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#Frittomisto – Episodio 9 – La nuova rubrica a cura di Caffellatte

Benvenuti in #Frittomisto, la vostra Caffellatte torturerà per voi con domande scomode, divertenti e sovversive, degli artisti scelti da lei ogni settimana

 

Viviamo un momento storico così contorto e controverso da non riuscire a decifrarlo perché troppo impegnati a viverlo a 100km/h ogni giorno, tutto il giorno, tutti i giorni. Sveglia presto, playlist a colazione, inizio orario di lavoro ore nove circa, rigorosamente smart working, praticamente un girone infernale legalizzato, diciotto ore di computer, qualche ascolto distratto da New Music Friday, una quantità indecifrabile di cose da dire, da scrivere, una barca piena zeppa di messaggi whatsapp, note audio dalla lunghezza dell’ultimo singolo di Solomun, direct, stories, post, feed, reels, engagement, arriva sera, netflix, just eat, perché fare la spesa è un po’ da boomer diciamocelo, e via a nanna, il giorno dopo? Inutile dirlo, stessa storia, come se fossimo intrappolati nella stanza dello spirito e del tempo di Dragonball. Cosa rende questo periodo così statico e così frenetico al tempo stesso è inutile anche solo menzionarlo qui sul mio caro #Frittomisto, una cosa però vorrei dirla. Tutta la musica che sta venendo fuori in questo periodo è al 70% una bella scoperta, una boccata d’aria fresca e soprattutto un qualcosa che ci permette di connetterci l’un l’altro, il 30% restante comprende cose evitabilissime, ridondanti e, diciamocelo, sentite e risentite, trite e ritrite. Ora, non volevo assolutamente imbastire una polemichetta dal nulla, lungi da me; però questa settimana la mia selezione di artisti si è ritrovata a doversi confrontare con una domanda dal dubbio gusto, lo ammetto, ma forse doverosa. Cosa pensi del panorama musicale oggi? 

Ecco a voi i risultati! 

 

Lazy Frenky è un giovane progetto musicale nato a luglio 2018 dopo che Francesca (20) tornò da un viaggio in Galles con la mente piena di idee e canzoni, mentre Andrea (19) le traduceva in musica. I due, uniti dalla passione per il pop-folk britannico e le più recenti sfumature del soul e R&B americani, decidono di fondersi in questo melting pot di stili che trova un equilibrio perfetto grazie alle enormi capacità vocali e di scrittura dei giovanissimi emiliani. I Lazy Frenky sono una cartolina dai colori pastello che illumina il grigiore dell’autunno, sono dei personaggi usciti da un film di Wes Anderson: con i Lazy Frenky c’è sempre il sole.

