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Cos’è successo alla festa di Dischi Sotterranei || 25-27 novembre a Padova

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Per il secondo anno consecutivo Dischi Sotterranei si oppone alla Music Week di Milano organizzando un weekend (rigorosamente lungo) devastante, riunendo il meglio del roster in un unico festival, imperdibile per tutti i nerd musicali. Ancora una volta 3 giorni, 3 palchi e più di 15 tra concerti e dj set fino a tarda notte. Il CSO Pedro, più pieno che mai, ha accolto una massa pulsante di musicofili pronta ad esplodere. Qualche intoppo dovuto al Covid o ad altra malattia ha visto la cancellazione di alcune esibizioni, tra cui anche l’immenso Pietro Berselli (già passato su questa pagina), gli Halley DNA e il tuttofare Michele Novak, a cui è stata dedicata la prima giornata che, in sua assenza, si animava di cori per lui.

La cosa che più colpisce di Dischi Sotterranei, più che i Post Nebbia, Jesse The Faccio e compagnia bella (che sicuramente rappresentano tra le cose più belle che la scena indipendente ha da offrire) quanto di più il fatto che gli stessi membri del team, i discografici, siano anche i turnisti e i più grandi fan dei progetti che poi vengono presentati sul palco. Perchè i ragazzi di Dischi Sotterranei sono quelli che scatenano il pogo, quelli che cantano a squarciagola e quelli che si abbracciano alla fine del concerto. E dopo una settimana di Music Week a Milano, quella dove i discografici bevono gin lemon annacquati nei bar in fondo ai locali senza considerare ciò che sta effettivamente succedendo sul palco, è davvero rincuorante.

 

 

E tra le cose più belle di quest’edizione: Merli Armisa (stiamo aspettando le risposte all’intervista, se ci leggi) che ha aperto le danze, i Dead Cells Corporation che hanno distrutto praticamente qualsiasi cosa, Visconti e le sue “Idi di Marzo“, la pizza che abbiamo mangiato per due giorni di seguito, l’acqua gratis, le magliette di Dischi Sotterranei e il mal di piedi del lunedì.

 

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