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Eleviole? è tornata con nuova musica e presto anche un nuovo album: leggi l’intervista

Macchine Volanti è il nuovo brano di Eleviole? ed è anticipa l’arrivo di un secondo progetto discografico.  

Il singolo MACCHINE VOLANTI rappresenta un cambio netto di sonorità abbandonando quasi del tutto gli strumenti acustici e virando su sonorità più sintetiche. La scrittura si è fatta più riflessiva e interiore anche se prepotentemente pop e rappresenta  Il sogno e la realtà che si fondono nella ricerca di uno spazio dove esprimere la propria vera essenza, nell’aria. Un luogo-non luogo, virtuale ma anche fisico dove ritrovare finalmente se stessi.

 

Ciao Eleviole? Il tuo nuovo brano è Macchine volanti, ricordo un titolo simile nei Kaufman. Parlaci un po’ di cosa rappresenta per te questo brano.

Ciao! questo brano mi è arrivato come una “visione” in un momento in cui avevo deciso di non pubblicare più canzoni. Poi mi sono resa conto che vestiva perfettamente il mio stato d’animo di quel momento e che questa poteva essere la prima delle mie “malinconie da manuale”. Ho ritrovato un habitat in questo brano, un luogo (anche fisico, nello specifico l’aria, elemento portante del videoclip) in cui danzare senza condizionamenti.

Il tuo secondo disco è Malinconie da Manuale. Hai creato il tuo manuale su come vivere una vita malinconica o come non viverla e stare meglio?

La malinconia è parte di noi, è un sentimento che ci accomuna tutti e che ha mille sfaccettature. Penso vada in qualche modo assecondata, accolta. E’ un sentimento da cui non si può fuggire ma che arricchisce tantissimo il nostro immaginario. Ho pensato che le mie malinconie potevano essere quelle di tutti, nella loro semplicità, da qui la definizione “da manuale”.

I tuoi testi sono sempre profondi e molto introspettivi, riescono sempre a trasportarti fuori dal tempo e dallo spazio. Ti va di raccontarci come nasce un brano?

Di solito mi piovono addosso, quando meno me lo aspetto, delle immagini che poi diventano alcune parti di testo. Spesso capita mentre sono in movimento, come se in qualche modo il cervello si liberasse delle sovrastrutture grazie a questa cosa. Poi leggo molta poesia e cerco di fare tanto lavoro per limare le parole e trovare a ciascuna il suo posto.

Cosa cambierà nel nuovo disco rispetto a “ Dove non si tocca” e rispetto al tuo progetto Ariadineve?

Abbiamo abbandonato rispetto a “Dove non si tocca”quasi del tutto gli strumenti acustici virando più verso l’elettronica, anche grazie alla mano di Max Lotti con cui avevo già lavorato con Ariadineve. La scrittura si sta facendo sempre più introspettiva ma senza abbandonare il pop.

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