Cosa pensi del panorama musicale oggi?
Domanda difficilissima a cui rispondiamo in modo difficilissimo. Direi che possiamo partire dicendo che come il panorama musicale di ogni epoca storica, il suo aggettivo più caratterizzante è l’eterogeneità. Ci troviamo davanti a influenze e influssi provenienti da universi musicali diversissimi e a volte opposti tra loro: pensiamo all’hip hop, alla trap, al reggaeton, al soul, all’indie, a reminiscenze rock, e ad avanguardie che mischiano questi generi a  molti altri non meno importanti.
Se vogliamo parlare più specificamente dell’Italia ci vediamo caratterizzati dalla presenza di un fenomeno che ha cambiato totalmente la percezione di musica e di “fare musica”: il cosiddetto “indie”. Intendiamo più un modo di fare musica perché questo fenomeno ormai ridondante nel panorama musicale italiano, ha sdoganato un’attitudine spensierata e retrò nel musicista, e una noncuranza voluta nei testi e nella musica, tanto da andare a braccetto con il lo-fi e con l’elemento demenziale.
Secondo noi questo fenomeno ha aiutato milioni di musicisti ad uscire dal loro guscio ed esprimersi nel modo che più gli aggradava senza pensare ad un’immagine studiata o ad avere una cultura musicale approfondita: forse si può parlare di una democratizzazione del modo di fare musica.
Grazie all’indie sono scoppiati numerosissimi trend e fenomeni della musica italiana, e noi stessi ci siamo sentiti spronati da questa “nuova” attitudine nella musica.
Il lato negativo penso sia la piattezza che sta caratterizzando negli ultimi anni la musica italiana, e la continua formula ripetuta con cui vengono propinati gli stessi messaggi, ormai privi di ogni componente artistica.
Fortunatamente negli ultimi due anni abbiamo visto nel panorama un crescente interessamento verso la musica che ormai da un decennio spopola in America: parliamo di tutti quei sottogeneri a cui l’hip hop si è legato, come l’R&B, il soul, la bossanova, l’elettronica, fino a toccare picchi di sperimentazione avanguardistici. In Italia solo ultimamente sta arrivando l’eco di questa moda e siamo più che contenti di dire che siamo tra quei pochi artisti (considerati “pochi” in contrapposizione alla tendenza indie italiana) a voler provare a cavalcare l’onda di queste influenze caldissime nate da nomi quali Frank Ocean, Tyler The Creator, Childish Gambino, e molti altri.
Diciamo che il terreno in Italia è ultimamente molto scottante, e pensiamo che piano piano il pubblico stia abituando le orecchie a queste nuove sonorità. Speriamo soltanto che anche questa non diventi una “maniera” e che il mondo della musica continui ad evolversi mantenendo quell’elemento che deve caratterizzarla più di tutti gli altri mondi: l’apertura mentale e la mancanza di confini.
Inigo è cantautore pugliese, il suo ultimo singolo si intitola “Aerei di carta”, canzone uscita sotto l’etichetta Matilde Dischi, un testo che sa parlare di amore e di quotidianità.
“Credo che il panorama indie attuale in generale goda di buona salute, alcune realtà sono consolidate ormai da anni e altre si stanno consolidando in questo periodo.
Io personalmente mi sento più vicino alle realtà cantautorali di fine anni zero (Brunori SAS, Dente, Dimartino, etc) ma sono sempre molto attento a quello che succede.”
Alega, all’anagrafe Alessandro Borsarini, classe 1997, chiude l’anno con la pubblicazione del secondo EP, OMEGA. Il suono che Alega adotta per le sue canzoni è in continua evoluzione.
“Penso che il panorama musicale di oggi sia veramente complesso. L’ascoltatore ha l’imbarazzo della scelta per quello che vuole ascoltare e la difficoltà ad emergere è sempre più alta.  Credo che il divario tra chi domina le classifiche e gli emergenti sia meno evidente però, e questo è stato possibile grazie alle massicce sponsorizzazioni che si possono effettuare, anche autonomamente. Secondo me, ultimamente, non si tratta più del talento. Il talento non è più un fattore indispensabile: ora conta solo l’originalità, quanto ci si differenzia, sia nell’aspetto estetico, che nell’aspetto artistico.”

 


Da un senso di smarrimento individuale alla presa di coscienza di un caos universale a cui nessuno oggi sembra potersi sottrarre: questo il cuore pulsante di “COSE CHE NON SO”, nuovo brano di LORENZO SBARBATI pubblicato in digitale lo scorso 4 dicembre.

Cosa pensi del panorama musicale di oggi?

Viviamo in un periodo molto complesso, in cui è difficile riuscire a dar conto della propria identità artistica; l’originalità e l’autenticità vengono spesso sacrificate a discapito di quello che “funziona di più”, di quello che “è di tendenza”. Il mercato discografico, già solo per il fatto che si chiama mercato, è ovviamente inserito in logiche economiche che ben poco hanno a che fare con l’arte, ma questo è così da sempre; la differenza è che al giorno d’oggi non c’è nemmeno più una ricerca, da parte degli addetti ai lavori, di originalità e innovazione: viene premiata al contrario l’omologazione, o meglio, l’omologazione che meglio incarna gli standard dell’omologazione stessa. Tempi duri, quindi, per chi fa le cose perché le sente davvero, perché non può fare altro che mettere se stesso in ciò che scrive. Ciò nonostante si assiste ad una resistenza sempre più forte di tutti coloro che non ci stanno, spesso silenziati, soprattutto all’inizio della loro carriera, da un sistema molto più grande di loro. La qualità continua, anche oggi, a fare capolino da questa cortina di fumo, con lampi di luce intensi come quelli del passato anche se meno estesi. Ci sono molti artisti che oggi meriterebbero di essere riconosciuti per il loro valore, e per quanto il passato resterà sempre una fonte inesauribile di bellezza, esso non deve essere santificato o separato come un’ideale irraggiungibile: lo sguardo andrebbe rivolto anche al presente, attraverso uno sforzo diverso, molto più grande se vogliamo, ma sufficiente per accorgersi che non è vero che non c’è ricambio; non c’è più semplicemente chi se ne accorge.

