Sign up with your email address to be the first to know about new products, VIP offers, blog features & more.
[mc4wp_form id="4890"]
Zapisz Zapisz

Cose quasi belle accadute ai concerti

Brevi cronache di gioie soltanto avvistate, associate ad una canzone. Tanto sarà capitato anche a voi.

Pescara, Qube (2014). Un buco di locale nel cuore della movida della città vecchia. L’orso passa da qui e finalmente posso coronare il mio sogno d’amore unilaterale. Il concerto inizia tardi, il caldo è asfissiante, da bere costa un botto ma io sono presa benissimo. Ad un certo punto Mattia Barro mi chiede il telefono (purtroppo non il numero, proprio il telefono) e continua il video che sto girando da circa 3′ (sì, so strunz. Cit. Il dottor Fabio). Zoom sul pubblico, panoramica del locale e tac. “Non si vede più niente”, dice e me lo restituisce. Si è spento col 45% di batteria. Maledetti I-Phone di merda. Baci dalla provincia.

Genova, Supernova Festival (2017). “Siamo fatti così ci piace godere, ci piace quando godiamo insieme”, suonano i Management del dolore post-operatorio. Un Luca Romagnoli sudato e al sapore di vodka si avvicina alla transenna: è ad un passo da me e aizza la folla. Poco dopo il coro va avanti da sè, perché lui infila la lingua in bocca, esattamente nella bocca di quella accanto a me. Il mio giovane e libero amore.

PalaGhiaccio, periferia di Roma. Svariati anni fa. Nella cattolicissima Capitale approda l’anticristo, Brian Hugh Warner, aka Marilyn Manson. Con grande fatica acquisto un biglietto e convinco due-tre amici a fare lo stesso. Ci piazziamo all’ingresso verso ora di pranzo: dai nostri zaini Invicta sfiliamo rosette con la mortadella, birra dell’Eurospin ormai calda e super alcolici di vario genere. Quando aprono i cancelli, i miei amici mi portano dentro a braccio. Dalle prime file, mi ritrovo rapidamente verso i banchetti del merchandising. Non vedo praticamente nulla, ricordo ancora meno.
All’uscita i miei amici mi recuperano individuando tra la folla quella con la faccia color cera. Le loro maglie rigorosamente black sono ridotte a brandelli, puzzano di sudore e alcool e ripetono in loop che è stato bellissimo. Per tornare in città prendiamo un treno senza biglietto. “Oh raga, il controllore”. Mi toccano il braccio per dirmi di scappare. Vorrei chiudermi nel cesso con loro, ma sono io il cesso in questo momento.
“Biglietto, prego”. “Occupato”, mi viene da rispondere. E niente. Multa e cazziata. Man that you fear.

No Comments Yet.

What do you think?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *