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Ferdinando Primo, il “Re dei buoni” che vi conquisterà

“Si chiama Penelope, dimmi che ne pensi. Più che un consiglio è un ordine, ma accetto di buon grado.


D’altronde a scrivere è Ferdinando Primo e quando l’imperativo arriva dall’alto – specie se l’alto è fico – io agisco solerte. Non l’ho incontrata per caso, Penelope, ma sono felice che il destino abbia deciso per noi: le voci di Ferdinando Primo – all’anagrafe Simone Ferdinando (lo scopro solo oggi) – e Valeria Maria Pucci si alternano in una poesia d’amore dal finale amaro che a me fa impazzire (“Ulisse è perso nei suoi guai, che lo proteggano gli dei”), le parole sono scelte con cura, la chitarra accompagna con grazia verso l’epilogo e il naufragar m’è dolce in questo mare.
E’ qui che Ferdinando Primo decide di lanciarmi – qualche messaggio più tardi – il suo “Salvagente” (entrambe le canzoni sono disponibili su SoundCloud), e mi convinco: questo articolo s’ha da fare, perché il ragazzo ha davvero talento. Personalità a palate, Roma nel cuore e un fratello minore altrettanto fico che adora più dello zenzero in busta che divora in poche ore: le informazioni carpite in transenna a Bologna, aspettando l’uscita di Levante, non mi fanno però capire quanto quel ragazzo con cui ascolto il concerto gomito a gomito sia bravo. A questo penserà l’amato/odiato web: leggendo un post, infatti, mi innamoro dell’irresistibile Demodé e poco più tardi vengo a conoscenza del fatto che presto “Penelope” e “Salvagente” faranno parte di un album intitolato “Re dei buoni”, concepito il 24 settembre 2016, giorno del 20esimo genetliaco di Ferdinando Primo.

“Mi è stata regalata una chitarra dai miei amici dicendomi che non potevo pensare di andare via senza averne una nella stanza. Nonostante non sapessi (e non sappia tuttora) suonare la chitarra, avevo da raccontare”.

Ogni posto è buono per scrivere. Penelope, ad esempio, nasce in metro (linea C), su quella linea rossa che unisce anima e pensiero. Ma il processo creativo passa imprescindibilmente dalle corde della sua chitarra. “Succede tutto all’improvviso. Tutto quello che ho avuto in mente per un periodo esce fuori da sé. L’unica teoria che ho per discriminare le canzoni è in base al titolo: quando scrivo avendo in mente il titolo so già che non funzionerà”.

Anche sul titolo da dare al disco c’è stato poco da ragionare. “Ho preso spunto dal mio nome d’arte, Ferdinando Primo, che a sua volta prende spunto dal mio vero nome: Simone Ferdinando, che suona molto regale. Siccome avevo chiamato il mio ukulele “Ferdinando” ho deciso che io sarei stato primo e lui secondo. Dopo un po’ mi sono detto che l’unico popolo che vorrei fosse sotto il mio regno sarebbe quello dei buoni ed ecco quindi “Re dei buoni”. Un po’ come se la mia musica fosse per persone buone, che covano sentimenti positivi. Se fossi re, vorrei che tutto il popolo fosse autoconsapevole dei propri sentimenti. Lo chiamo disco, cosciente del fatto che la qualità non sia all’altezza del lavoro dei grandi. Avevo bisogno di iniziare però”.

La spinta più grande viene dagli amici: da Faro, autore della copertina – “a lui devo non so quanto, soprattutto in termini di coraggio. Ha deciso lui al posto mio che io fossi un artista e l’ha detto in giro” – ai compagni di università che hanno avuto il piacere di ascoltarlo quando l’imbarazzo faceva tremare una voce che ora arriva sicura e misurata.

“Era una domenica pomeriggio, qualcuno mi chiese di suonare un pezzo. Per la prima volta scelsi Antartide (attualmente in registrazione, n.d.c.). Cantai ad occhi chiusi e alla fine mi accorsi che erano quasi tutti in lacrime: non pensavo di poter emozionare le persone con i miei testi, a dire il vero mi riesce ancora difficile crederlo”.

Ma da quel settembre ad oggi, Ferdinando ha fatto i conti se stesso e con l’artista che è in lui, che non chiede nient’altro che essere ascoltato. “Voglio vedere ancora quegli occhi lucidi davanti a me, fuori dalle solite quattro mura. Datemi tempo di comprare un’acustica amplificata bene e mi vedrete spezzarmi la schiena in giro per l’Italia”.

Ci rivedremo presto in transenna per un abbraccio Ferdinando Primo, poi però sali in fretta sul palco con la tua chitarra: ci sarà una folla di buoni ad acclamarti.

S.V.

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