 

Filippo D’erasmo (nome d’arte di Riccardo Filippo) inizia fin da bambino a suonare qualsiasi oggetto gli capiti tra le mani, componendo melodie strampalate. Ha pubblicato la scorsa estate il suo ep d’esordio e ora è tornato con un nuovo singolo dal titolo “Le tue converse”. Si tratta di un brano che corre diretto, immediato, il cui ritornello arriva diritto in faccia. Nonostante le sonorità attingano dal pop, questa canzone ha una sua vena punk, per l’urgenza emotiva che esprime.

Cosa pensi del panorama musicale oggi?

Penso che ci sia una iperproduzione che sta affaticando tutte le parti della filiera.

Spesso per un artista, stare dietro alle assurde logiche del mercato discografico vuol dire fare uscire almeno una canzone al mese. Questo lavorare in fretta capita si traduca come una povertà di contenuti. Sento tante canzoni che suonano bene, che magari hanno anche una buona produzione, un sound che ammicca ad un ascolto facile, ma che poi non dicono niente. Credo che di debba tornare a scrivere quando si è guidati da un’urgenza emotiva forte, quando si vuole comunicare qualcosa di urgente e non se può fare a meno. Spesso, però, noto che pubblicare canzoni è per gli artisti più una questione di ego, che di anima.

 

Alessio Ciccolo, cantautore calabrese di stanza a Bologna, pubblica il suo EP d’esordio dal titolo “Solo un dovere”. Si tratta di  un viaggio formativo nel vero senso della parola, un giro di boa verso la maturità. Rappresenta il passaggio dall’Università al mondo del lavoro, dalla giovinezza all’età adulta, raccoglie 5 brani che sono la fotografia di un momento di cambiamento ma anche di consapevolezza. I brani sono vestiti di nostalgia perché raccontano non il “qui e ora” ma ciò che è stato, quando il miraggio di una vita nuova cominciava a palesarsi e le responsabilità non erano il nemico: Solo un dovere è quindi un prologo, le cui cinque canzoni sono accomunate dalle contraddizioni del diventare adulti.

Cosa pensi del panorama musicale oggi?

Penso che ci sia il bisogno di una ventata di personalità e onestà artistica, perché ad oggi risulta difficile pescare qualcosa di interessante che non venga pubblicato solo per interessi edonistici e superficiali. Al di là dell’ormai accettata confusione tra indie ed emergente, è diventato difficile proporre progetti con un minimo di consapevolezza musicale e testuale. Bisognerebbe avere il coraggio di fregarsene dei numeri e seguire il proprio istinto. Due esempi di genio e popolarità: “L’abisso” di Bianconi e “Novembre” di Iosonouncane.

 

Progetto Fantomatico è il progetto parallelo del cantautore salentino Blumosso, strizza l’occhio a sonorità più elettroniche e sintetiche rispetto alle produzioni a cui ci ha abituato negli ultimi anni, ma non nuove alla sua carriera (Perrone, ovvero Blumosso, è stato il front man dei “Jack in the Head”, band elettro rock attiva  dal 2008 al 2013). Progetto Fantomatico debutta così con un brano dal sound che ricorda la musica elettronica tedesca degli anni ’80. Il testo tratta un argomento caldo di questi tempi: la vuotezza di contenuti della società moderna, sempre più apatica e senza valori. Il singolo di debutto si chiama Apatia ed è uno specchio sui nostri tempi. Tempi freddi; fermi; difficili. Tempi in cui la tecnologia sembra darci mille possibilità in più rispetto al passato, ma che nasconde un’amara verità: in realtà siamo apatici.

Penso che il panorama musicale oggi non riesca a scindere l’amatoriale dal professionale. Questo perché internet ha dato a tutti la falsa illusione di avere una possibilità. Tutto questo si riduce sì a una selezione naturale dei progetti, ma il pubblico viene comunque bombardato da tutte le parti, ed è saturo, e un pubblico saturo è disinteressato, non attento. Forse il problema vero della musica e che di musica ce n’è ormai troppa.

