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Andrea Butturini: per un’elettronica intima quanto ballabile – Leggi l’intervista

Una ricerca musicale sempre viva, un’esperienza a The Voice Of Italy e infine, dopo gli studi da producer, il passaggio ad un’elettronica analogica e ricercata, pensata per il ballo ma anche per un ascolto attento ed emozionato.

Polaroid” è il nuovo singolo di Andrea Butturini, un brano dance dal significato intimo con cui l’artista e producer bresciano continua la sua ricerca in un’elettronica sempre più ispirata dalla deep house contemporanea ma in cui non viene mai meno una vena cantautorale. È una riflessione sul rapporto con il proprio corpo, racconta l’esperienza di una persona a disagio con il proprio aspetto e di come questo malessere possa mettere a repentaglio la serenità personale e la salute di una relazione. Così una foto a sviluppo istantaneo rappresenta l’immagine che abbiamo di noi, un ritratto che in determinati casi può risultare particolarmente distorto dalle nostre insicurezze.

Il brano vuole essere un invito ad accettare e ad apprezzare il proprio corpo e la sua immagine, alla ricerca di una convivenza felice con esso; così le polaroid, o qualsiasi altra foto o video, perderanno ogni tensione per tornare a essere un ricordo prezioso.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Andrea Butturini sul suo nuovo pezzo ma anche per capire il rapporto che lega la deep house al cantautorato.

Leggi l’intervista.

Ciao Andrea, come stai? Cosa stai facendo in questo periodo?

Ciao! Tutto bene grazie, concentrato sui prossimi passi da fare, un album in lavorazione che uscirà fine 2022. Non vedo l’ora, specialmente per poi portarlo in giro dal vivo, sono sicuro che questo genere sia una bomba suonato live.

Gli ultimi singoli che hai pubblicato fino ad arrivare a “Polaroid” dimostrano una direzione
ben precisa, sonorità poco italiane e una passione per strumenti analogici non popolarissimi. Perché queste scelte?

È sempre stato il mio più grande desiderio, trovare un connubio tra sonorità elettroniche, house, deep house e la lingua italiana. Ci sono veramente poche realtà nel nostro territorio che esplorano questo genere musicale. Mi vengono in mente solo i grandissimi Subsonica, gruppo che da adolescente mi ha spinto a scegliere questa strada. Anche se il percorso è abbastanza tortuoso, visto che il genere non è tra i più seguiti, sono sicuro ci sia un sottosuolo pieno di appassionati, musicisti e non, che hanno voglia di divertisti, ballare con cassa dritta e sintetizzatori!

Nei tuoi brani si viene catapultati verso notti sudate in club Nord Europei, che rapporto c’è tra l’atto del ballo e i significati più intimi e narrativi che riesci a inserire nei tuoi brani?

Forse è culturalmente insito nella tradizione italiana abbinare il messaggio del testo all’atmosfera del brano, mi vengono in mente pochi brani in cui il messaggio sia in contrasto con l’arrangiamento musicale. A me piace poter comunicare liberamente un messaggio, personale o meno, cercando di non essere troppo esplicativo e didascalico, vorrei che ognuno trovasse una propria libera interpretazione del brano. Se consideriamo la musica estera, ad esempio della new wave anni ‘80, i testi potevano essere veramente drammatici e tristi, nonostante girassero su arrangiamenti spensierati e “danzerecci”. Su tutti mi viene in mente “Smalltown Boy” dei Bronski Beat, anche tantissimi testi e brani dei Depeche Mode, specialmente nell’album “Black Celebration”.

“Polaroid” è per certi versi un manifesto di body positivity, come pensi che sia il rapporto con il proprio corpo per la tua generazione, è tendenzialmente sano o bisognerebbe lavorare su noi stessi?

Bisognerebbe lavorare sull’abitudine di giudicare, specialmente se questo giudizio ferisce e basta. È un argomento molto delicato, che avrebbe bisogno di riflessioni approfondite, nel mio piccolo noto che si sta cercando di normalizzare qualsiasi tipo di corporatura, orientamento, minoranza, ed è bello vedere che c’è un tentativo concreto di slegarsi da quei pregiudizi socio-culturali permeati nella società. Nel mio mondo ideale, non ci sarebbe bisogno di normalizzare nulla. La libertà di essere, senza dover per forza rispettare canoni di bellezza pre impostati.

Biografia.

Autore, cantante e produttore, Andrea Butturini è una figura ibrida, appassionata e versatile. Si approccia alla musica dall’età di 12 anni studiando pianoforte e canto per poi negli ultimi anni deviare verso il mondo dei sintetizzatori e della produzione musicale. Nel 2016 pubblica il suo primo EP “Ermeticamente” e nel 2018 partecipa a The Voice of Italy posizionandosi terzo.
Attualmente le produzioni su cui sta lavorando in collaborazione con Andrea Ragnoli in arte RAGNO, producer diplomato in pianoforte Jazz, sono composte da sonorità elettroniche, EDM, ispirate dallo stile nordico ma con testi completamente in italiano.

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