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ANTEPRIMA VIDEO: FOLLÙCIDA in DISCORSI DA BAR

Avete presente quel senso di nostalgia legato alle serate nebbiose, di quelle trascorse con gli amici distratti da una qualsiasi partita di calcio e con le fidanzate annoiate dalle incomprensibili abitudini maschili? Quelle ore notturne dove l’alcool è più consuetudine collettiva che autentico piacere?

Discorsi da Bar, nuovo brano di Follùcida disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali, è una polaroid musicale di quelle serate, una specie di ballad cantata e suonata come omaggio alla vita di provincia, con la sua retorica spesso stantia e le sue abitudini un po’ sbiadite.

Se in questa ballata padana ritroviamo un po’ il “Bar Mario” di Ligabue, o “All’una e trentacinque circa” di Capossela, la canzone è anche un ideale remake de “La locanda” dei Pooh, contenuta nel fantastico Parsifal del 1973, con le sue storie intime, gli amici di sempre e qualche bicchiere di troppo

Noi di Tutti Giù Parterre abbiamo il piacere di portarvi in anteprima il videoclip del brano; diretto da Federico Munari, ritrae la figura di un barista che a fine serata raccoglie i cocci da terra: quelli lasciati dai clienti ed anche i suoi, trovandosi poi in un bizzarro dialogo con se stesso mentre vaga per il locale circondato da sagome sfocate. Buona visione!

 

 

Chi è Follùcida?

 

Paolo Frigo, in arte Follùcida, è un cantautore, comico ed autore nato in provincia di Verona lo stesso giorno di Fellini e Lynch. Da bambino ascolta gli 883, i Police, i Doors e i Rolling Stones. Scrive poesie e lettere d’amore rigorosamente platonico. A diciotto anni imbraccia il basso e suona nella band veronese “Elicotrema” che, dopo un inizio da cover band, si dedica a produzioni proprie sull’onda dello stoner rock. Nel 2005 fonda il suo progetto solista Circo San Vito, ispirato dai cantautori e dalle band alternative degli anni 90 e nel 2007 registra “Piangere Sul Latte Versandolo”. Nel 2009 prepara un secondo album, salvo poi innamorarsi, fuggire all’estero, ritornare, diventare espertissimo in traslochi e progetti mai finiti.

 

 

Ma non è finita qui!

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Follùcida, ecco l’intervista.

 

Ciao Paolo! Cos’è per te Follùcida? Com’è nato?

Follùcida doveva essere il contenitore di tutti i miei progetti, un’ideale casa di produzione. Adesso è il nome di un artista che oltre a fare canzoni, scrive e fa pezzi comici. È comunque un contenitore, però più ideale e meno pragmatico.

 

“Discorsi da Bar” è quanto di più vicino a una polaroid musicale che racconta una serata tipo passata in un bar di provincia. Qual è il tuo discorso da bar preferito?

Diciamo che in un momento del genere potrei concedermi di chiedere cosa fa quello, che fine ha fatto quell’altro. Cosa che in genere non mi piace fare. Se poi ci sono gli amici, la cosa migliore è fare un qualche tuffo nei ricordi e magari prendere per il culo qualcuno dei presenti. Resta pur sempre un discorso da bar, ma ci si diverte tutti!

 

Qual è il ricordo legato alla vita di provincia che racconteresti a chiunque, magari davanti ad una birra?

Io e mio cugino che passiamo le estati a girare in tondo per il paese in bicicletta, visto che non eravamo motorizzati. Le serate fuori dal bar in piazza, sempre d’estate, seduti praticamente sulla statale, ad ascoltare qualcuno che diceva stupidaggini fino alle 3. Entrare nel bar durante una sera di dicembre, gli occhiali che si appannano, la fatica di arrivare al bancone per la tanta gente che c’era ed iniziare a bere cocktail di dubbio gusto.

 

Qual è invece la cosa che ti fa pensare che “questa falsa felicità è tristezza assente e non durerà che un’ora, domani tornerà”?

Questa frase è legata al valore di anestetico che hanno queste serate abitudinarie, dove si preferisce riempirsi di vuoto, invece che osservarlo. Si esce e ci si anestetizza con l’alcool ed una partita di calcio, quando forse era meglio starsene a casa ad accogliere quel piccolo dolore che si sente dentro. Perché comunque non c’è altro modo di curarlo, che osservandolo.

 

Nel videoclip del brano ci sei tu che, da buon barista, ripulisci il bar a fine serata circondato da una serie di cartonati allo Sheeba Pub, di Villafranca di Verona. Com’è nata l’idea?

Io lavoro molto per immagini e per me quella storia, idealmente, si svolge proprio li, nella zona di bancone che è vicina al maxischermo. Per questo mi è venuto naturale chiedere di farlo li, è un posto a cui sono molto affezionato. Le sagome sono state un’idea del regista (Federico Munari), già presente nel video precedente. Ci è sembrata un’ottima metafora, sia del viaggio mistico del protagonista del video,  che del periodo che stiamo vivendo, visto che le relazioni sono profondamente indebolite, sgretolate, ridotte al minimo.

 

Sentire il finale del brano con le voci del pubblico (o sono semplicemente degli amici al bar dopo qualche birra da troppo?) che cantano il ritornello della tua canzone in questo periodo mi ha fatto venire una gran voglia di live. Come ti immagini il primo concerto di Follúcida quando si potrà?

Esattamente, l’idea sarebbe proprio quella di un canto che degenera a causa dell’alcool. Spero di poter fare un concerto intimo, dove poter stare vicino alla persone con qui c’è affetto reciproco. Le situazioni intime a me piacciono molto, le preferisco, perché  tengo molto alle relazioni. Credo che ricomincerei volentieri così, con qualcosa di piccolo ma caloroso, intimo.

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