 

Lourdes ricalibra la distanza tra sé e il cuore di tutti con il suo nuovo singolo per La Clinica Dischi, per chi avesse dimenticato che a volte le distanze più insopportabili sono questione di centimetri.

“46 cm”, la distanza che separa il cervello dal cuore, è la nuova hit di Lourdes ad un play da voi dal 11.12.2020.

Lourdes: Penso esistano tante cose interessanti quante totalmente ripetitive, che si cantano addosso. Anch’io ho ovviamente i miei riferimenti, però cerco la mia strada senza per forza dover cercare di assomigliare a qualcuno solo perché ha funzionato. Credo che il punto sia questo: a prescindere dai gusti personali, per un Gazzelle ci sono almeno mille sue copie, così come per un Calcutta o un Tommaso Paradiso. Che poi è un totale controsenso rispetto al significato della parola “indie”, che dovrebbe essere sinonimo di originalità. 

Però ci sono anche tante cose che sto ascoltando e che mi piacciono parecchio e che trovo super interessanti. Ecco, credo che il panorama (in maniera molto generalizzata) sia vicino ad un punto di svolta: ci sarà o un’evoluzione o un’implosione. Speriamo di non implodere!

 

A-lex Gatti, giovane cantautore toscano, è la voce nuova di una panorama che vuol smettere di essere “indie”, per tornare indipendente. Rock vecchia scuola e vecchio cuore di romantico, alchimia riuscita del nuovo singolo di A-Lex, “You & I”.

A-lex Gatti: Penso che sia molto variegato e pieno di influenze, il che è una cosa molto positiva per la creatività. Ma penso che essa sia comunque limitata e incanalata in una scatola fatta di numeri, vendite e mercato, che riducono l’apporto artistico vero. Quello che vedo un po’ carente è il messaggio. Da sempre l’arte ha anche una funzione di rottura sociale e denuncia, mentre ultimamente sento molta uniformità e pochi messaggi forti e definiti. Come se fare arte o musica significasse ingraziarsi il parere del pubblico piuttosto che consigliarlo e mostrargli punti di vista e alternative differenti per un miglioramento di pensiero e di critica universale.

 

Immune è il jolly di Revubs Dischi, capace di regalare ad ogni nuova pubblicazione il brivido della diversità: dopo gli exploit rock ed elettronici dei precedenti singoli, “Disco Party” è l’irriverente e sfrontato inno alla libertà, tutto in chiave AOR. Delizioso, in attesa del primo attesissimo disco.

Immune: La risposta a questa domanda è molto influenzata  dall’età di chi risponde e di chi la musica, oltre ad ascoltarla, la fa o almeno ci prova. Io, che di anni ne ho 36, ho vissuto l’ascesa e il decadimento dell’eurodance, il volo vertiginoso con annesso schianto letale delle boyband, fino ad arrivare alle hit plasticose reaggaeton che ancora oggi continuano ad ammorbarci contaminando ogni genere. Tutto condito. in ogni decade, dal solito belcanto italiano che tanto piace, con re del pop di qualsiasi genere. Poi è arrivata la trap, l’indie (quella mainstream), Spotify, lo streaming, i digistore, l’homerecording Instagram, i distributori free to use… ed è diventata una giungla. Il panorama musicale di oggi è una giungla. Una giungla infestata da tante belle cose, e anche da cose meno belle. Emergere è molto difficile, così sommersi da una quantità di gente che sgomita per un passaggio in playlist o una condivisione sui social. E quando c’è davvero il diamante grezzo, va a perdersi tra una copia e l’altra della stessa formula che ha fatto tanto successo per qualcuno, collezionando beat preconfezionati o timbriche sbiadite simili a chi ce l’ha fatta. Ma è giusto così, è giusto perché si può, avere i mezzi a disposizione per far sentire la propria voce e per esercitare il proprio talento, confrontarsi, scoprire realtà diverse e artisti unici. Poi forse i più bravi emergeranno, forse…Ma questo è il pensiero di chi la musica la fa.  Se devo darvi un impressione da ascoltatore e consumatore di musica credo che in generale il panorama musicale, quello che vende, che funziona, sia targhettizzato e mirato sui giovanissimi. Io ne sono fuori da un pò, non perché sono vecchio, perché lo sono per il mercato. Poi, certo, ci sono anche tante cose belle, specialmente nell’indie e nel cantautorato, ma per me son da ricercare un pò con le “pinzette”  per non cadere nella solitra copia della copia. Per la maggior parte, i miei ascolti sono fuori dal mercato attuale e devo solo dire “Dio, grazie per Spotify”.

