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Il Grande Capo e il mare (troppo grande). La recensione

A circa un anno dall’uscita di Promesse, album d’esordio di Il Grande Capo, la band capitanata da Elio D’Alessandro con un nuovo programma di live torna in concerto, partendo stasera da Roma, dopo varie date in Italia e l’ottima partecipazione a Musicultura 2017, che li ha visti entrare nel novero dei 16 finalisti.
Abbiamo recuperato la nostra recensione del novembre dell’anno scorso di “Il mare è troppo grande”, singolo tra i più apprezzati.

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Come un bambino ormai cresciuto che seduto a pochi passi dalla riva, lascia accompagnare i suoi pensieri dal movimento costante delle onde, Il Grande Capo lascia andare alla deriva di un “mare troppo grande” il suo sentimento, regalando agli ascoltatori un brano intenso e profondo in cui ci si lascia naufragare.

Il brano con cui la band formiana, che il mare ce lo ha dentro, ha deciso di aprire il suo disco d’esordio “Promesse” (uscito il 22 novembre 2016 per Beta Produzioni) non è quello che ha dato il nome all’album, ma lo aveva anticipato venendo pubblicato come singolo già nel luglio 2016 ed era contenuto nella prima mini raccolta “Il Grande Capo”, del 2015, insieme ad altre quattro tracce, due delle quali (“Domenico Savio” e “Viale Africa”) hanno trovato posto nel disco.

Una versione, questa contenuta in “Promesse”, che risulta più melodica di quella sentita in precedenza, forse meno grintosa ma ugualmente intensa (anche più corta di undici secondi, tutti “rubati” all’intro strumentale), con la voce della bassista Ilaria Tortoriello che fa capolino tra la tastiera di Giacomo Forte e la batteria di Stefano Mancini, addolcendo l’atmosfera di un pezzo sviluppato di pari passo in testo e musica, come raccontato dell’autore (frontman, chitarrista e voce principale) Elio D’Alessandro.

Il mare e la sua illimitabile vastità, impossibile da possedere o da confinare, diventa così la metafora dell’amore. Un amore forse incompiuto, forse sfuggente o sfuggito, che la canzone narra con parole profonde, dettate più dall’emotività che dalla ragione, nonostante il tutto poi assuma le sembianze di una matura presa di coscienza di cosa questo amore, incompiuto, sfuggente o sfuggito, sia o sia stato.

Parole che si susseguono in un pensiero cullato da un mare che, nonostante la sua incontrollabile vastità, lo accoglie e gli fa da rifugio.

Il verso finale “Continuerò a nuotare negli spazi tra le tue dita”, carico ed evocativo di immagini e proiezioni, tanto che riesce difficile ridurlo ad un’accorata supplica di non essere dimenticati, chiude il brano e fa quadrare il cerchio.

Il Grande Capo sa parlare d’amore, lo fa guardando il mare, ed il suo messaggio nella bottiglia aspetta solo di essere raccolto da chiunque con l’amore abbia già avuto a che fare.

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