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Francesca Michielin presenta il suo nuovo album Cani sciolti

Il 24 febbraio 2023 uscirà Cani sciolti, quinto album in studio di Francesca Michielin. Per l’occasione, lo scorso lunedì la cantautrice ha incontrato la stampa per presentare in esclusiva il suo ultimo lavoro. Tutti giù parterre, presente all’evento, vi racconta come è andata.

Francesca Michielin non teme il confronto, nonostante il suo aspetto mansueto possa erroneamente suggerire il contrario. Non a caso non c’è nessun mediatore che l’affianca nella presentazione di Cani sciolti, il suo nuovo album di inediti. Sul palco del Circolo Arci Bellezza di Milano ci sono solo lei e la sua musica. Pochi convenevoli: Michielin sale sul palco, canta e suona tre brani dell’album supportata dal musicista Giovanni Pallotti, fa una breve presentazione di rito del disco e poi si getta in pasto alle domande dei giornalisti. È serena e disinvolta. La sua esperienza alla conduzione di X Factor deve averla fortificata anche in questo.

Cani sciolti arriva a distanza di quasi tre anni da FEAT (stato di natura), un tempo tutt’altro che lungo, considerando tutto ciò che l’ha coinvolta dal 2020 a oggi: due partecipazioni al Festival di Sanremo (la prima in gara con Fedez, la seconda come direttrice d’orchestra per la sua collega e amica Emma), ben due tournée, la pubblicazione del suo primo romanzo Il cuore è un organo, la seconda stagione del suo podcast Maschiacci, una laurea in canto jazz al conservatorio e dulcis in fundo la già citata conduzione di X Factor, nonché quella del programma Effetto Terra su Sky Nature.

Un’attesa non poi così lunga, si diceva, se non fosse che l’archè di Cani sciolti si perde fra il 2016 e il 2017, prima di FEAT (stato di natura) (2020) e ancor prima di 2640 (2018). Quest’ultimo album ha più di un punto in comune con il nuovo disco; Michielin stessa descrive Cani sciolti come la sorella maggiore di 2640, più matura e “incazzata”. Questo furore lo si ritrova anche nella copertina dell’album, in cui l’artista è ritratta mentre piange lacrime che diventano fiamme. “Rappresenta un concetto, ovvero la sublimazione del dolore, che ho a cuore sin dai tempi di Vulcano” afferma la cantautrice bassanese. In altre parole, bisogna essere coscienti delle proprie fragilità e saper trasformare la sofferenza in energia.

Quella che Cani sciolti ci presenta è una Francesca Michielin ancor più padrona della sua musica: su 12 tracce, 7 sono state scritte interamente da lei. I testi di occhi grandi grandi, ghetto perfetto e piccola città vedono la compartecipazione rispettivamente di Davide Petrella (in arte Tropico), Fulminacci e Vasco Brondi. Il singolo bonsoir e claudia sono invece il risultato di due diverse scritture a sei mani: la prima con Colapesce e Dardust, la seconda con Federica Abbate e Jacopo Ettorre. Ma l’impegno di Michielin non si esaurisce qui: la stessa cantautrice ha coprodotto tutti i suoi brani, ha scritto o coscritto gli arrangiamenti degli archi, ha curato personalmente la grafica del booklet ed è condirettrice artistica del progetto assieme a Pallotti.

Musicalmente, con Cani sciolti Francesca Michielin abbandona l’elettronica e le sonorità urban di FEAT (stato di natura) in favore di arrangiamenti semplici e naturali. Le canzoni, fisicamente suonate nella loro interezza e registrate spesso in presa diretta, riflettono gli ascolti internazionali della sua adolescenza: Rage Against the Machine, The Verve, Red Hot Chili Peppers. È come se l’artista si fosse voluta riappropriare dei suoi sedici anni. La resa finale, in verità, sono arrangiamenti squisitamente pop e rock in cui la ritmica si mescola perfettamente con il pianoforte e tappeti di archi. È come un tuffo nel pop rock suonato di inizio millennio, una tendenza che l’artista aveva già manifestato in maniera non troppo velata con Ottanio, brano distribuito in esclusiva con il preorder de Il cuore è un organo.

Il tema più evidente è il conflitto città-provincia, due realtà in eterna contrapposizione, ognuna con i propri pregi e difetti. La stessa dicotomia era già emersa in passato in brani come Riserva naturale; tuttavia, mentre in FEAT (stato di natura) i riflettori erano puntati sul centro urbano, in Cani sciolti si rivolge un’attenzione enorme alla periferia e alle sue realtà. Curiosamente, tale dualismo si riflette anche nella produzione dell’album, realizzato per buona parte a Bassano del Grappa ma finalizzato a Milano.

In Cani sciolti la provincia è oggetto di una forte critica sociale per le tipiche contraddizioni che la caratterizzano; vengono denunciati il bigottismo religioso, il razzismo, il sessismo e l’omofobia, tutte piaghe ben note a chi è nato e cresciuto in provincia. In questo caso è emblematica padova può ucciderti più di milano: l’arrangiamento classico e la dolce melodia farebbero presagire una ballad, e invece l’ascoltatore viene incalzato da versi feroci: “Perché dici in giro che siamo tutti uguali / Se poi voti i razzisti ai consigli comunali?”.