 

Quante volte nel corso degli ultimi mesi ci siam trovati a dover pensare ad un “PIANO B”? Il nuovo EP di CRISTALLO nasce così, frutto di tutte le difficoltà che quest’anno ci siamo trovati ad affrontare. Il filo conduttore che intercorre tra le cinque tracce dell’EP è legato al confronto con l’altro, alle relazioni e al concetto di prossimità e fa perno sul binomio presenza/assenza. Guardarsi nella proiezione che l’altro ha di noi tentando di farla nostra; la possibilità di prendersi il giusto tempo per domandarsi cosa si desidera davvero.

-Cosa pensi del panorama musicale di oggi?

Penso che tra i musicisti si siano rafforzate due categorie a me molto care: i giovanissimi e le donne. Questo mi lascia sperare che nei prossimi anni l’avanguardia detterà una nuova legge in classifica.

 

 

“Spesso mi chiedono come faccio a scrivere una canzone. La verità è che non ci vuole molto a tirar fuori qualcosa che ti ossessiona, è sufficiente scrivere quello che pensi senza pensare a cosa scrivere”. BRUNACCI è il personaggio che racchiude in tutto e per tutto l’anima di Paolo Brunacci, semplicemente l’immagine di sé stesso raccontata tra le corde di una chitarra.

Cosa pensi del panorama musicale oggi?

RISPOSTA: Trovo che mai come in questo periodo abbiamo assistito a così tanti artisti emergenti e ad una tale novità di stili musicali. Quello che credo sia più importante però è sapersi distinguere

 

 

 

INTERVISTA DELLA SETTIMANA: MERLOT 

Giungiamo così all’artista della settimana, il giovanissimo M.e.r.l.o.t., in finale a Sanremo Giovani con il suo ultimo scanzonato singolo Sette Volte. Brano che in partenza non si muove in direzioni differenti rispetto alla media di brani dell’artista ma che conquista al primo ascolto grazie ad un ritornello invidiabilmente orecchiabile e a un arrangiamento eccelso. 

Prodotta insieme ad Alex D’errico e Matteo Cantaluppi, “Sette volte” presenta fin dal primo secondo il suono delle chitarre elettriche graffianti che avanzano insistenti. Le parole sono incastrate alla perfezione, adatte al palco di Sanremo e sicuramente funzionali al risultato già da ora ottenuto.

 

  • Ciao Manuel, è un piacere averti qui oggi con me su Frittomisto. Raccontaci del tuo brano SETTE VOLTE, com’è nato?
  • È nato come gli altri miei brani, sul letto con la chitarra, quando l’ho scritto ho subito pensato a Sanremo però era impensabile poterci partecipare un anno fa. 
  • Ti saresti mai aspettato di arrivare in finale a Sanremo giovani con questo brano?
  • Sono uno che non si aspetta mai nulla, non ci avrei sicuramente messo la mano sul fuoco però ci speravo.
  • DOMANDA DEL GIORNO, e qui puoi davvero sbizzarrirti come meglio credi: cosa pensi del panorama musicale oggi?
  • Penso che è molto vario e soprattutto molto democratico grazie a Spotify, quindi ognuno scegliere che ascoltare.
  • I tre album di cui non potresti mai fare a meno.
  • Dipende da tante cose, comunque quelli a cui sono più legato sono sicuramente. Enema of the state ( Blink 182) . Californication (Red Hot). Superbattito (Gazzelle). I primi due ci sono cresciuto il terzo doveroso perché ho iniziato a scrivere grazie a lui. 
  • Progetti futuri?
  • Ho tantissima musica, quindi farò uscire tanti brani.

Rubrica a cura di Giorgia Groccia aka Caffellatte

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