unico file rouge. BLEU -ad esempio- è l’ultimo tiro di sigaretta, quello che ti manca una volta terminato, uno sfondo oceano, il quadro sfocato di un epilogo destinato a scomparire fumosamente.

È l’amore descritto a tinte pastello, dolcemente disarmante, il ricordo di qualcosa quando, con rammarico, ne restano solo briciole. Il cielo in un caffè si muove su sonorità soft ma incisive, la voce non si spezza mai, sempre precisamente inquadrata nell’adeguatezza rispetto alle parole scritte e cantate. Ogni brano si incastra vicendevolmente, una piacevole scoperta che facilmente diverrà parte integrante della scena, superando certi limiti costituiti dalla sovrappopolazione musicale dell’ultimo periodo.

 

Noi di Tutti giù Parterre abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con CALABI, eccone qui il risultato:

Qual è stato il fattore determinante che ha ispirato la scrittura del tuo singolo BLEU?

La fine di un amore. Un amore lungo. Un amore con cui sono diventato grande che se ne è andato lasciandomi senza corazza.

 Il tuo è un sound synth-pop molto interessante, moderno e curato. Come e quando hai scelto queste tipologie di suoni?

I miei brani nascono sempre in versione casalinga, alla chitarra o al piano. La produzione è di Federico Laini, già mio compagno di avventura nei Plastic Made Sofa. E’ stato lui a guidarmi in questa ricerca sonora, alla costruzione di un sound che potesse valorizzare il mio songwriting.

Se dovessi consigliare tre album che ti hanno cambiato la vita, quali sceglieresti?

Transformer di Lou Reed

Pop Tools dei Bluvertigo

Is This It degli Strokes

 

Su che base scegli i titoli dei tuoi brani?

Dipende. A volte nasce prima il titolo della canzone stessa e il titolo è una suggestione da cui partire per dare forma al brano. E’ il caso di Via Brigata Lupi per esempio. Altre volte la canzone nasce in maniera più istintiva, prendi la chitarra e in un soffio ti ritrovi con una canzone in mano. Rileggi il testo con lucidità e capisci da dove è arrivata e qual è il titolo giusto, come nel caso di Bleu.

I tuoi brani hanno una punta rilevante di malinconia, l’amore sospeso a mezz’aria, una dolcezza di fondo disarmante. Quali sono i sentimenti che caratterizzano la tua vita artistica e non?

Li hai saputi cogliere tu con grande profondità di sguardo. Scrivo quello che sento dentro, e molto spesso dentro la mia pancia c’è della malinconia e dello struggimento. Trovarsi sospeso e in balia di emozioni è per me qualcosa di familiare.

I tuoi singoli sono caratterizzati da alcune grafiche cartoon molto basiche ma al tempo stesso intriganti. Come mai avete scelto questa linea d’immagine da perseguire?  Le grafiche sono state curate da Martina Bliss. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme io ero intrigato dall’immaginario visivo delle illustrazioni giapponesi. Abbiamo trovato un punto di convergenza tra quell’immaginario, lo stile di Martina e le mie canzoni.

Cosa pensi della scena itpop?

Trovo sia un miracolo che in così breve tempo la gente abbia ricominciato ad ascoltare giovani artisti italiani. Per anni in radio sono passati solo artisti vetusti e bolliti. Un fermento del genere non si vedeva da anni, forse decenni. Personalmente non amo la musica alternativa a tutti i costi, questa scena mi piace perché è pop, come del resto è sempre stata la canzone italiana, popolare.

E del dislivello numerico tra cantautori e cantautrici di successo?

Mi sono interrogato su questa questione recentemente. Ho trovato una suggestione che potrebbe essere attinente, almeno in parte. Credo che le donne siano il vero motore del mercato discografico, sono loro che davvero si appassionano ad un artista e imparano a memoria le canzoni per cantarle ai concerti. E’ normale che una donna sia più facilmente attratta e ammaliata da un artista maschio.

Raccontaci i tuoi progetti nell’imminente futuro.

Pubblicherò due EP e un singolo tra qui e maggio. Dopo l’estate arriveranno nuove pubblicazioni e un tour.

 

 

 

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