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GIORS PRESENTA INCONTRI: il nuovo disco – leggi l’intervista

I quattordici brani che compongono Incontri sono, infatti, un viaggio nel mondo dei sentimenti, in cui non mancano ritmi gioiosi (Andiamo a ballare), sonorità più malinconiche e introspettive.

 Giors pone nel disco a se stesso e a noi, i seguenti quesiti: gli incontri che ci aspettano nella nuova normalità sono, e saranno, ancora gli stessi? Saremo in grado di continuare a darci amore, attenzione e rispetto? E saremo abili nel tratteggiare un futuro diverso, superando i modelli che già conosciamo? Come la poetica che ha caratterizzato i lavori precedenti del cantautore, anche il nuovo album, dunque, persegue lo scopo di stimolare, nei fruitori, un “incontro” con la propria interiorità e il proprio ragionare, auspicando il ritorno a una capacità di ascolto dell’altro che sia concreto e pieno, scevro del caos dei tempi moderni. Il desiderio, infatti, è che si possa ritrovare la fiducia nell’abbraccio: non solo quello effettivo tra due o più persone, ma anche, e soprattutto, quello umano, intellettivo, emozionale, che unisce le differenze e offre un sollievo alla paura e all’angoscia. Cui la risposta, come sempre, è l’amore e le sue forme. 

 

Ciao, come prima cosa saremo molto curiosi di sapere un po’ di più su di te, parlaci del tuo progetto e delle tue influenze musicali.

Mi sono avvicinato alla musica fin dalla tenera età, per poi coltivare l’urgenza sonora, nel periodo adolescenziale, con un paio di amici che condividevano la stessa esigenza, attraverso esecuzioni di cover e, in seguito, di brani originali. La consacrazione di questo periodo arriva in età matura, quando mosso dalla volontà di denunciare una contemporaneità piegata da solitudine e quotidianità incerte e impaurite, ho iniziato ad attingere a piene mani dai patrimoni musicali di artisti del calibro di De André, Guccini, Vecchioni, De Gregori, Dylan, ma anche Pink Floyd, Genesis e Springsteen, veri “creatori di poesia in musica”. Tutta la mia produzione musicale ha un comune e peculiare denominatore, la grande attenzione posta all’esigenza di «saper ascoltare, tralasciando la patina luccicante dell’immagine».

 

Raccontaci il tuo nuovo album Incontri, com’è nato e cosa ti ha ispirato nella scrittura?

Incontri racconta una serie di situazioni e di sentimenti frutto anche della pandemia della cui durata nessuno conosce la data di scadenza. La mia osservazione di cose e fatti è stata filtrata dal racconto dei media dove ovviamente bisogna essere allenati a fare una selezione di contenuti. E’ stato un po’ come vedere il mondo attraverso una grande lente con le immagini parecchio sfocate. Non vivere più immerso nel mondo reale, ma viverlo prevalentemente attraverso modalità virtuali-filtranti mi ha indotto a riflettere di più sul mio comportamento, su quello del genere umano sparso alle varie latitudini del pianeta, cogliendo così barlumi di speranza. Perché lo spirito di sopravvivenza ci spinge sempre a immaginare qualcosa di migliore proprio nel momento in cui pare che il buio sia invincibile. E così tra gli alti e bassi del quotidiano dell’anima ho cercato di fissare tra parole e musica quelle che mi sono parsi i pensieri e i sentimenti più capaci a farmi credere che si possa ancora volare.

 

Quali sono i tuoi 5 album preferiti di sempre?

Questa è la classica domanda che necessiterebbe di una lunga riflessione e nonostante questo la risposta cambierebbe in base al momento storico in cui mi viene formulata. Oggi risponderei così: Atom Heart Mother dei Pink Floyd; Innuendo dei Queen; La Buona Novella di De Andrè; Luci a San Siro di Vecchioni; Pensieri e Parole di Battisti.

Se dovessi fare una scelta, quale band elimineresti nella storia della musica?

Nessuna.

Stai organizzando qualche data dove possiamo venire a sentirti?

Mai dire mai, ma lasciamo prima iniziare il 2022 e se organizzeremo qualche evento sarete senz’altro informati con largo anticipo. Grazie.

 

 

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