Questo malessere si evince anche in carmen. Il titolo tradisce facilmente il modo in cui la canzone è nata, ovvero da un dialogo con Carmen Consoli avvenuto nel dicembre 2021 prima e dopo un suo concerto tenutosi proprio a Padova. La cantantessa avrebbe anche dovuto suonare nel pezzo, ma il piano è sfumato per questioni di tempo. Qui sono protagoniste l’insofferenza per l’arte usa e getta e l’importanza di portare avanti le proprie scelte, a volte anche contro le aspettative altrui. Bisogna essere sciolti, liberi, come cani senza guinzaglio. In sostanza, come dice Michielin senza troppi mezzi termini: “A volte bisogna stare sul cazzo”. In realtà, la vera scintilla del brano ha origine da un sogno dell’artista nel quale lei stessa affermava convintamente: “Voglio fare pop, non populismo”.

Non tutta la provincia però vien per nuocere: piccola città, ballata rock romantica che riecheggia internazionalità, è anche una dedica alla provincia da parte di chi, come Francesca Michielin, ha deciso di tornarci per vivere lontano dalla frenesia.

Date le tematiche trattate, era inevitabile che saltasse fuori la polemica che ha accompagnato la fine dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, ovvero la mancanza di donne nella cinquina finale. Michielin, che evidenzia innanzitutto la validità dei brani di alcune sue colleghe in gara (Madame, Levante e Elodie) invita ad allargare il punto di vista sulla questione: la tendenza non è solo quella di avere poche donne sul podio, ma anche quella di averne sempre poche in gara, così come quella di averne pochissime nelle classifiche generali all’infuori del Festival. Per la cantautrice c’è un evidente problema strutturale supportato da dati. E a chi dice che si tratta solo di una questione di canzoni, pone una domanda provocatoria: “A parità di qualità, cambierebbe qualcosa se uno stesso brano venisse interpretato da un uomo o da una donna?”.

Inoltre, parlando sempre di Sanremo, Francesca Michielin nega implicitamente la sua candidatura per l’edizione appena passata: “X Factor è terminato a dicembre e dovevo ultimare il disco, quest’anno mi sono esclusa a priori la possibilità di andare a Sanremo”.

Il dualismo centro-periferia non si esaurisce nel mero conflitto, ma si declina anche in altri aspetti, come nel conseguente rapporto con la natura, evidente in un bosco: la foresta da una parte simboleggia la realtà dalla quale si è voluti fuggire, dall’altra è il luogo perfetto in cui perdersi volutamente per fuggire all’oppressione della città. La foresta è citata anche in ghetto perfetto, brano dal ritmo tribale in cui l’immersione nella natura va di pari passo con l’invito ad abbandonare le reticenze. “Se non ti è scomodo non fa effetto”.

Sebbene Cani sciolti si concentri molto sul mondo “là fuori”, non mancano i momenti di riflessione personale. quello che ancora non c’è, il nuovo singolo che accompagnerà l’uscita dell’album, è una ballad delicata e avvolgente che cresce ad ogni nota di pianoforte, una presa di coscienza che sublima il dolore e lo cristallizza in determinazione e serenità. “Quello che ancora non c’è arriverà da sé / Non aver paura che non ci sia tempo per te / Non cercare fuori quello che hai dentro di te”.

Nell’album c’è spazio anche per il tema più gettonato di sempre, ovvero l’amore, come in d.punto, canzone pienamente autobiografica che si sviluppa in un tripudio di giochi di voce. Ma l’amore è cantato anche in altre forme, o meglio, da altri punti di vista. Non si può non citare claudia, in cui tutte le desinenze della persona amata sono volutamente declinate al femminile. La canzone però non è un’impersonale narrazione di un amore lesbico; il testo si impegna a ricordare le difficoltà che ancora oggi due donne devono attraversare per potersi amare (“Ma se puoi vienimi a pigliare / Dentro a questo mondo che è una cattedrale / Di cui siamo infedeli”). La cantautrice sottolinea quanto sia difficile per le persone non eterosessuali rispecchiarsi nei prodotti mediali che offre una società eterocentrica. Ecco perché questa canzone d’amore è una sorta di regalo a chi vorrebbe sentirsi più rappresentato.

In conferenza si parla anche di bonsoir! – Michielin 10 a teatro, la sua tournée teatrale che prenderà il via oggi 22 febbraio dalla sua Bassano del Grappa con due tappe che registrano il tutto esaurito. Per l’artista si tratta del primo tour indoor dal 2018. Il desiderio di tornare in teatro c’era, ma bisognava aspettare l’album giusto. E Cani sciolti, con il suo rock e la sua poca elettronica, è quello giusto. L’artista sarà accompagnata da una nuova formazione che prevede ritorni di vecchi amici e new entry tutte al femminile, con polistrumentiste alla prima esperienza live. “Il colore predominante? Il verde, come si vede anche dalla copertina. Lo vestirò spesso anche in tour”.

Con Cani sciolti Francesca Michielin torna sulla scena musicale con un progetto coeso e interessante, in cui testi forti e arrangiamenti nostalgici si mescolano con la sapienza di chi la musica la capisce, la scrive e la produce. Il suo quinto album non conferma solo l’ammirabile dedizione che impiega nelle cose che fa; ad essere confermato è anche, banalmente, il suo talento.

A cura di Lorenzo Algieri

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